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MARX E LACAN: PLUSVALORE E PLUSGODERE

«La produzione capitalista non è soltanto produzione di merce, è essenzialmente produzione di plusvalore.»

Karl Marx


Karl Marx è stato uno dei filosofi più influenti della storia: la sua teoria economica e politica ancora oggi è oggetto di studio e di dibattito. Le sue idee hanno rivoluzionato il modo di intendere i sistemi di produzione, il lavoro e i rapporti di forza tra le classi sociali.

A partire dalla diffusione delle idee marxiste, in tutto il mondo si è sviluppato un movimento sociale e culturale di lotta politica ed economica, orientato a combattere le profonde distorsioni del mondo capitalistico e con l’ambizione di dare vita ad un nuovo modello, il socialismo.


Karl Marx
Karl Marx

Tra le idee più interessanti elaborate da Marx, occupa una posizione di rilievo il concetto di “plusvalore”. Di cosa si tratta? In breve, il plusvalore sarebbe il profitto del capitalista, generato dall’opera del lavoratore.

Il capitalista mette a disposizione i mezzi di produzione e la materia prima; il lavoratore invece offre, in cambio di un salario, la propria forza lavoro. Tuttavia l’opera del lavoratore è tale da produrre un valore ben superiore al salario che percepisce dal capitalista: questo “valore eccedente”, il “plusvalore”, è il profitto che il capitalista ricava dall’opera del lavoratore e ne ha diritto perché possiede i mezzi di produzione.


Secondo Marx, il plusvalore rifletterebbe “l'esatta espressione del grado di sfruttamento della forza lavoro da parte del capitale, o del lavoratore da parte del capitalista.”


Il concetto di “plusvalore” è centrale per comprendere il funzionamento del sistema capitalistico: il capitalista nella sua attività insegue il plusvalore, che cerca di ottenere attraverso l’opera del lavoratore, per goderne.


Jacques Lacan è stato un attento lettore di Marx e ha intuito l’utilità del concetto di “plusvalore” per spiegare l’economia che regola il funzionamento della pulsione; la spinta costante della pulsione infatti si traduce in una forma di soddisfazione chiamata da Lacan “godimento”.


Jacques Lacan
Jacques Lacan

Per questo, nel corso del suo Seminario, Lacan ha introdotto il concetto di “plusgodere”.


Lacan descrive come (a), oggetto piccolo a, l’oggetto che è capace di mobilitare il desiderio. Secondo Lacan, (a) indica una sorta di “standard aureo”, il valore che permette di misurare ogni altra forma di valore.


Il soggetto, in poche parole, in ogni attività e in ogni relazione, cerca ciò che occupa il posto di (a).


Come abbiamo visto, nel capitalismo, il plusvalore è ciò che il capitalista insegue, il suo profitto, frutto del lavoro dei suoi dipendenti. Il capitalista “gode” di questo frutto, i lavoratori invece non ne godono mai, bensì lo perdono.

Il rapporto tra capitalista e lavoratore vede nel lavoratore un “soggetto alienato”, perché “privato” del godimento del plusvalore, (a), per lui in perdita.



Il lavoratore allora offre la sua opera per generare il “godimento dell’Altro”, del capitalista.

Nel paziente nevrotico, osserva Lacan, accade esattamente lo stesso! Il nevrotico infatti avverte di sacrificarsi costantemente per l’Altro, che gode di questo sacrificio.

Il paziente nevrotico si avverte come vittima alienata, privata di questa parte della propria vita pulsionale, incapace di appropriarsene per l’azione oppressiva dell’Altro, collocato nella posizione del Padrone.


Questo surplus di godimento circola “fuori” dal soggetto, nell’Altro. Compito dell’analisi è allora quello di lavorare la posizione del soggetto nei confronti del proprio Altro, soggettivando questa quota della pulsione vissuta come perduta.


Lacan ha quindi fatto ricorso ad un concetto dell’economia reale per spiegare come anche nelle dinamiche della pulsione vi sia un’economia, che la psicoanalisi permette di mettere in luce.


Il rapporto dialettico tra padrone e servo, tra capitalista e lavoratore, ha trovato viva eco nella filosofia di Hegel, nell’opera prima di Marx e poi, tra gli altri, di Lacan.


Lacan ha formulato un vero e proprio “discorso del padrone”, per spiegare la posizione “alienata” del soggetto nevrotico, sottomesso alla discorso dell’Altro “perché così si fa”. Il discorso del padrone darà poi origine agli altri discorsi che Lacan esamina a partire dal Seminario XVII, “Il rovescio della psicoanalisi”.



Per approfondire:

-Piergiorgio Bianchi - “Il sintomo e il discorso. Lacan legge Marx”;

-C.G. Camarena, C.S. van der Plas, E.M.J. Salazar, D. Pavon-Cuéllar – “Marx per Lacan”;

-Fabio Vighi – “Crisi di valore. Lacan, Marx e il crepuscolo della società del lavoro”.


Lacan, negli anni della maturità del suo insegnamento, ha cercato di fare luce sull’economia libidica che sottende la soddisfazione della pulsione.


Dopo anni dedicati al significante e allo studio dei registri dell’immaginario e del simbolico, la progressiva attenzione sull’economia della pulsione ha condotto Lacan a concentrarsi sul registro del reale.


Un movimento dal desiderio alla realtà perturbante del godimento, dal significante alla pulsione di morte. L’ultimo Lacan, il Lacan del reale, mette infatti al centro la jouissance come dimensione propria della psicoanalisi, intesa come pratica capace non di generare nuovo senso, bensì di intervenire sull’economia di godimento del soggetto.


 
 
 

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