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SATURNO, IL LATO OSCURO DEL PADRE

Aggiornamento: 15 giu 2023

Il regno di Saturno precede l’età delle divinità dell’Olimpo.


Saturno (nome romano del dio greco Crono) è figlio di Urano (il cui nome richiama il cielo) e Gea (la terra). Saturno è l’ultimo dei Titani, generato dall’unione delle due divinità primordiali.


Urano, padre dei Titani, dei Ciclopi e dei Centimani, teme che i suoi figli possano spodestarlo, ucciderlo per prendere il suo posto.


Solo l’intervento di Gea permette ad alcuni dei figli generati da Urano di salvarsi: la dea protegge Saturno e lo aiuta nell’evirare il padre.


La caduta di Urano, primo degli dèi a dominare il Cosmo, segna l’ascesa al trono di Saturno.


Esiodo, nella sua "Teogonia", opera fondamentale per conoscere la mitologia, la religione e la cosmologia greca, racconta delle vicende che segneranno il regno di Saturno.


Una profezia condanna Saturno a ripetere il destino del padre: uno dei suoi figli, proprio uno di quei figli che ha generato, lo avrebbe poi spodestato, prendendo il suo posto sul trono delle divinità.

Tormentato dalla profezia, Saturno divora, uno dopo l’altro, i suoi figli: per distruggerli, essendo i figli immortali in quanto divinità, il sovrano degli dèi è costretto a cibarsi di loro.



L’ultimo dei suoi figli, Zeus (Giove per i romani) è sottratto alle grinfie del padre cannibale: la dea Rea consegna a Saturno, al posto del corpo di Zeus, una pietra; Saturno la divora, convinto di ingerire il corpo del figlio.


Zeus, nascosto sull’isola di Creta, crescerà fino a guidare la rivolta degli dèi contro il padre, che, sopraffatto, vomiterà uno ad uno i suoi figli, a partire proprio da quella pietra che aveva divorato al posto di Zeus.


Il mito di Saturno, ritratto nell’atto osceno di divorare i suoi figli, prima da Rubens e poi da Francisco Goya, ci mostra il lato oscuro del padre.


Proprio come Urano, Saturno è un padre che rifiuta ogni concetto di eredità e superamento: Saturno immagina il proprio regno come eterno; per questo, non è previsto che vi possa essere un erede.


Anzi, la nascita di un figlio, lungi dal costituire un segno di continuità, di vita che genera una nuova vita, costituisce una minaccia da eliminare: i figli di Saturno devono tornare al padre, devono tornare a far parte del padre. Divorarli significa negare la possibilità stessa della propria fine.


Saturno rifiuta di considerare l’esistenza di una legge, di ordine, il cosmo, che sia “altro” rispetto alla propria volontà: il proprio volere per Saturno è legge, unico pilastro su cui si fonda il Cosmo, senza scarti tra la legge e il godimento.

Saturno lotta contro la profezia che annuncia il suo tramonto: il sovrano divino, tuttavia, è destinato a fallire e la profezia si realizzerà.


Saturno divora i suoi figli per riappropriarsi di quanto, con la loro esistenza, rischia di perdere: la vita di un figlio rappresenta il passaggio tra le generazioni, lo scorrere inesorabile del tempo; il ritorno dei figli nel corpo del padre appare come una sorta di macabro tentativo da parte del dio di annullare l’inesorabile passaggio da una generazione a quella successiva.


Possiamo interpretare la figura di Saturno come l’archetipo di un paterno che rifiuta di cedere ai propri figli il testimone, un’eredità simbolica che si possa definire tale: ereditare, come sottolinea lo psicoanalista Massimo Recalcati, è un atto simbolico che implica per prima cosa il riconoscimento dell’altro.

Saturno, divorando i suoi figli, rifiuta di riconoscere l’alterità dei suoi figli, negando che possano essere altro da sé: ridotti a cibo, i figli del dio non sono altro che oggetti nelle sue folli mani.


Un Padre si coglie dalla sua testimonianza di riconoscimento della Legge simbolica.

Un Padre riconosce la legge come altro da sé, separata dalla propria volontà, nella sua funzione di "terzo" che regola il rapporto tra le parti.

Saturno, invece, mostra il lato senza limite, sregolato, di chi si sottrae ad ogni forma della legge.


Il rifiuto del cannibalismo, così come il divieto dell’incesto, è alla base di ogni forma di convivenza civile: il simile, ridotto a “carne” di cui cibarsi, è infatti destituito di ogni valore di soggetto.

Solo se l’uomo non è semplicemente “carne” di cui cibarsi, è possibile una convivenza tra simili.

Ritratto di Francisco Goya


Saturno, come abbiamo visto, supera ogni limite, trasformando in cibo i suoi stessi figli.

Si tratta dell’incarnazione del padre del godimento, senza limite, contrapposto alla figura del padre della legge.

Se il padre del godimento manifesta la sua carica mortifera e disumana nell’eccesso, legato alla mancanza di ogni forma di limite, il padre della legge dimostra la propria dimensione umana, di testimonianza, nel riconoscere il proprio limite nel rispetto delle legge simbolica.


Se il padre del godimento domina senza limiti, il padre della legge invece si riconosce per primo come sottomesso ad una legge terza, che ha valore per tutti, al di là della volontà del singolo.


Il limite, che umanizza la vita e rende possibile il desiderio, non è da intendersi come elemento di repressione o di negazione, bensì come condizione necessaria all’accesso ad un rapporto generativo, non distruttivo, con l’altro.


Il mito di Saturno richiama il mitico “Padre dell’orda” che Freud evoca in “Totem e Tabù”; lo psicoanalista viennese riprende una suggestione di Darwin relativa alla nascita delle comunità umane: in un tempo prima della storia, deve esservi stata un’organizzazione tribale nella quale un unico maschio deteneva il potere di unirsi con tutte le donne; a questo privilegio si aggiungeva il diritto di vita e di morte su tutti i membri della tribù.


Il mito freudiano si conclude con l’uccisione del mitico Padre dell’Orda da parte dei suoi figli e con la fondazione di una legge che vieta l’incesto e di uccidere: gli uomini, accomunati dall’aver compiuto insieme l’uccisione del Padre, accettano di rinunciare ai poteri assoluti di chi hanno eliminato e di sottomettersi, tutti, alla Legge simbolica.


Anche Urano e Saturno vengono deposti dai loro figli, facendo decadere il loro potere assoluto e dando origine ad un nuovo ordine.


Con questo mito, le cui origini si perderebbero nelle nebbie di un tempo prima della storia, Freud tenta di ipotizzare un’origine mitica della legge simbolica, della religione e della dimensione sociale dell’uomo.


Per approfondire:

Sigmund Freud- Totem e tabù e altri saggi di antropologia, 1913.


L’opera di Goya raffigura Saturno mentre divora, pezzo dopo pezzo, uno dei suoi figli. Il dio-titano è ritratto con pennellate nervose e inquiete: i colori suggeriscono un’atmosfera inquietante e oscura.


Il corpo mutilato del figlio è ridotto a carcassa, privo di segni che permettano di identificarlo: la testa staccata e gli arti mutilati risaltano come particolari macabri al centro della scena.


Il sangue scorre copioso dalle ferite provocate dai morsi di Saturno.


Gli occhi del dio, inquieti e spalancati, guardano lontano; Saturno domina la scena, solo. Le dimensioni del suo corpo, di gran lunga a quelle del figlio, ne esaltano la forza e ribadiscono l’inesorabilità del suo potere.


Il fatto che Saturno sia ritratto proprio nell’atto di divorare i suoi figli ribadisce la dis-umanità del dio, il suo essere “altro” rispetto agli uomini e alle altre divinità: Saturno compie un atto contrario ad ogni legge, che nessun dio o uomo può compiere.


Questo colloca Saturno al di là di ogni legge simbolica. Così come il Padre dell’Orda poteva, a differenza dei suoi figli, godere di tutte le donne e uccidere i suoi figli, così Saturno può generare senza limiti per poi divorare i suoi figli.

Il Saturno di Rubens


L’opera di Rubens, antecedente di circa due secoli a quella di Goya, rimarca i tratti mostruosi di Saturno nell’atto di cannibalismo: il volto del dio è trasfigurato in un inquietante ghigno nell’atto di affondare i denti nel petto del figlio fanciullo che inutilmente cerca di divincolarsi.


Abbiamo quindi due figure del Padre:

-da una parte il padre del godimento, incarnato da Saturno; un padre senza limiti, che vede nei propri figli solo una minaccia al proprio predominio, alla propria assoluta volontà di padronanza, di eternità senza scarti; il padre del godimento fa corrispondere, senza discontinuità alcuna, la propria volontà alla legge. La legge quindi diviene arbitraria, espressione del singolo.

Saturno si pensa eternamente presente, eternamente padre, sovrano di un regno senza fine, che non desidera né vuole eredi.


-dall’altra un padre del desiderio e della testimonianza che, proprio nel riconoscimento della legge, fonda la possibilità di umanizzare la vita e di renderla generativa, aperta all’incontro possibile con l’altro. Il padre che riconosce la legge come altro da sé permette di cogliere il valore della legge anche laddove essa contrasti con la volontà, in quanto terzo, regolatore di uno spazio che permette l’esistenza di ciascuno.

Un Padre che si definisca tale si colloca invece nel solco del proprio tramonto: il riconoscimento del limite, l'accettazione della necessità di compiere "un passo indietro" a favore dei figli testimonia la dimensione generativa dell'eredità, capace di fare legame e di unire, invece di dividere.



 
 
 

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