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PLATONE E IL MITO

Platone è stato una delle figure più rilevanti della cultura occidentale. Il suo impatto sul pensiero è tale che il lo studioso Whitehead ha affermato: “la filosofia è una serie di note a pié di pagina Platone”.

 

Nel corso della sua lunga vita, Platone si è dedicato a molteplici aspetti del sapere, compresa la politica, la mitologia, il bene e la giustizia. Tra gli allievi prediletti di Socrate, il filosofo ha visto il suo maestro venire processato e condannato a morte.

 

Dopo aver vissuto in prima persona l’esperienza drammatica della lunga guerra del Peloponneso, conclusasi con la sconfitta di Atene, sua città natale, Platone ha dato corpo ad una ricca riflessione sul tema del governo della città.

 

Il concetto di “εὐνομία”, buon governo, è centrale nel pensiero di Platone. Secondo il filosofo, l’unica possibilità per avere il buon governo nella città, evitando abusi di potere e le degenerazioni della corruzione, è affidare la guida della città ai filosofi.

 

Platone ha fatto sia l’esperienza dell’Atene democratica, dominata dalle emotività dell’assemblea popolare e guidata dal primato di Pericle, sia ha studiato il sistema aristocratico che per breve tempo ha governato la città, nei momenti di maggior difficoltà militare durante la guerra.

 

Nella politica platonica è centrale il ruolo del mito: secondo il filosofo, chi governa la città deve porre grande attenzione ai miti che circolano tra i giovani; il rischio è di indurre la corruzione, il conflitto, per la circolazione di miti che invece di esaltare la virtù mettono al centro i vizi.

 

Attraverso la voce di Socrate, Platone si chiede se non siano proprio certi miti ad alimentare nei giovani il timore, la debolezza, la fragilità dell’essere umano.

 

Per questo Platone afferma:

 

“Non direi proprio che sia materia da doversi senza problemi raccontare ai giovani ancora immaturi. Penserei, anzi, che andrebbe, in linea di massima, tenuto segreto, e se proprio non si potesse fare a meno di dirlo, che andrebbe riferito sotto il vincolo del silenzio…

 

E tantomeno andranno riferiti a un giovane, perché in tal modo egli si sentirebbe ripetere che non c’è nessuno scandalo a commettere iniquità, anche le più gravi, che neppure ce ne sarebbe a punire con qualsiasi mezzo il proprio padre quando le abbia commesse, perché in tali cose non farebbe che seguire l’esempio dei primi somme dèi.

 

E poi, se davvero vogliamo che i futuri custodi della città ritengano assolutamente negativo l’azzuffarsi fra loro per futili motivi non bisogna neppure sostenere che gli dèi si combattono e tramano l’uno contro l’altro, alimentando reciproche contese. E inoltre facciamo di tutto per evitare a loro racconti o rappresentazioni di gigantomachia, o di esempio in cui dèi ed eroi si dimostrano ostili a propri congiunti o parenti.”

 

Platone, “Repubblica”

 

Platone ha cercato più volte di dare concretezza ai propri progetti filosofici: più volte il filosofo si è recato nella Sicilia e nella città di Siracusa, nel tentativo di dare corpo al governo filosofico che immaginava potesse finalmente dare il buon governo ai greci.

 

Platone e il mito

Perché il filosofo è così ostile alla libera circolazione dei miti?

 

Sottolinea Platone:

“in effetti i giovani non sono in grado di distinguere il significato allegorico da quello letterale, e d’altra parte l’opinione che si fa quell’età, risulta poi immodificabile difficile da correggersi. Per questo motivo sarebbe della massima importanza che i primi racconti che recepiscano siano finalizzate alla virtù, quanto meglio è possibile.”

 

Il filosofo non riuscirà tuttavia mai a dare corpo al propria progetto politico; più volte respinto e allontanato, si ritirerà nella sua scuola.

Nella sua esperienza possiamo cogliere, come sottolinea Indelicato, un “sentimento tragico”:

 

“la tragicità della rinuncia a un programma perfetto pertanto irrealizzabile in questo mondo, la tragicità nel comprendere che spesso mancano le premesse, le fondamenta, pertanto bisogna rinunciare ai propri desideri, riassestando la propria serenità a partire dalle condizioni preesistenti reali.

In questo senso, il mito descrive la realtà e la tragicità dell’esperienza e, forse non è un caso che Platone, proprio a cavallo di questa argomentazione tra educazione dei giovani circolazione e diffusione dei miti, farà dire a Socrate: “ho l’impressione di essere un maestro buffo, confuso”.”

 

Per approfondire:

Platone – “Repubblica”;

Indelicato – “Per una filosofia del tragico”;

Grecchi – “Il filosofo e la politica”.

 

La concezione politica platonica pone il filosofo in un aperto ruolo di pedagogo, educatore plasmatore della gioventù. L’intera filosofia platonica può essere intesa come un tentativo di plasmare la realtà, a partire dalle idee.

Per questo la filosofia di Platone è spesso accusata di essere la radice di numerosi movimenti e estremi che, mettendo al centro l’ideale, attaccano e criticano la realtà, senza farle sconti.

 

Platone ha avuto il coraggio di tentare di realizzare i propri propositi politici, mettendosi in gioco in prima persona fino in tarda età. Allievo prediletto di Socrate, sarà il maestro di Aristotele. Tuttavia non sceglierà il macedone come suo erede, spingendolo ad abbandonare la sua scuola per fondarne una nuova, il Liceo.

 
 
 

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