FREUD E LA CENSURA
- riccigianfranco199
- 1 nov 2023
- Tempo di lettura: 3 min
"Proprio là dove il contesto esigerebbe questa ammissione, nel sogno manifesto si trova un borbottio indistinto: qualcosa è andato perduto o è stato soppresso.
Spero che riconosciate come cosa ovvia che il motivo della soppressione di questi punti è stato proprio il loro carattere sconveniente.
Ma dove trovare un'analogia con questo fatto? Di questi tempi non occorre cercare lontano. Prendete in mano un qualsiasi giornale politico e troverete che di tanto in tanto il testo è stato tralasciato e al suo posto spicca il candore della carta. Si tratta, come sapete, dell'opera della censura sulla stampa. In questi punti rimasti vuoti vi era qualcosa che era sgradito alle alte autorità censorie e che perciò è stato eliminato. "Peccato, - pensate, - sarà stato certo il punto più interessante, il pezzo migliore." ·
Introduzione alla Psicoanalisi, pag. 311-312
Freud utilizza una metafora molto efficace per descrivere la “censura” che opera nei sogni: si tratta della censura che per secoli ha impedito la libera circolazione della stampa e delle informazioni. Proprio come suoi giornali, “depurati” delle notizie scomode per i potenti, così i sogni appaiono censurati, liberati dei contenuti inaccettabili per la coscienza personale o per le regole sociali.

Il conflitto psichico tra le diverse istanze trova una soluzione di compromesso grazie a questa censura: il desiderio inaccettabile viene quindi “censurato”, trasformato in un contenuto diverso, apparentemente più consono ai dettami della Civiltà.
Così trasformato, il desiderio può trovare, almeno in forma parziale, il proprio appagamento.
In analisi, nel ripercorrere i passaggi salienti della propria storia, è frequente incontrare dei punti ciechi, dei “non lo so” oppure “non ricordo”. Nonostante i nostri sforzi, ricordare appare impossibile.
Perché accade?
Non si tratta di un fenomeno casuale o di un semplice inciampo cognitivo: i “vuoti di memoria” infatti si collocano secondo una logica precisa, evitando il riemergere di ricordi legati ad eventi inquietanti, dolorosi o controversi.

L'indice dei libri proibiti, una delle forme più famose della censura nella storia dell'Occidente
Il compito dell’analista sarebbe come quello dell’archeologo, chiamato a recuperare quanto perduto? Il suo lavoro si ridurrebbe al mero “riempire i buchi”, al riscrivere quanto censurato?
Come sottolineato da Lacan, su influenza di Sartre, al centro del processo analitico vi è la “storicizzazione” della propria vita: il modo singolare in cui quanto è accaduto è fatto proprio, riscritto, rivissuto.
Come sottolinea Lacan:
“Siamo categorici: nell'anamnesi psicoanalitica non si tratta di realtà, ma di verità, giacché è effetto di una parola iena il riordinare le contingenze passate dando loro il senso delle necessità future, quali le costituisce quella poca libertà con cui il soggetto le rende presenti.”
Lacan, Funzione e campo della parola e del linguaggio, pag.249
Non si tratta di una mera ricostruzione di fatti o di eventi (realtà), ma di un lavoro attivo e soggettivo di rilettura, riscrittura, tessitura della storia (verità soggettiva): quanto accaduto nel passato può essere infatti dotato di senso solo in seguito, in “aprés-coup”.
Per approfondire:
Massimo Recalcati – Jacques Lacan, ereditare il reale? (2023)
Sigmund Freud – Introduzione alla Psicoanalisi
Abbiamo affrontato il tema delle trasformazioni subite dai sogni in questo articolo.

Prosegue Freud:
“Altre volte la censura non è intervenuta su una proposizione compiuta. L'autore ha previsto in quali punti ci si dovesse aspettare una contestazione della censura e li ha quindi preventivamente
mitigati, leggermente modificati, oppure si è accontentato di approssimazioni e allusioni a ciò che in effetti voleva uscirgli dalla penna.
Il foglio non ha allora alcun punto vuoto, tuttavia potrete indovinare da certe circonlocuzioni e oscurità di espressione il riguardo preventivo usato verso la censura.”
Ibidem
La censura onirica delle trame inconsce opera per numerose vie, diverse rispetto alla mera rimozione e cancellazione di quanto è ritenuto inaccettabile o sconveniente.
La ricchezza del linguaggio e la dimensione radicalmente allusiva del significante ci mostrano infatti l’irriducibilità della parola alla sola comunicazione.
Come sottolinea Jacques Alain Miller: “il fatto che ci sia inconscio, significa che tutti mentono”
(JAM, Lettere all’opinione illuminata, pag.95)
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