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NOAM CHOMSKY E JACQUES LACAN

Noam Chomsky è uno dei più influenti intellettuali del nostro tempo.

Il suo lavoro ha rivoluzionato il campo della linguistica, della filosofia e delle scienze cognitive.


Chomsky è l’ideatore della “grammatica generativa”, descritta in “Syntactic Structures”(1957).

Questa teoria si basa sull’idea che tutti gli esseri umani possiedano una “capacità innata” per il linguaggio, una sorta di “grammatica universale” nel cervello. Secondo Chomsky, ogni lingua umana condivide principi fondamentali, nono-stante le apparenti diversità, e la capacità di generare un numero infinito di frasi a partire da un numero finito di regole è una caratteristica distintiva della mente umana.


Chomsky sostiene che il linguaggio sia un "organo mentale", una capacità innata che si sviluppa naturalmente negli es-seri umani, come un organo fisico. Questa facoltà, definita come “grammatica universale” consente agli individui di ge-nerare e comprendere un numero infinito di frasi a partire da un insieme finito di regole.



Il linguaggio, secondo Chomsky, è un sistema simbolico perché si basa su simboli (parole, suoni, strutture sintattiche) che rappresentano concetti, oggetti o relazioni nel mondo reale e astratto. Pertanto, il linguaggio è irriducibile alla mera comunicazione.


Jacques Lacan, celebre psicoanalista francese, ha fatto del linguaggio uno dei pilastri su cui fondare la sua concezione della psicoanalisi. Affascinato dalle idee di Chomsky, Lacan ha incontrato il linguista al MIT, negli Stati Uniti, nel 1975.

Noam Chomsky e Jacques Lacan
Noam Chomsky e Jacques Lacan

L’idea di Chomsky del linguaggio inteso come “organo simbolico” ha molto colpito Lacan; in psicoanalisi, infatti, il simbolico ha un ruolo centrale e Lacan ha sottolineato la centralità di alcuni elementi simbolici come veri e propri organizzatori psichici (pensiamo ad esempio al fallo femminile, assente, come oggetto immaginario e simbolico).


Nella conferenza tenuta presso la celebre università americana, Lacan ha illustrato la propria teoria topologica della psicoanalisi, sottolineando il ruolo centrale dei tre registri tra loro annodati: reale, simbolico ed immaginario.

Il simbolico è il registro che si fonda sulla presa che il linguaggio ha sul soggetto e sul suo corpo.


In “Radiofonia” Lacan elabora la “teoria dei due corpi”: da una parte il corpo come insieme biologico di organi; dall’altra il “corpo simbolico”. Secondo Lacan il corpo biologico dipende dal corpo simbolico (e quindi dal linguag-gio).


Tra i due vi sarebbe un rapporto di “incorporazione”: abitando il campo del linguaggio, essendone preso e avvolto, il soggetto rende il linguaggio stesso parte del corpo, snaturandolo.


Ciò porta ad una terza forma di corpo, irriducibile alla sola biologia e alla sola presa del linguaggio: il corpo pulsiona-le.


Tutto ciò avviene in sincronia, rifiutando l’idea di un corpo naturale, “prima del linguaggio”.


Il corpo umano allora non è solo un insieme di organi e tessuti, ma è costituito anche dall’effetto dell’incorporazione del significante.


L’azione del significante del corpo porterebbe ad un corrispondente svuotamento del godimento, anche se solo parziale.


L’effetto del linguaggio sul corpo è evidente nella pratica clinica della psicoanalisi: se la clinica metaforica dell’isteria mostra l’effetto del significante sul corpo, la clinica psicosomatica mostra l’impossibilità del simbolo di catturare inte-gralmente il corpo biologico, determinando la permanenza di un resto non assimilabile.


Chomsky e Lacan condividono l’idea della preminenza del linguaggio, irriducibile ad un sistema per comunicare, anche se differiscono nelle loro teorie: per Chomsky il linguaggio è determinato dalla genetica; per Lacan determina invece l’esilio dell’uomo dallo stato di natura.


Data l’insistenza di Chomsky sulla dimensione “cerebrale” del linguaggio, Lacan avrebbe formulato il celebre aforisma: “Crediamo di pensare con il nostro cervello, ma io penso con i miei piedi"!


Per approfondire:

-Felice Cimatti – “La lingua c’è. Saussure, Chomsky e Lacan”;

-Noam Chomsky – “Il mistero del linguaggio”;

-Alan Badiou – “Jacques Lacan, passato presente. Un dialogo”.


Negli anni Noam Chomsky ha espresso le sue impressioni dei suoi incontri con Jacques Lacan:


“Lacan...che ho incontrato diverse volte e che ho considerato un ciarlatano divertente e perfettamente consapevole di sé, sebbene il suo lavoro precedente, pre-setta, fosse sensato e ne ho discusso in forma scritta…”


Dall’altra, si racconta che Lacan sia rimasto sostanzialmente deluso dai suoi incontri con Chomsky, per la pervicace in-sistenza di quest’ultimo sulla dimensione biologico – innatista del linguaggio.

 
 
 

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