JUNG SOGNA LA GUERRA
- riccigianfranco199
- 45 minuti fa
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Carl Gustav Jung è stato uno degli intellettuali più influenti della cultura occidentale. La teoria psicoanalitica che ha elaborato è figlia delle sue esperienze interiori. Dopo la rottura con Freud, Jung ha attraversato un profondo periodo di crisi, durante il quale ha lavorato sulle sue immagini e fantasie inconsce.
Il frutto di questo lavoro sui propri contenuti psichici è il famoso “Liber novus”, noto come “Libro rosso”.
Racconta Jung:
“Nell’ottobre 1913, mentre ero in viaggio da solo, durante il giorno fui improvvisamente sopraffatto da una visione: vidi una spaventosa alluvione che inondava tutti i bassopiani settentrionali situati tra il Mare del Nord e le Alpi. Andava dall’Inghilterra alla Russia e dalle coste del Mar del Nord fin quasi alle Alpi. Vedevo i flutti giallastri, le macerie galleggianti e la morte di innumerevoli persone.”
Negli anni precedenti lo scoppio della prima guerra mondiale, l’élite intellettuale europea discuteva apertamente del possibile scoppio di un conflitto. I generali facevano piani di combattimento sempre più dettagliati e articolati; i politici e i sovrani si confrontavano su quando far scoppiare il conflitto.
Prosegue Jung:
“questa visione durò circa due ore, mi sconcertò e mi fece star male. Non riuscii ad interpretarla. Passarono due settimane e la visione ritornò, ancora più intensa di prima. Una voce interiore mi diceva: “guarda bene, è tutto vero, sarà proprio così. Non puoi dubitarne”. Lottai ancora per circa due ore contro questa visione, ma essa non mi abbandonava. Mi lasciò esausto e sconcertato. E pensai che la mia mente si fosse ammalata.”

La testimonianza di Jung è impressionante: lo psichiatra svizzero racconta nel dettaglio la forza della visione che lo aveva catturato, senza lasciarlo andare. L’intensità di questa esperienza è tanto forte da far temere a Jung di essere impazzito.
Secondo i dettami della psicologia analitica, possiamo interpretare queste visioni come effetto della connessione dello psichiatra con la dimensione collettiva dell’inconscio, la capacità di sentire lo “spirito del suo tempo”, ciò che si agita sotto la sottile crosta della razionalità e della coscienza.
Continua Jung:
“Da quel momento tornò la paura del mostruoso evento che pareva incombere immediatamente su di noi. Una volta vidi anche un mare di sangue ricoprire i paesi nordici.”
A queste visioni si aggiungono tre sogni che Jung stesso racconta:
“nel 1914, all’inizio e alla fine del mese di giugno, e all’inizio del mese di luglio, feci per tre volte il medesimo sogno.
Ero in terra straniera, e all’improvviso di notte e proprio in piena estate, dagli spazi siderali era calato un freddo inspiegabile e mostruoso, tutti i mari e fiumi ne erano rimasti ghiacciati e gelata era ogni forma di vegetazione.
Il secondo sogno era molto simile al primo, mentre il terzo, agli inizi di luglio, fu di questo tenore:
Mi trovavo in una remota regione inglese. Era necessario che tornassi in patria il più in fretta possibile con una nave veloce. Arrivavo in fretta a casa. In patria trovavo che in piena estate era calato dagli spazi siderali un freddo mostruoso che aveva congelato ogni forma di vita.
Lì c’era un albero fronzuto, ma privo di frutti, le cui foglie si erano trasformate per effetto del gelo, in dolci grappoli, colmi di un succo salutare. Io coglievo e li offrivo una grande folla in attesa.”
Questi sogni furono, in un primo momento, considerati impossibili da interpretare da Jung. I fatti successivi, tuttavia offrirono la chiave di interpretazione necessaria.
Conclude Jung:
“nella realtà stava succedendo questo. Nel periodo in cui scoppiò la grande guerra tra i popoli europei mi trovavo in Scozia, costretto dalla guerra decise di tornare in patria con la nave più veloce per la rotta più breve. Trova il freddo polare, che ha fatto gelare ogni cosa, trovai l’alluvione, il mare di sangue, e ritrovai anche il mio albero priva di frutti, le cui foglie il gelo aveva trasformato in rimedio salutare. E io colgo i frutti maturi e li offro a voi senza sapere che cosa vedono, quale agrodolce inebriante pozioni, che vi lascia un sapore di sangue sulla lingua.”
Così Jung scrive nel suo “Libro rosso”, un testo pensato per rimanere nascosto, non per essere pubblicato. Ecco, forse, il frutto evocato dal sogno di Jung.
Per approfondire:
-Carl Gustav Jung – “Liber Novus”;
-Nante B. e F. – “Guida alla lettura del libro rosso di C.G. Jung”;
-Cicero e Guerrisi – “Leggere il libro rosso di Jung”.
Le visioni e i sogni di Jung testimoniano di una profonda inquietudine individuale profondamente connessa ai drammatici sommovimenti che hanno portato alla guerra mondiale. Nelle immagini inconsce di Jung si riflette la mobilitazione di angosce profonde che hanno attraversato il continente portando alla deflagrazione del conflitto.
La testimonianza dello psichiatra tedesco apre lo scenario su come movimenti collettivi possano riflettersi nella psiche individuale e viceversa.



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