LA SINDROME DEL PRINCIPE CARLO
- riccigianfranco199
- 5 giorni fa
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Le evoluzioni sociali, economiche e politiche degli ultimi decenni hanno trasformato profondamente gli equilibri e le dinamiche familiari. L’aumento significativo dell’aspettativa di vita ha fatto sì che i rapporti familiari coinvolgessero non più solo due generazioni, bensì almeno tre.
Nella prima metà del XX secolo, conoscere i propri nonni era un’esperienza ancora relativamente rara. Dopo la seconda guerra mondiale, con la grande crescita economica in Occidente, i nonni sono diventati una fondamentale risorsa nell’accudire i bambini piccoli.
Nel corso dei decenni è invece divenuta sempre più frequente la possibilità di essere nipoti e figli fino alla tarda età.
Nel tempo sono cambiate le metafore che descrivono i rapporti familiari: il complesso di Edipo è prezioso per descrivere il conflitto tra genitori e figli e il passaggio di testimone tra le generazioni. Oggi invece sarebbe importante anche conoscere i nonni di Edipo!
Queste profonde trasformazioni hanno portato a inevitabili assestamenti all’interno delle dinamiche familiari. In particolare, l’aumento delle aspettativa di vita tocca il modo nel quale la società si trasforma e il concetto di eredità.
In quest’ottica appare molto utile la riflessione sociologica e filosofica di Chiar Saraceno.
Che influenza ha la coesistenza di più generazioni sull’evoluzione della società?
Ciascuna generazione infatti crea i propri costrutti e le pratiche che costituiscono tanto un vincolo quanto un’opportunità per coloro che verranno.
Da una parte la cultura costituisce una base di partenza per costruire il nuovo; dall’altra diviene una sorta di limite alla possibilità di concepire qualcosa di radicalmente diverso rispetto all’esistente.
Siamo di fronte ad un letto di Procuste, che vincola tutti ad una sola misura, o è possibile aprirsi al “nuovo”?
Nella pratica clinica si osserva sempre più spesso il fenomeno di genitori in difficoltà nel rapporto coi figli perché profondamente vincolati, nonostante un’età sempre più avanzata, al loro ruolo di “figli” dei propri genitori.
Per questo possiamo osservare come molte madri e padri siano intrappolati in una sorta di “sindrome del principe Carlo”: eterni eredi, destinati a non succedere simbolicamente mai ai loro genitori, con un inevitabile effetto di svilimento sul piano simbolico e dell’autorevolezza.
La successione tra le generazioni, una volta favorita dalla maggiore brevità della vita, è un processo insieme biologico e simbolico: da una parte chi scompare lascia concretamente spazio a chi rimane; dall’altra è in gioco un processo simbolico di occupazione di un certo ruolo.
I genitori di oggi non assomigliano al forte Enea, che prende sulle proprie spalle il debole Anchise e conduce per mano, lontano dalle rovine della Patria in fiamme, il piccolo Ascanio. Piuttosto assomigliano ad adulti screditati e in difficoltà nel far valere un’identità alternativa a quella di figli dei propri genitori.
Spesso incontriamo genitori completamente assorbiti dal lavoro e sostituiti dai nonni nella loro funzione educativa. Tutto questo si traduce spesso in un salto di generazione, che porta i nonni a screditare i propri figli e i nipoti a non vedere nei propri genitori dei punti di riferimento. Anzi, spesso i genitori di oggi assomigliano a dei “fratelli/sorelle” maggiori dei propri figli, con tutta l’autorità simbolica in capo ai nonni, “genitori di tutti”.
I genitori quindi diventano figure eternamente “in panchina”, in attesa di assumere pienamente quel ruolo per cui a lungo hanno aspettato. Un certo eccesso di accondiscendenza e un deferente rispetto delle consuetudini nascondono in realtà una fatica nel separarsi, accettando la fatica di divenire adulti sul piano simbolico e non solo su quello cronologico.
Sicuramente è in gioco la capacità delle generazioni precedenti di “saper tramontare”, riconoscendo le legittime ambizioni delle generazioni successive. Dall’altra per i genitori si tratta di saper far valere il proprio desiderio, assumendo quindi pienamente il proprio ruolo simbolico.
Quali sono le possibili vie per superare questo conflitto tra le generazioni?

Per approfondire:
- Björn Salomonsson – “Terapia psicoanalitica con bambini e genitori. Pratica, teoria e risultati”;
-Massimo Recalcati – “Il complesso di Telemaco”;
-Chiara Saraceno – “La famiglia naturale non esiste”.
È interessante osservare le possibili traiettorie nella dialettica tra le diverse generazioni; abbiamo in questo senso tre possibili traiettorie:
da una parte abbiamo la delegittimazione, che possiamo chiamare “Assalto al Palazzo d’Inverno”. Le nuove generazioni rompono in maniera drammatica con quelle precedenti, rifiutando di riconoscere ogni debito simbolico. Il rifiuto dell’eredità diviene l’occasione per liberare il campo, perdendo tuttavia le conquiste della generazione precedente.
Dall’altra abbiamo gli irrigidimento, con il prevalere di un discorso legato alle generazioni precedenti su quelle successive. Costrutti culturali, come le tradizioni, diventano allora “dati di natura” perdendo la loro radice sociale, inchiodando le nuove generazioni al passato.
Infine la terza via ha a che fare con un difficile riconoscimento reciproco: da una parte la nuova generazione riconosce il proprio debito simbolico, accettando l’eredità del passato e facendo i conti con la propria storia; dall’altra la vecchia generazione fa i conti con il proprio limite, accettando la propria mortalità e aprendo la strada al nuovo.



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