LA ROTTURA TRA FREUD E JUNG
- riccigianfranco199
- 16 mag 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 11 giu 2023
Il rapporto tra Freud e Jung è di centrale importanza per comprendere i primi anni del movimento psicoanalitico.
Fu Jung a prendere contatto con Freud, manifestando tutto il suo interesse per le scoperte freudiane sull’inconscio: dopo anni di scambi epistolari, i due si incontrarono per la prima volta nel 1907.
Il loro fu davvero qualcosa dell’ordine dell’“incontro”: si racconta infatti che i due studiosi dialogarono per ben 13 ore consecutive senza interruzioni.
Nel 1909, Jung accompagnò Freud in America insieme a Sándor Ferenczi, per il ciclo di conferenze che il Maestro viennese tenne presso la Clark University di Worcester (Massachusetts).
Freud volle che Jung fosse il primo presidente dell’Associazione Internazionale di Psicoanalisi, fondata nel 1910, e direttore della rivista legata all’IPA, chiamata “Jahrbuch”.
Già in quella fase, il rapporto tra i due stava entrando in crisi: Freud e Jung utilizzarono il lungo tempo della navigazione atlantica per analizzarsi a vicenda, scambiandosi in modo reciproco nel ruolo di analista e paziente. Questa pratica, oggi impensabile, mise in crisi il ruolo di “autorità” di Freud, generando in lui un vissuto di timore e paura. Jung colse questo timore nel suo Maestro, sentendosi così condannato ad un ruolo “ombra” rispetto a Freud.
Nel 1912, con la pubblicazione di “Simboli e trasformazioni della libido” e un nuovo ciclo di conferenze tenuto da Jung negli Stati Uniti, avvenne la rottura definitiva: una polemica teorica (la diversa concezione della libido) nascondeva evidentemente una rottura personale, umana, tra i due.
Nella sua autobiografia, Jung ricorda con tormento quei mesi:
“Quando lavoravo al mio libro “Wandlungen und Symbole der Libido”, avvicinandomi alla fine del capitolo sul “Sacrificio” sapevo in precedenza che la pubblicazione mi sarebbe costata l’amicizia di Freud”.
Jung aggiunge: “Dopo la rottura con Freud tutti i miei amici e conoscenti si allontanarono da me, uno dopo l’altro. Si disse che il mio libro non valeva niente. Ero un mistico, e con ciò la cosa passò in giudicato. Riklin e Maeder furono i soli che rimasero con me. Ma avevo previsto il mio isolamento e non mi ero fatte illusioni circa le reazioni dei miei così detti amici: era un fatto che avevo già prima considerato a fondo. Sapevo che mettevo in gioco tutto, e che dovevo avere il coraggio delle mie opinioni. Mi resi conto che il capitolo sul Sacrificio rappresentava il mio sacrificio; e con questo convincimento potevo scrivere di nuovo, pur sapendo che le mie idee non sarebbero state comprese”.
La rottura tra Freud e Jung, al di là di ogni valutazione teorica, ci mostra un aspetto centrale della clinica e della storia psicoanalitica: teoria e tecnica sono difficilmente separabili dai loro interpreti.
La posizione dell’analista è sempre “incarnata”. Non esiste cioè analista puro, scevro dalle proprie questioni né da conflitti.
Per questo è così importante il ruolo dell’analisi personale e della pratica del controllo clinico della propria pratica con un supervisore e all’interno di una Scuola: si tratta di lavorare sugli aspetti più personali, complessuali e conflittuali, i “punti ciechi” dell’analista, perché non interferiscano in modo massiccio nel lavoro analitico.
Jung lasciò l’IPA e la rivista della società, chiudendosi in un lungo isolamento che avrà fine solo alcuni anni dopo. Questi anni di intensa esplorazione hanno poi dato origine al “Libro Rosso” (detto anche “Liber Novus”), che costituisce una sorta di diario delle immagini oniriche che Jung ha esplorato nel suo ritiro.
In una lettera del 1912, così si esprimeva Freud: “Caro Dr. Jung, Le porgo i miei saluti al suo ritorno dall’America, senza più l’affetto dell’ultima volta…”
Per approfondire: Carl Gustav Jung – Ricordi, sogni, riflessioni; Paul Roazen – Freud e i suoi seguaci.
Nell’immagine, la celebre foto scattata durante il viaggio in America nel 1909: in basso Freud (a sinistra), Stanley Hall (al centro), Jung (a destra); in alto Brill (a sinistra), Jones (al centro) e Ferenczi (a destra).

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