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“LA MIGLIORE OFFERTA” - RITRATTO DEL DESIDERIO OSSESSIVO

Il film di Giuseppe Tornatore del 2013, "La migliore offerta", è un capolavoro cinematografico che intreccia elementi di mistero, arte, amore e psicologia. Ambientato nel mondo delle aste d'arte di lusso, il film esplora gli intricati meccanismi della mente attraverso i suoi personaggi e le loro complesse relazioni.

Giuseppe Tornatore, regista del film


Virgil Oldman, interpretato da Geoffrey Rush, è un banditore d'arte solitario ed enigmatico con un debole per il collezionismo di manufatti rari. In superficie sembra essere un uomo freddo e calcolatore, guidato esclusivamente dalla passione per l'arte e da tendenze ossessive. Tuttavia, un'analisi più approfondita rivela la presenza di una “ferita”, sotto una facciata di controllo e padronanza.

Virgil Oldman, protagonista del film, interpretato da Geoffrey Rush


Claire, interpretata da Sylvia Hoeks, è una giovane donna misteriosa che diventa oggetto del fascino di Virgil. Soffre di agorafobia, paura degli spazi pubblici, e non può lasciare la casa della sua famiglia, piena di opere d'arte di valore. Il personaggio di Claire incarna il concetto di "femme fragile", una figura già commentata da Freud ne “Psicologia della vita amorosa” (1912). Rappresenta l'oggetto del desiderio sfuggente e irraggiungibile, innescando i desideri e le fantasie di Virgil.

Claire, interpretata da Sylvia Hoeks


L'agorafobia di Claire è legata al suo doloroso passato, segnato dalla morte della madre e dall'amore possessivo del padre per l'arte. La sua incapacità di uscire di casa funge da difesa, proteggendola dal mondo esterno e dalla possibilità che un nuovo incontro d’amore possa spingerla a lasciare casa, “tradendo” così il padre. Claire, proprie come le opere che arricchiscono la collezione del padre, non può lasciare la propria “casa-museo”: il desiderio dell’Altro le chiede di rimanere, di rinunciare al desiderio e di divenire un oggetto tra gli altri.


Un elemento centrale del film è un automa, un capolavoro meccanico di cui Virgili diventa ossessionato. Questo automa funge da simbolo del desiderio di Virgilio di controllo e precisione nella propria vita. Rappresenta il suo desiderio di perfezione, rispecchiando i suoi tentativi di controllare le sue emozioni e ciò che lo circonda.


Un commento particolare che aggiunge uno strato di profondità a questo capolavoro cinematografico è quello dello psicoanalista Massimo Recalcati. La sua analisi del film fa luce sulle motivazioni inconsce dei personaggi, fornendoci una nuova prospettiva sui temi del film.


Recalcati, figura di spicco nel mondo della psicoanalisi, si concentra sul personaggio di Virgil Oldman, l'enigmatico banditore d'arte, protagonista del film.

Recalcati evidenzia il profondo legame di Virgil Oldman con l'arte come manifestazione del suo mondo interiore: Virgil acquista le proprie opere tramite dei prestanome, dato l’evidente conflitto di interessi legato alla sua professione di banditore. È padrone delle sue opere, ma di nascosto, senza esporsi, senza rispettare la Legge, senza assumersi il limite. Recalcati sottolinea come l’incontro, silenzioso, con le donne ritratte nei quadri della storia dell’arte sia un modo per proteggersi dall’incontro perturbante, inquietante e misterioso con “la donna”, viva e desiderante, incarnata nel film da Claire. Nella sua vita, Virgil fugge dall’incontro con un altro soggetto e dal desiderio, circondandosi solo di oggetti.


Le opere di Virgil sono tutte custodite in un caveau segreto, al quale solo lui può accedere: come una sorta di “tana”, titolo di un celebre racconto di Kafka, Virgil si rinchiude, restando a lungo seduto, in silenzio, come morto, contemplando le proprie opere.

“Seppellito vivo”, come un faraone, Virgil si protegge dal turbamento del desiderio e dell’incontro, dell’inaspettato, dalla contingenza imprevedibile dell’amore.

La fuga dell’ossessivo dal desiderio e dall’amore avrebbe uno scopo preciso: preservare il soggetto da ciò che rende la vita “viva” risponde alla necessità di trattare l’impossibile della morte, vera e insostenibile minaccia che l’ossessivo cerca di negare, realizzandola già nella propria vita.

L’ossessivo quindi si farebbe morto per non morire, per sfuggire dall’incontro con la morte.

Un dettaglio è al centro della riflessione di Recalcati: Virgil è solito indossare sempre degli eleganti guanti scuri, senza entrare “mai” davvero in contatto con gli altri, neanche tramite una semplice stretta di mano.


Per approfondire:

-Sigmund Freud – Psicologia della vita amorosa.

-Massimo Recalcati – Jacques Lacan, la clinica psicoanalitica: struttura e soggetto.


La vita di Virgil è orientata all’evitare ogni forma di imprevisto, di vitalità: egli è organizzato meticolosamente, dal modo in cui sistema i suoi abiti nel guardaroba ai rigidi rituali che segue durante la sua routine quotidiana. Questi comportamenti sono indicativi del suo tentativo di mantenere il controllo sul suo ambiente come un modo per evitare che qualcosa di imprevisto accada.


Centrale nella nevrosi di Virgil è la sua profonda paura dell'intimità emotiva e del rapporto. Preferisce la compagnia di oggetti inanimati alle relazioni umane, poiché non rappresentano una minaccia per le sue barriere emotive. Questo distacco emotivo è una difesa che lo protegge dal potenziale dolore del rapporto, dell’incontro con l’altro.


Il mondo di Virgil viene sconvolto, come abbiamo visto, proprio dall’incontro con Claire.

La presenza della giovane donna sfida l'esistenza meticolosamente costruita da Virgil, abbattendo gradualmente i muri che ha costruito attorno a sé. La sua ossessione per lei diventa un punto focale della narrazione, fino al tragico finale del film.


Mentre percorriamo il film, assistiamo alla graduale trasformazione di Virgil e alle variegate manifestazioni della sua nevrosi, rendendo "La migliore offerta" non solo un'esperienza cinematografica accattivante ma anche un'esplorazione stimolante delle complessità della psiche umana.

 
 
 

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