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LETTERA DI MICHEL FOUCAULT A JACQUES LACAN

“Gentile signore,

la sua lettera mi ha molto toccato: costituisce il primo segnale, proveniente da un medico francese, del fatto che io sia letto.

Che arrivi proprio da lei, dimostra che forse il silenzio, sul quale questo segnale spicca, non è indice di orecchie disattente ma di qualcosa di diverso.

È probabile che mi sia capitato di interpretare in modo ben poco fedele il suo pensiero. Ma a partire da un giorno del 1947 (credo) in cui lei parlava dell'identificazione, io ho iniziato a leggerla come uno di coloro che, al giorno d'oggi, bisogna assolutamente intendere, e se ho fallito non è per mia manchevolezza.

E in un linguaggio e con una cura, impari – ahimè - ai suoi, tutto ciò che ho fatto, senza di lei, non sarebbe mai potuto essere. Può darsi che li rintraccerà (senza aversene troppo a male) in due o tre saggi che saranno presto pubblicati e che vorrei mandarle.


La prego di accettare tutta la mia gratitudine

Michel Foucault”


Questa straordinaria lettera è solo una delle tante testimonianze del rapporto vivo e complesso tra due giganti della cultura francese: Jacques Lacan e Michel Foucault.

Il primo medico psichiatra e psicoanalista, teorico del “Ritorno a Freud”, il secondo il filosofo e ricercatore “archeologo del sapere”, dedito all’analisi dei dispositivi di controllo sociale e della repressione.



Nel 1981, intervistato nel momento della scomparsa di Lacan, Michel Foucault dirà:

“Penso che l’ermetismo di Lacan sia dovuto al fatto che voleva che la lettura dei suoi testi non fosse semplicemente una “presa di coscienza” delle sue idee. Voleva che il lettore si scoprisse a sua volta come soggetto di desiderio, attraverso questa lettura. Lacan voleva che l’oscurità dei suoi Scritti riflettesse la complessità stessa del soggetto, e che il lavoro necessario per comprenderlo fosse un lavoro da fare su se stessi.”


Agli occhi di Foucalt, uno dei meriti del Lacan psicoanalista è stato porre una “questione propriamente spirituale”, ovvero:

“la questione del prezzo che il soggetto dovrà pagare per poter dire il vero, e quella dell’effetto prodotto sul soggetto stesso dal fatto di aver detto, di poter dire e di dire il vero su se stesso.”


Anzi, Foucault afferma che Lacan sarebbe stato il solo, dopo Freud, “ad aver voluto ricentrare la questione della psicoanalisi proprio attorno al problema dei rapporti tra soggetto e verità”.


Si considera certo che Foucault abbia frequentato gli ambienti intellettuali parigini legati al Seminario di Lacan; così è risaputo che Lacan abbia assistito alla conferenza di Foucault “Che cosa è un autore?” del 1969: in quella sede i due si confrontarono sulla nozione di “soggetto”, esplicitando le proprie differenti posizioni: da una parte Lacan vede il soggetto come un “effetto” dell’articolazione significante, un effetto del linguaggio; dall’altra Foucault accusava lo strutturalismo di far “sparire il soggetto”.


Questo tema è centrale nella ricerca di Foucault: gran parte della sua opera è dedicata alla necessaria riabilitazione del soggetto, inteso come individuo da sottrarre all’effetto nullificante, di cancellazione, operato dal potere, dai suoi dispositivi di controllo e dal discorso sociale.


Entrambi hanno affrontato la questione della “follia”, lottando contro l’esclusione sociale, politica e clinica del folle: da una parte Lacan ha sottolineato la continuità di fondo tra il “folle” e il cosiddetto “normale”, individuando nella supposta dimensione ordinaria una versione condivisa della follia stessa; dall’altra Foucault ha voluto lavorare per decriminalizzare e de-psichiatrizzare la condizione del folle, sottolineando il suo ruolo politico nella società.


Per approfondire:

-Claudio Cavallari - “Foucault con Lacan. La produzione discorsiva del soggetto”;

- Aurélie Pfauwadel - “Lacan versus Foucault”;

-Jacques-Alain Miller – “Lacan Redivivus”.


L’intreccio Lacan – Foucault ha favorito, in particolare in Francia, l’emergere di molti studi che indagano le reciproche influenze e le significative distanze tra due intellettuali di prima grandezza nel campo della filosofia e dello studio della follia.


In Italia siamo colpevolmente in ritardo, per la scarsa penetrazione del pensiero di Foucault.

 
 
 

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