top of page

MATRIX E LA PSICOANALISI DELL’ISTERIA

Aggiornamento: 29 apr

L’isteria è una delle declinazioni fondamentali della nevrosi. La Psicoanalisi nasce come trattamento dell’isteria, a partire dalle intuizioni di Joseph Breuer e Sigmund Freud.

A fine Ottocento le pazienti isteriche non venivano credute e i loro sintomi erano considerati una sorta di “simulazione”, indegna di attenzione clinica.


Freud, per primo, intuì la necessità di interrogare i sintomi isterici, inaugurando così l’esperienza della Psicoanalisi.

Cosa si nasconde nell’isteria? Il soggetto isterico, spesso di genere femminile, è attraversato da alcune questioni inconsce decisive: “Che cos’è una donna? Chi sono? Sono un uomo o una donna? Come funziona il desiderio?”.


A questi interrogativi il soggetto isterico non riesce a trovare risposta e per questo si rivolge al mondo sociale, cercando soluzione a questo dubbio fondamentale. L’isterica quindi cerca una donna, una “vera donna”, che le mostri il segreto della femminilità e del desiderio.


Le domande che il soggetto isterico si pone rappresentano il suo modo particolare (nevrotico) di fare i conti con la “mancanza”, cioè l’assenza di ogni forma di determinismo; per questo, nell’anamnesi delle pazienti isteriche è necessario sempre individuare chi occupa il posto dell’“altra donna”, di colei che, agli occhi della paziente, incarna pienamente la femminilità (senza mancanza) e custodisce il segreto del desiderio.


L’esito spesso paradossale è quello della “mascherata isterica”, nella quale il soggetto isterico “mima” il femminile la cui essenza le sfugge, con effetti caricaturali.


Nel film del 2003 “Matrix Reloaded”, scritto e diretto da Andy e Larry Wachowski, abbiamo un chiaro esempio di come questi interrogativi attraversino la femminilità:

la compagna del mercante di informazioni “il Merovingio”, Persefone, interpretata da Monica Bellucci, si sente svalutata e umiliata, decaduta dal proprio ruolo di “oggetto del desiderio” per il Merovingio.

Ridotta nella posizione depressiva ed isterica di “scarto”, decide di vendicarsi, aiutando i protagonisti, Neo, Morpheus e Trinity (interpretati da Keanu Reeves, Laurence Fishburne e Carrie-Anne Moss).


Il Merovingio si spende in un lungo monologo, affermando il primato del concetto di “causalità”, elevato ad unica legge universale… quello che ignora è il potere del desiderio!


Persefone: “sono così stufa delle sue continue stron*ate, una tortura incessante, quel pomposo buffone…tanto tempo fa, era tutto diverso, anche lui era diverso, lui era uguale a te (rivolta a Neo)”

Tuttavia, prima di consegnare loro il Fabbricante di chiavi, ricercato dai tre protagonisti, propone uno scambio: consegnerà il Fabbricante solo se Neo sarà disponibile a ravvivare in lei una sensazione lontana, oramai perduta, quella dell’amore, con un bacio.

Trinity, innamorata di Neo, si ribella.

Persefone: “ora voglio che tu mi baci, come se stessi baciando lei”

Neo: “perché?”

Persefone: “tu la ami e lei ama te, è così lampante per chi vi osserva. Tanto tempo fa quelle emozioni le conoscevo anche io. Una la voglio riprovare, voglio ricordarmela. Tutto qua, un assaggio e basta”.


Esploriamo nel dettaglio questa scena:

Trinity occupa per la stanca e disillusa Persefone la posizione dell’ “altra donna”, cioè di colei che è capace di causare l’amore in Neo, cosa che lei invece non riesce più a causare nel Merovingio.

Per questo Persefone chiede a Neo di occupare, ancora una volta, la posizione di quello che Lacan chiama (a), oggetto causa del desiderio, per ottenere quello che le manca per sentirsi completa (l’amore).

L’amore per Persefone occupa quindi il posto dell’oggetto perduto freudiano, del quale non riesce a compiere il lutto.

Trinity si ribella, sentendosi minacciata, esposta al rischio di perdere ciò che desidera (l’amore di Neo).


Neo, anche se titubante, acconsente e Persefone fa in modo che il Merovingio sappia di aver perduto, per mano della compagna, il suo prezioso Fabbricante di chiavi, collocato dal “pomposo buffone” nel posto di (a), posto tanto desiderato da Persefone.

Così facendo la dama scava un vuoto nel Merovingio, una perdita, provocandone l’ira e smuovendolo dalle sue scorribande da seduttore.


L’isteria emerge quindi come un “fallimento nevrotico” nel tentativo di assumere la condizione universale (tanto maschile quanto femminile) della mancanza, soggettivandola nel proprio particolare desiderio. Persefone infatti si lamenta di non essere più desiderata, di non essere oggetto d’amore, oggetto (a)… ma cosa desidera invece Lei come donna?


Ecco la differenza tra la “donna” e il “soggetto isterico”: la “donna” ha maturato un rapporto con il proprio desiderio, elemento che invece sfugge al soggetto isterico, che vede solo nell’Altro chi può desiderare.


Per approfondire:

- Jean-Claude Maleval - “Isteria e follia. Logica del delirio come tentativo di guarigione”;

- Ferro F.M.e Riefolo G. - “Isteria e campo della dissociazione”;

- Liguori – “Perché l’isteria?”.


Nella clinica psicoanalitica, come abbiamo visto, l’isteria occupa una posizione centrale: il “caso di Dora”, celebre caso clinico di Freud, ne è un esempio lampante.


Molti considerano oggi l’isteria come una diagnosi “fossile”, estinta e relegata nei libri di storia della psicoanalisi. Questo per il mutare del quadro sintomatologico della psicopatologia contemporanea. Con Lacan, possiamo tuttavia affermare che, al di là del fenomeno sintomatico, nell’isteria reperiamo le coordinate di un vero e proprio “discorso”, che al centro mette la verità come “motore” del soggetto.


Il discorso isterico si inserisce nel più ampio lavoro teorico che Lacan compie intorno alla nozione di “discorso”, insieme a quello del padrone, dell’università e dell’analista.


 
 
 

Комментарии


bottom of page