LA MADRE – COCCODRILLO
- riccigianfranco199
- 14 lug 2024
- Tempo di lettura: 4 min
La Psicoanalisi ha mostrato la natura ambivalente del desiderio. Dietro all’amore, spesso è possibile cogliere un moto di aggressività; così, dietro alla rabbia, spesso è presente affetto e un desiderio deluso.
Più i rapporti sono intensi, maggiore è la possibilità di cogliere la presenza di vissuti diversi, perfino incompatibili!
Già il poeta romano Catullo scriveva in una celebre poesia:
“Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato”
La presenza di vissuti tanto diversi ci mostra la grande complessità delle relazioni e della psiche.
Tra le relazioni, quella tra madre e figlio è forse quella che maggiormente ha catturato l’attenzione degli psicoanalisti.
Il tema della maternità è al centro della nostra cultura: ne è esempio la religione cristiana, che mette al centro il miracolo della nascita di Gesù. Il rapporto con la madre, Maria, sarà sempre centrale, fino al momento della crocefissione, alla quale la madre di Cristo assiste afflitta e impotente.
Se la maternità è solitamente associata al dono della vita, il rapporto tra genitori e figli non è riducibile al solo concetto di dono. Gli psicoanalisti si sono infatti a lungo chiesti: perché fare un figlio? Perché diventare genitori?
Se una prima risposta è collocabile nell’istinto, uno sguardo più attento ci permette di cogliere come la nascita di ogni figlio rifletta la specificità della storia di ogni genitore. Al centro allora non abbiamo un istinto universale, uguale per tutti, bensì un desiderio singolare, legato alla storia del padre e della madre.
Freud viveva in un’epoca in cui il destino di “madre” era una tappa obbligata per le donne. Escluse dal mondo del lavoro e dello studio, alle donne era riservata un’esistenza appartata, confinata nelle mura di casa.
Realizzarsi negli studi, nel lavoro, nell’arte era un’opportunità per poche.
Diventare madri allora significava ribaltare un vissuto di profonda impotenza e frustrazione, trovando nella generatività un nuovo senso alla propria vita.

Sigmund Freud
Nel corso dei decenni, la società è cambiata e le donne hanno conquistato, attraverso dure lotte, diritti ed opportunità prima negate. Ora è possibile infatti anche per le donne realizzarsi nel lavoro, nello studio, nel mondo sociale e culturale, anche se rimangono profondi limiti e disuguaglianze.
Oggi “essere madre” è una possibilità, non più un destino obbligato.
Ma è possibile “smettere” di essere madri? È possibile non essere più genitori?
Se lo sguardo che rivolgiamo alla maternità è solitamente quello che enfatizza la nascita e il dono della vita, è importante tenere presente il difficile lavoro di separazione che separa un figlio dalla propria madre. La crescita e la comparsa di un desiderio personale conducono infatti il figlio lontano dai genitori, sulla propria strada. Questo momento di separazione può essere molto doloroso, tanto da vivere questa fase come un vero e proprio lutto.
Il bambino che per tanto tempo era stato al centro dell’attenzione e delle cure dei genitori non c’è più. Al suo posto, c’è ormai un uomo oppure una donna che inizia il proprio percorso, facendo leva sulle proprie forze.
Ecco allora emergere un fantasma che caratterizza il desiderio materno: nel desiderio materno non c’è solo una spinta a dare la vita, ma anche una spinta a continuare questa opera di cura, come se il tempo non passasse, come se il figlio rimanesse “figlio da accudire” per sempre.
Jacques Lacan ha dato un nome a questo particolare fantasma di padronanza genitoriale, definendolo “madre – coccodrillo”: tramite un’immagine suggestiva, possiamo descrivere questo versante mortifero del desiderio materno come le fauci di un coccodrillo, pronte a serrarsi sul figlio, ricostituendo quell’unione simbiotica che ha caratterizzato le prime fasi successive alla nascita.

Jacques Lacan
Precisiamo: il fantasma della “mamma – coccodrillo” non è un fantasma solo femminile; piuttosto, ha a che fare con tutte le figure di cura; chi si prende cura di un terzo, non sempre è in grado di “rinunciare” al proprio ruolo, al costo di infantilizzare l’altro.
A queste fauci, osserva Lacan, fa opposizione una funzione chiamata “Nome del Padre”.
Si tratta, in parole semplici, di ciò che nella vita della donna fa opposizione all’essere “solo madre” e che la chiama in causa come soggetto di desiderio: da una parte quindi il NdP fa limite, è un “No” alla divorazione famelica del figlio; dall’altra spinge “altrove” il desiderio della donna: verso una passione, un lavoro, un interesse, un amore.
Se la madre è “tutta madre”, essa finisce per coincidere con le fauci del coccodrillo, che non possono accettare di perdere il figlio, divenuto unica ragione per vivere.
La “madre coccodrillo” sarebbe allora un fantasma che rifiuta la separazione, che rifiuta il desiderio dell’altro e che vuole rendere eterna la relazione di cura: “sarai sempre il mio piccolino!”

Serve invece che alla “madre” (o il generale il genitore) torni a sostituirsi la “donna”, come soggetto desiderante, abitata da un desiderio che va al di là del figlio, che si realizza nel mondo e non solo in quanto “madre”.
Lacan, con la figura della “madre coccodrillo”, rilegge la dinamica edipica già descritta da Freud: oltre al limite invalicabile al godimento della madre (“di te, figlio mio, faccio quello che voglio!”), Lacan sottolinea l’importanza insostituibile del desiderio come propulsore.
È il propulsore del desiderio a rendere possibile una separazione umana, che diventi generativa e non un mero abbandono.
L’articolo completo è disponibile sul sito.
Per approfondire:
-Jacques Lacan, Il Seminario XVII, Il rovescio della psicoanalisi;
-Massimo Recalcati, Le mani della madre;

Quale desiderio è in gioco dietro alla scelta di diventare genitori quindi?
la risposta a questa domanda sarà alla base delle dinamiche successive: crescita, separazione e trasformazione dei legami saranno possibili se il desiderio del genitore, che ha reso possibile la generatività, non sarà totalmente assorbito dall'essere genitori.
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