SOGNARE LACAN E SARTRE
- riccigianfranco199
- 9 ore fa
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Una degli aspetti più interessanti dell’analisi è il lavoro sui sogni.
Già Freud aveva collocato il sogno al centro dell’esperienza psicoanalitica: grazie ai sogni, dice Freud, percorriamo la “via regia” per accedere all’inconscio.
In particolare, assume un rilievo particolare il “sogno di transfert”, nel quale compare la figura dell’analista. Ne abbiamo un esempio nella testimonianza della psicoanalista Lilia Mahjoub, in passato in analisi con Lacan:
“Lacan cieco portava sulle spalle Sartre che guidava il cammino”

Un sogno in apparenza semplice, ma in realtà molto complesso. Seguiamo le indicazioni di Freud e vediamo cosa ne dice la paziente.
Aggiunge Mahjoub:
“Avevo in qualche modo invertito in questo sogno di transfert quella che era la realtà, cioè Sartre diventato cieco e Lacan che camminava un po’ rallentato dalla frattura”.
La psicoanalista/paziente sottolinea l’intervento dei processi inconsci di elaborazione onirica, che rendono il sogno enigmatico, determinando il passaggio dal materiale primario inconscio al sogno vero e proprio, nascondendo l’impulso che ha determinato il sogno.
Prosegue:
“Se il riferimento al cieco e al paralitico sembrava ovvio, non avevo comunque sognato per tiare fuori il riferimento biblico o la favola, ma perché era il mio augurio inconscio, che Lacan fosse cieco e che quindi il mio desiderio non fosse stuzzicato.”
Ecco la verità inconscia, scabrosa e dolorosa per l’Io! L’analista opera come un agente perturbatore dei processi inconsci, facendo emergere quanto, come difesa, viene reso inaccessibile alla coscienza: la paziente desiderava che l’analista non cogliesse la vera questione che la attraversava, che fosse cieco come il personaggio della storiella biblica…
“Per quanto concerne Sartre, era l’inevitabile muro che mi apparve, quello contro cui sarei andata a sbattere se il mio augurio si fosse avverato. Questo muro era la morte, non quella ineluttabile che può accadere stupidamente, cadendo per esempio, ma quella dell’incontro e di cui ci si assume il rischio, quando il soggetto è desiderante. Il vortice della vita poteva rendere ciechi e portare contro un muro…”
Se l’analista resta cieco, il paziente può continuare a tergiversare, ad evitare il confronto diretto con il proprio desiderio, proteggendosi dall’emergere della verità.
L’esperienza dell’analisi ha lo scopo di intervenire sul godimento del paziente, quello che Freud chiamava “pulsione di morte”: allontanandosi dal suo desiderio perché faticoso da assumere, la paziente stava andando “contro un muro”, un vicolo cieco mortifero nella propria vita.
Tuttavia, “vedere” questo muro implica una sofferenza, legata alla difficoltà soggettiva di fare i conti con il proprio desiderio, spesso in conflitto con la routine, il desiderio dell’Altro sociale e familiare.
Scegliere di non cedere sul proprio desiderio comporta un grande prezzo, doloroso da pagare.
Il sogno di transfert scandisce spesso i passaggi di un’analisi: un sogno di analisi può, ad esempio, segnalare all’analista la conclusione dei colloqui preliminari e l’inizio dell’analisi vera e propria con il passaggio al lettino.
Nel caso di Lilia Mahjoub l’emergere del transfert ci mostra con forza quanto si condensi nel sogno, cioè la questione fondamentale della sua analisi: rimanere cieca e andare contro un muro o assumere, con dolore e fatica, la responsabilità del proprio desiderio?
Per approfondire:
-Ornicar? - “Lacan Redivisus”;
-Mauro Mancia - “Dall'Edipo al sogno. Modelli della mente nello sviluppo e nel transfert”;
-Barbara Faettini - “Le emozioni nei sogni. Merleau-Ponty e la psicoanalisi post-bioniana”.
I resoconti delle analisi, formalizzati in casi clinici o nelle testimonianze di Passe, ci offrono l’occasione di cogliere la profonda incidenza del transfert nei diversi aspetti dell’analisi.
La centralità del sogno e delle dinamiche inconsce mostra chiaramente chi orienta lo sviluppo dell’analisi: è l’inconscio del paziente a scandire i vari passaggi; compito dell’analista è cogliere quanto accade, invitando l’analizzante a farsi carico di quanto lo attraversa.
Sognare è ancora oggi la "via regia" per accedere all'inconscio.
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