DORIAN GRAY SUL LETTINO DI LACAN
- riccigianfranco199
- 10 dic
- Tempo di lettura: 3 min
Oscar Wilde, geniale scrittore e poeta inglese, ha pubblicato un solo romanzo: il famoso “ritratto di Dorian Gray” (1891). Considerato un capolavoro della letteratura horror gotica, il racconto è costruito intorno al tema della responsabilità e del rapporto tra bellezza e virtù.
Il protagonista, Dorian, è un giovane di straordinaria bellezza. Il pittore Basil Hallward, stregato dalla bellezza di Dorian, decide di realizzare un ritratto che renda immortale la bellezza del giovane.
Dorian si trova a confrontato con la propria immagine, elevata ad ideale eterno. Preso dal panico per l’inevitabile declino del proprio corpo e della propria bellezza, si dice pronto a sacrificare la persino l’anima pur di non invecchiare.
Da quel momento, il passare del tempo e i delitti compiuti da Dorian non lasceranno più traccia sul suo viso ma sull’immagine ritratta nel quadro. Nel corso del tempo la figura dipinta sul ritratto diviene sempre più vecchia e deforme.
Dorian tiene nascosto il ritratto nella soffitta: l’immagine un tempo ideale è ora invecchiata e imbruttita e diventa oggetto di ironia e scherno da parte di Dorian, rimasto giovane e incorrotto nell’aspetto.
Alla fine, divorato dai rimorsi e dal senso di colpa, Dorian decide di distruggere la tela ma, nell’atto di lacerarla con un coltello, finisce con l’annullare la maledizione A questo punto, il ritratto recupera le proprie fattezze originarie e Dorian, divenuto un vecchio orribile e deforme, giace a terra morto, trafitto dallo stesso coltello utilizzato per fendere la tela.
Il romanzo di Oscar Wilde metti al centro il complesso rapporto del soggetto con la propria immagine. Per lo psicoanalista francese Jacques Lacan, l’immagine che il soggetto costruisce di sé ha una funzione decisiva.
Una delle prime teorie elaborate da Lacan è la “fase dello specchio”. Il bambino nasce senza conoscere la propria immagine e la incontra per la prima volta allo specchio. Questo incontro è fonte di gioia per il bambino, perché l’immagine offre un senso di unità; su questo elemento si fonda il narcisismo del soggetto, che altro non è che l’amore per la propria immagine.
Tuttavia, nel romanzo di Wilde, l’incontro con l’immagine scatena in Dorian un vissuto ben diverso: prima il panico, poi l’odio. L’odio per l’immagine, sottolinea Lacan, è l’odio per l’ideale.
Il soggetto infatti sperimenta di essere insufficiente rispetto all’immagine, di non poter mai coincidere con l’ideale che l’immagine rappresenta. Come sottolinea lo psicoanalista Massimo Recalcati: “l’immagine è odiata proprio in quanto è amata e sottratta”.

L’immagine ideale è irraggiungibile come l’orizzonte; è fonte di dolore perché non ha rapporto con la realtà: nulla permette di trasformare l’ideale in reale.
Nel romanzo, Dorian sembra riuscire in un miracolo: coincidere con l’ideale e rifiutare le conseguenze delle proprie azioni, delle sue colpe, persino l’invecchiamento. Il ritratto occupa il posto del reale, subendo tutti gli effetti delle malefatte di Dorian e le offese del tempo che passa.
Nel romanzo è in gioco un vero e proprio ribaltamento del rapporto tra immagine e soggetto descritto dalla psicoanalisi.
Tutto questo però non permette di superare la divisione tra soggetto e immagine: Dorian resta separato dall’immagine del ritratto che gli rimanda volta per volta l’inevitabile conto da pagare con la vita.
Distruggere la tela rappresenta quindi il disperato tentativo di annullare questa separazione strutturale, di far coincidere ideale e reale. Cercando di distruggere la tela, Dorian subisce il destino di Narciso, finendo per uccidere se stesso.
Per approfondire:
-Oscar Wilde - “Il ritratto di Dorian Gray”;
-Massimo Recalcati – “La pratica del colloquio clinico”;
-Jacques Lacan – “Lo stadio dello specchio nella formazione dell’individuo”.
Il narcisismo si basa sull’investimento psichico e pulsionale sull’immagine. L’immagine, come abbiamo visto è il nucleo sul quale si fonda l’io del soggetto e il senso di sé.
Per questo il lavoro analitico passa necessariamente per la decostruzione di questa complessa struttura psichica. Per questa ragione Lacan sottolineava quanto la struttura dell’io fosse simile a quella di una cipolla, a strati.
Giungere al cuore della cipolla significa arrivare al soggetto e al suo desiderio inconscio.



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