top of page

LA CRISI DI JUNG

“Il ricordo dei fatti esteriori della mia esistenza si è in gran parte sbiadito o è svanito nel nulla. Ma i miei incontri con l’altra realtà, gli scontri con l’inconscio, si sono impressi in modo indelebile nella mia memoria. Ogni altra cosa, in confronto, ha perso di importanza”.

Carl Gustav Jung

Nel corso della sua lunga vita, Carl Gustav Jung, psichiatra e psicoanalista svizzero, padre della psicologia analitica, ha dovuto affrontare momenti di grande crisi, personale e professionale.


Uno dei momenti decisivi della sua vita, come raccontato dallo stesso Jung nella propria autobiografia, intitolata “Sogni, ricordi e riflessioni”, è avvenuto negli anni della Grande Guerra, a seguito della dolorosa rottura con Sigmund Freud.


Abbiamo parlato della rottura tra Freud e Jung in questo articolo.


Sigmund Freud e Carl Gustav Jung durante il viaggio negli Stati Uniti


Nel 1913, a seguito della fine del rapporto con Freud, Jung si ritirò dalla vita accademica dell’università di Zurigo e dall’Associazione Internazionale di Psicoanalisi, per meditare sui propri sogni e vissuti: era l’inizio di un periodo di grande crisi e trasformazione, che durerà ben sei anni. Jung si dedicò in quegli anni di isolamento all’attento studio e all’analisi delle immagini dei propri sogni:


“pertanto mi sentii impegnato, per prima cosa, a sondare la mia stessa psiche, e cominciai con l’annotare le fantasie che mi erano venute (…). Questo lavoro ebbe la precedenza su tutto il resto.”


Per Jung iniziò quindi un cammino solitario e difficile, un vero e proprio lavoro di “autoanalisi” sui propri contenuti inconsci:


“Ero inerme di fronte ad un mondo estraneo dove tutto appariva difficile e incomprensibile. Vivevo in uno stato di continua tensione, e spesso mi sentivo come se mi cadessero addosso enormi macigni”.


Questo profondo lavoro di esplorazione, sostiene Jung, diverrà fonte di ispirazione per tutta la sua successiva ricerca sugli archetipi, sulle immagini inconsce che popolano i sogni dell’uomo:

“Tutte le mie opere, tutta la mia attività creatrice è sorta da quelle iniziali fantasie, e dai sogni che cominciarono nel 1912, circa 50 anni fa.”


In questa fase creativa, Jung intuisce un nuovo modo di concepire il valore psicologico del sogno; in particolare, Jung sottolinea come

“non sarà certo sfuggito a nessuno, tra quanti dedicano al problema del sogno un interesse sufficientemente vivace, che il sogno possiede anche una continuità rivolta in avanti”


La novità di Jung è di introdurre, nella comprensione del sogno, oltre al punto di vista causale, la prospettiva finalistica:


“Quando si vuole spiegare un fatto psicologico, bisogna ricordare che l’elemento psicologico esige d’essere considerato da un doppio punto di vista: quello causale e quello finalistico”


In questi anni, mentre l’Europa sprofondava nell’incubo della guerra, Jung, solo con il proprio inconscio, lentamente cercava di costruire un primo nucleo di allievi interessati alle sue ricerche e alla psicologia analitica. Sarà questa prima cerchia di analisti e ricercatori a fondare, anni dopo, il Carl Gustav Jung Institute di Zurigo e il Circolo Eranos.


Il prodotto più significativo di questo periodo di crisi creativa sarà il Libro Rosso, che Jung realizzerà tra il 1913 e il 1930. In questa opera, simile ad un antico manoscritto medievale, Jung riverserà le proprie fantasie, le proprie immagini oniriche e tutte le osservazioni emerse in quegli anni di forte crisi personale.

Una pagina del Libro Rosso


In questo libro Jung avrebbe quindi proiettato tutti i contenuti emersi in quegli anni di incertezze e trasformazioni, facendone un vero e proprio oggetto d’arte.

Il Libro Rosso infatti è ricco di numerose tavole dipinte dallo stesso Jung, che rappresentano le sue visioni e i suoi sogni.

Tenuto a lungo nascosto dagli eredi di Jung, il Libro Rosso verrà pubblicato solo negli anni Duemila.


Per approfondire:

-Carl Gustav Jung – Il Libro Rosso;

-Carl Gustav Jung – Sogni, ricordi, riflessioni


I sei anni della profonda crisi di Jung hanno posto le basi per la costruzione dei concetti fondamentali della psicologia analitica (detta anche “psicologia complessa”): il concetto di archetipo, la tipologia psicologica, lo studio del ruolo dello spiritualismo e del misticismo nella vita psicologica dell’uomo e dei popoli.


Molti dei concetti junghiani sono divenuti parte della cultura generale: ne sono esempio i concetti di “introverso” ed “estroverso”, divenuti parte del linguaggio e dell’immaginario comune.


Il lavoro di Jung ha esplorato numerosi campi: religione, misticismo, spiritualità ed antropologia. Molti dei viaggi che Jung ha compiuto nel corso della sua vita sono stati dedicati allo studio di culture africane, asiatiche ed americane, che lo studioso ha visitato in prima persona.

 
 
 

Comments


bottom of page