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LA MANOSFERA

Il concetto di “manosfera” (o “sfera maschile”) è uno dei contributi più interessanti nell’ambito della analisi dei fenomeni sociologici contemporanei.

 

Il concetto di “uomo” e di “maschile” negli ultimi decenni ha attraversato una profonda crisi. Il tramonto della società patriarcale ha determinato il crollo degli ideali tradizionali, divenuti incapaci di orientare la costruzione sociale dell’identità maschile in Occidente.

 

Se il femminismo e le lotte di emancipazione hanno determinato lo svincolamento dell’identità femminile dagli stereotipi imposti in passato, che vedevano coincidere la “donna” con la figura della “madre” o del mero “oggetto sessuale”, lo stesso non è avvenuto sul fronte maschile.

 

Il tramonto della figura paterna e delle grandi istituzioni come la chiesa e l’esercito, descritte da Freud in “Psicologia delle masse analisi dell’Io”, non è stato seguito dall’emergere di nuovi costrutti capaci di orientare la definizione dell’identità maschile.

 

Il filosofo Nietzsche, sottolineando il venir meno degli ideali tradizionali, avvertiva del rischio del diffondersi del “nichilismo” come esito della mancata sostituzione dell’ideale con riferimenti nuovi. Nella sua concezione, l’ “Oltreuomo” doveva essere la risposta singolare al venir meno dell’ideale collettivo.

 

Nella società contemporanea, iper capitalistica, centrata sulla primato indiscutibile del mercato, ogni narrazione ideologica indipendente dall’economia non trova più posto. Per questo il venir meno delle tradizionali logiche identitarie ha lasciato la figura maschile priva dei suoi tradizionali canali di sviluppo e di espressione.

 

 

Oggi il soggetto maschile non ha più nella figura del “padre”, del “leader” o dell’“eroe” un punto di riferimento.

 

 

Su cosa si costruisce allora l’identità maschile quando i pilastri collettivi vengono meno?

manosfera

Sociologi, psicologi e psicanalisti hanno osservato come con la diffusione di Internet siano nate comunità composte da soggetti attraversati da profondi vissuti di sofferenza narcisistica.

L’impossibilità di trovare strade condivise per affrontare problemi e difficoltà di natura sentimentale, relazionale ed emotiva, hanno fatto sì che i giovani cercassero in figure estreme una risposta al proprio disagio.

 

Il concetto di “manosfera” descrive la “bolla virtuale” nella quale sono presenti molte di questi gruppi: davanti alla difficoltà di rapportarsi in maniera dialettica e sicura alle grandi questioni della vita come la propria affermazione lavorativa, economica e all’incontro con l’altro sesso, vero e proprio crocevia evolutivo determinante nella costruzione dell’identità adulta, i giovani trovano in figure violente, estreme e carismatiche un riferimento.

 

Davanti alla sofferenza determinata dalla propria insicurezza narcisistica, l’adolescente e il giovane adulto contemporaneo cercano nei guru e negli “alpha” una fonte di senso.

Dalla sofferenza individuale si passerebbe alla ricerca di una causa sistemica che possa spiegare la propria condizione, rifiutando ogni forma di implicazione soggettiva.

 

Questi gruppi spesso assumono un carattere iniziatico; in molti di questi gruppi la celebre scena dal film Matrix della “pillola rossa” diverrebbe il paradigma dell’accesso ad una nuova concezione della società: le proprie difficoltà identitarie, esistenziali e relazionali non sarebbero legate a fattori soggettivi, bensì all’avvento di una “società ginocentrica”, dominata dalle donne, che userebbero il sesso come arma di potere, escludendo uomini considerati “inadeguati”.

 

Questa concezione trova molto ascolto online, attirando molti giovani in difficoltà in una spirale autodistruttiva presentata sotto le mentite spoglie della cosiddetta “crescita personale”.

 

Il tramonto della maschilità tradizionale ha lasciato spazio ad una concezione pseudoscientifica che riduce le donne a “trofeo” da conquistare con tecniche manipolatorie, di dominazione e controllo.

 

Molteplici gruppi che trovano molta risonanza online, come gli “Incel”, i “Men going their own way”, i “Pick-Up artist” traggono le loro argomentazioni dal rigetto integrale del femminile come elemento degno di un posto nella società: ai loro occhi, le lotte femministe sarebbero andate “troppo oltre”, finendo con il distruggere la figura maschile.

 

Il “vittimismo” è una componente centrale di questa concezione narcisisticamente ferita del maschile: in una società divenuta “ginecocentrica” (dominata cioè dalle donne), gli uomini non hanno più possibilità di esprimersi liberamente e di vedere appagati i propri bisogni sentimentali e sessuali.

 

In questi anni abbiamo visto la “normalizzazione” online della violenza verbale (e fisica sempre più spesso), rivolta in modo particolare contro le donne, accusate di permettere l’accesso alle gratificazioni relazionali e sessuali solo ad alcuni “eletti”, coloro che nella cultura della “redpill” sono chiamati “alfa”, massimi esempi di mascolinità.

 

Online si sono imposte molteplici figure carismatiche ed estreme, con atteggiamenti vendicativi ed apertamente misogeni, tanto da porsi come aperto obiettivo il ripristino dei tradizionali ruoli di genere e la sottomissione delle donne ai propri partner.

 

Ne sono un esempio Andrew tate e Jordan Peterson: il primo ex lottatore e suprematista, il secondo psicologo e ricercatore. Entrambi, dietro il pagamento di un abbonamento, promettono l’accesso a corsi e comunità che offrirebbero le informazioni necessarie per divenire “veri uomini”, capaci di imporre il proprio volere.

 

Il mondo dei “pick-up artist”, gli “artisti del rimorchio”, è un business immenso, da miliardi di euro/dollari tra corsi, libri ed eventi, nei quali dei “coach” mostrerebbero i segreti per divenire capaci di manipolare e “conquistare” ogni donna, ignorando la dimensione della reciprocità e del libero consenso.

 

L’ideale esplicitamente evocato è quello dell’uomo che “non deve chiedere mai”.

 

La crisi identitaria maschile si riflette nella pressione schiacciante di un ideale irraggiungibile, fatto di brutalità, standard fisici ed economici irrealistici e capaci di alimentare la ferita narcisistica nella quale affondano le loro radici.

 

Se il mondo femminile è riuscito a smarcarsi dall’ideale maschile della donna oggetto, nel “mondo maschile” non è accaduto lo stesso.

 

Per approfondire:

-Breaking Italy – “Cos’è la Manosphere? Viaggio nelle comunità maschili online” (video);

-Simon Copland – “The Male Complaint: The Manosphere and Misogyny Online”;

- Ian Ironwood – “The. Manosphere: a New Hope for Masculinity”.

 

A partire dalla necessità di trovare un contesto dove trovare eco di una narrative condivisa basata sul proprio dolore soggettivo, i giovani partecipanti a questa bolla virtuale progressivamente sviluppano una concezione basata sul riscatto, spesso in forme violente, della propria identità maschile, tramite processi di deumanizzazione, oggettificazione e disprezzo dell’altro femminile.

 

Tutto questo spesso ha anche risvolti politici e sociali, pur basandosi a volte su lotte condivisibili, come il contrasto alla presenza di stereotipi di genere legati agli autori di violenza sessuale e fisica.

 
 
 

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