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IL TRAMONTO DI IRVIN YALOM

Cosa significa invecchiare per un terapeuta? In che modo gli anni che passano incidono sulla sua capacità di aiutare i pazienti?

 

Irvin D. Yalom è da decenni una figura di riferimento per la psicoterapia, in ambito esistenziale e non solo. Autore generoso e creativo, Yalom è autore di saggi e romanzi che mettono al centro un modello di psicoterapia basato sulla centralità della relazione.

 

Nel suo ultimo lavoro, scritto insieme al figlio Benjamin, intitolato “L’ora del cuore” (2025), Yalom, oramai ampiamente superati i 90 anni, si interroga sulla propria pratica di psicoterapeuta.

 

Racconta Yalom:

“quando avevo da poco compiuto ottant’anni, mi ero reso conto che la mia memoria cominciava a perdere colpi… Con il progredire di questa condizione, cominciai a pensare che forse non ero più in grado di offrire una terapia a lungo termine, come avevo fatto per quasi sessant’anni. Invece di intraprendere terapie aperte che a volte durano tre o quattro anni, decisi di porre il limite di un anno, stabilito in anticipo, per tutti i nuovi pazienti”

 

Porre un limite alla durata della terapia è pratica comune in molti approcci basati su percorsi standardizzati oppure su rigidi protocolli di intervento.

Tuttavia, davanti alla difficoltà di produrre risultati clinici significativi, lo stesso Freud, nel celebre caso chiamato “l’uomo dei lupi”, decise di porre un limite alla terapia analitica. Nel caso di Freud, il limite temporale imposto alla terapia aveva lo scopo di stimolare il paziente a lavorare più intensamente in seduta, favorendo il suo coinvolgimento nel trattamento.

 

Tuttavia, gli anni per Yalom continuavano a passare, imponendogli nuovi cambiamenti nella sua pratica di terapeuta; prosegue Irvin:

 

“quando stavo per compiere 87 anni, cominciai a rendermi conto che per ricordare i dettagli dei pazienti dipendevo sempre di più dai riassunti… Ero in difficoltà, e cominciai a mettere in discussione il valore della cura che era in grado di offrire. Sentivo di avere ancora molto da dare, ma era chiaro che, in tutta coscienza, non potevo impegnarmi in un lavoro continuativo con dei pazienti, sia pur entro i limiti di un anno.”

 

L’avanzare dell’età costringe Yalom ad un ulteriore cambiamento; al centro della sua esperienza vi era l’idea difficile da metabolizzare di porre fine alla propria pratica.

Come mettere da parte l’attività che per oltre sessant’anni ha scandito ogni giorno della propria vita?

 

Yalom

Si chiede Yalom: “chi avrei potuto essere, se non uno psicoterapeuta? A dire la verità ero arrabbiato e profondamente spaventato. Non ero pronto a sentirmi così vecchio, così inutile. Il pensiero di lasciarmi la terapia alle spalle era come rassegnarsi a un rapido declino, seguito nel giro di poco tempo dalla morte inevitabile”.

 

Il racconto di Yalom rappresenta una vivida testimonianza del lutto inevitabile legato al passare degli anni e all’avvicinarsi della morte.

 

Come sopravvivere? Come conciliare i limiti dell’età con il proprio desiderio?

 

Conclude Yalom:

“me ne venni fuori con un’idea non convenzionale. Forse potevo incontrare le persone per un’unica consultazione, della durata di un’ora. Nel corso di quell’ora avrei offerto loro tutto quello che potevo -intuizione, guida, una presenza cordiale e tollerante - e in seguito, se necessario, avrei potuto mandarli da un collega che fossi in armonia con le loro questioni…”

 

Yalom decide di mettere di nuovo al centro della propria pratica un suo pilastro fondamentale: la centralità del “qui ed ora” come orizzonte della propria pratica.

 

Questo ultimo (davvero ultimo?) lavoro di Yalom costituisce una preziosa occasione di riflessione su come ciascun uomo, terapeuta o paziente, sia chiamato a trovare la propria personale “soluzione” davanti alle sfide della propria vita.

 

Per approfondire:

-Irvin Yalom – “Il dono della terapia”;

-Irvin Yalom – “L’ora del cuore”;

-Irvin Yalom – “Psicoterapia esistenziale”.

 

L’opera di Yalom costituisce un prezioso punto di riferimento per chiunque sia interessato alla ricerca interiore, al mondo della psicoterapia e, più in generale, alle pratiche di aiuto.

 

Il suo stile inconfondibile, fatto di una pacata e gentile presenza non giudicante, unita ad una curiosità insaziabile per l’altro, è un tratto distintivo della sua pratica.

 

Profondamente coinvolto, sul piano umano e relazionale, dal lavoro con i suoi pazienti, Yalom ha saputo trasporre sul piano della scrittura molto della sua pratica di terapeuta, condividendo la sua grande esperienza senza mai scadere in uno sterile nozionismo accademico.

Per questo leggere i suoi libri non significa solo imparare e riflettere, bensì permette di entrare, accompagnati per mano dall’autore, in mondi tanto intimi quanto affascinanti.

 

 
 
 

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