top of page

IL LUTTO DI PIRANDELLO

Luigi Pirandello è stato uno dei grandi maestri della letteratura e della drammaturgia italiana. Premio Nobel per la letteratura nel 1934, Pirandello ha fatto dell’esplorazione dell’interiorità e della follia uno dei pilastri della propria ricerca.

L’impossibilità di comunicare pienamente e di conoscere il proprio sentire sono alcuni dei temi tragici che caratterizzano i personaggi e le opere del grande scrittore siciliano.

 

Uno dei momenti più toccanti della sua difficile vita è stato la perdita della madre (1919). Pirandello scopre della morte della madre mentre si trova lontano, in Germania.

 

Il tema del lutto, della perdita e della mancanza di chi lo ha amato, viene affrontato nelle “Novelle per un anno” (1922). In queste pagine, Pirandello dà voce ad un dialogo interiore tra sé e la madre.

 

Scrive Pirandello:

 

Madre: “Voi, del resto, tu che mi sei stato sempre lontano, così lontano, pensatemi ancora viva! Non sono forse io viva per te?

 

Pirandello: “Oh, Mamma, sì! - io le dico. – Viva, viva, sì... ma non è questo! Io potrei ancora, se per pietà mi fosse stato nascosto, potrei ancora ignorare il fatto della tua morte, e immaginarti, come t'immagino, viva ancora laggiù, seduta su codesto seggiolone nel tuo solito cantuccio, piccola, coi nipotini attorno, o intenta ancora a qualche cura familiare. Potrei seguitare a immaginarti così, con una realtà di vita che non potrebbe esser maggiore: quella stessa realtà di vita che per tanti anni, così da lontano, t'ho data sapendoti realmente seduta là in quel tuo cantuccio…

 

E questo mi sosteneva, mi confortava. Ora che tu sei morta, io non dico che non sei più viva per me; tu sei viva, viva com'eri, con la stessa realtà che per tanti anni t'ho data da lontano, pensandoti, senza vedere il tuo corpo, e viva per sempre sarai finché io sarò vivo…”

 

Pirandello descrive l’esperienza interiore della sopravvivenza psichica della propria madre. Come possiamo descrivere questo fenomeno dal punto di vista della psicoanalisi?

Il grande psicoanalista, Franco Fornari ha offerto una preziosa descrizione di questo processo psichico in termini di “famiglia interna”.

 

Afferma Fornari:

 

“Per spiegarvi che cos’è la buona famiglia interna, vorrei riferirmi a Pirandello. Pirandello ha perso la madre in un periodo in cui si trovava in Germania. Prima che lui ricevesse la notizia, erano passate 10 ore dall’ora in cui la madre era morta, quando lui l’ha saputo.

Di fronte a questo lutto, Pirandello ha reagito un modo che è tipico di tutta la sua creazione poetica. Pirandello si è detto: “ma se mia madre è morta 10 ore fa e io lo so adesso, dentro di me mia madre viveva anche se era morta. Allora c’è una madre dentro di me che non morirà mai e che continuerà a vivere finché io vivrò. Piuttosto sono io che sono morto perché non incontrerò più nessuno nella vita che mi guardi con gli stessi occhi con cui mi guardava mia madre.”

 

Cosa vuol dire questa riflessione di Pirandello?

 

Le grandi Imago, le grandi immagini da cui noi ricaviamo la nostra vita affettiva, non sono solo le persone reali, sono nostri oggetti interni. La terapia degli affetti intende recuperare dei genitori eterni che vivono al di dentro di noi anche quando i genitori reali sono morti.”

 

ree

Fornari coglie il profondo legame tra affetto e identità, tra relazione e valore.

 

Prosegue Pirandello:

 

“ma vedi? è questo, è questo, che io, ora, non sono più vivo, e non sarò vivo per te mai più! Perché tu non puoi più pensarmi com'io ti penso, tu non puoi più sentirmi com'io ti sento! E ben per questo, Mamma, ben per questo quelli che si credono vivi credono anche di piangere i loro morti e piangono invece una loro morte, una loro realtà che non è più nel sentimento di quelli che se ne sono andati. Tu l'avrai sempre, sempre, nel sentimento mio: io, Mamma, invece, non l'avrò più in te.”

 

Nelle parole di Pirandello e nella descrizione psicoanalitica di Fornari vediamo in modo molto vivo quanto Freud descrive in “Lutto e melanconia”: la morte della madre diventa morte del soggetto, “l’ombra dell’oggetto perduto cade sull’Io”, come afferma Freud.

 

Conclude Pirandello:

“L'ombra s'è fatta tenebra nella stanza. Non mi vedo e non mi sento più. Ma sento come da lontano lontano un fruscio lungo, continuo, di fronte, che per poco m'illude e mi fa pensare al sordo fragorio del mare, di quel mare presso al quale vedo ancora mia madre…

 

Per approfondire:

-Luigi Pirandello – “novelle per un anno”;

-Franco Fornari – “la terapia degli affetti”;

-Sigmund Freud – “Lutto e melanconia”.

 

L’esperienza del lutto di Pirandello mostra il profondo attaccamento psichico che la mente crea con gli oggetti d’amore. Questo legame è talmente prezioso e vitale da essere preservato a qualsiasi costo.

 

Freud sottolinea che la perdita può essere affrontata secondo tre diverse vie: da una parte abbiamo il lungo e difficile processo di elaborazione del lutto, che richiede tempo e lavoro;

Dall’altra abbiamo la fuga maniacale nella negazione del lutto alla ricerca di un più di vita che possa nascondere e negare la mancanza di ciò che è perduto; infine abbiamo l’esperienza del mondo che muore, la melanconia, nella quale il soggetto finisce con il coincidere con l’oggetto perduto.

 
 
 

Commenti


bottom of page