I TRE PILASTRI DI LACAN
- riccigianfranco199
- 4 giorni fa
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Jacques Lacan ha dedicato la propria vita ad una ripresa del pensiero di Freud. Secondo lo psicoanalista francese era necessario recuperare le scoperte del padre della psicoanalisi, affinché la scienza dell’inconscio non diventasse una mera psicologia.
Tuttavia, nel pensiero comune Lacan è un autore difficile da comprendere e criptico nel proprio modo di esporre idee e concetti. Sono in molti a cercare di “tradurre” Lacan, affinché possa essere più accessibile.
Tra i primi a cimentarsi in questo compito, Mario Francioni, professore universitario a Torino di storia della psicologia e docente di filosofia, ha tentato di sistematizzare alcuni aspetti centrali del tentativo lacaniano di “ritornare a Freud”.
Possiamo quindi individuare tre pilastri, che Francioni definisce “tesi paradossali”, tre passaggi del lavoro che Lacan effettua nel suo studio dell’opera di Freud:
1-L’inconscio coincide realmente con l’intero soggetto: per Lacan il vero soggetto sarebbe “il soggetto dell’inconscio”, ben distinto dall’Io; è nel soggetto dell’inconscio che sarebbe possibile individuare il desiderio e la dimensione unica e particolare di ciascun soggetto;
2-L’Io, per la sua funzione puramente difensiva e quindi narcisistica, non è che il soggetto immaginario, cioè l’assoggettato senza aver autonomia o libertà da conflitti o da misconoscimenti alienanti. L’io sarebbe una costruzione necessaria per rispondere alla domanda “chi sono?”, nel tentativo di far coincidere l’intera psiche con l’Io stesso e la coscienza; questo inganno avrebbe luogo a partire dal rapporto del soggetto con l’altro che gli preesiste (la famiglia, la società, il resto del mondo);
3-La cura -la maieutica freudiana -non cerca la guarigione, ma la verità, di cui la scienza conosce solo taluni effetti: la guarigione tuttavia può giungere in sovrappiù. I principi di fondo della terapia analitica sarebbe la capacità ordinatrice della verità; l’emergere della verità permetterebbe al soggetto di fare i conti con le proprie questioni e con il proprio desiderio. La risoluzione di questi conflitti porterebbe ad un altro equilibrio psichico, maggiormente favorevole al soggetto.

Lacan ha creato un vero e proprio sistema di pensiero basato su questi tre pilastri. Ciascuno di essi influenza profondamente tanto la teoria quanto la pratica della psicoanalisi nella scuola di Lacan.
Sullo sfondo abbiamo il conflitto tra soggetto e realtà, uno scontro senza soluzione definitiva ma la ricerca perenne di un equilibrio.
-Mario Francioni – “psicoanalisi linguistica e di epistemologia in Jacques Lacan;
-Silvia Vegetti Finzi – “intervista con Jacques Lacan”;
-Caruso P. – “Conversazioni con Claude Lévi-Strauss, Michel Foucault, Jacques Lacan”.
La psicoanalisi di Lacan mette al centro la dimensione inaggirabile del fraintendimento: da una parte il linguaggio risulta sempre fallimentare nel toccare l’oggetto di cui si tratta; dall’altra la non coincidenza tra istanza dell’Io e soggetto fa sì che la realtà psichica si scontri, la deformazione determinata da istanze tra loro in conflitto.
A tutto questo si aggiunge lo stile criptico e miracolare di Lacan che nella complessità delle proprie opere sosteneva di voler riproporre un linguaggio “isomorfo all’inconscio”, cioè con lo stesso grado di complessità.
Per questo possiamo dire che le opere di Lacan non mirano tanto ad una spiegazione dell’inconscio, quanto piuttosto costituiscono un invito alla messa al lavoro, tanto sui testi quanto sul proprio inconscio.



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