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LA CHIAVE DI LACAN

Jacques Lacan è stato uno degli psicoanalisti più famosi, reso celebre dal suo “Ritorno a Freud”.


In cosa consiste questo intento di Lacan? Per Lacan era necessario tornare ai fondamenti della psicoanalisi, quelle scoperte che hanno reso sovversiva la scoperta di Freud sull’inconscio.


Qual è per Lacan la chiave dell’inconscio e della mente? Per Lacan è il “significante”. Cosa si intende per “significante”? Possiamo dare una spiegazione molto semplice.


Il linguaggio tenta, con le parole, di spiegare idee e concetti, di comunicare, di descrivere la realtà. Per farlo, utilizziamo le parole. L’idea comune che abbiano della comunicazione vede nelle parole uno “strumento” per veicolare delle idee, dando priorità al senso, alle idee, a quanto si desidera comunicare.


A inizio Novecento, un linguista svizzero, chiamato Ferdinand de Saussure, ha tenuto un corso divenuto molto famoso, intitolato “Corso di linguistica generale” (1916); questo corso, che ha posto le basi del pensiero strutturalista applicato al linguaggio, pone al centro due aspetti della parola: significante e significato.


Se il “significato” è il mero senso, il “significante” è la parola intesa come veicolo del significato, mettendo al centro un aspetto plastico della lingua: non c’è legame univoco tra questi due aspetti tra s (significato) ed S (significante). Un ruolo decisivo è assegnato alla “significazione”, cioè il modo particolare di fare nodo tra significante (la parola) e significato (il senso).

Per De Saussure, il significato prevale sul significante.


Lacan ribalta questa concezione: è il significante a prevalere sul significato, aprendo una prospettiva assolutamente inedita.

Come sottolineato da Freud nelle sue prime opere, l’inconscio opera come un linguaggio: Freud ha scoperto l’inconscio attraverso fenomeni linguistici come il lapsus, il motto di spirito, il sogno (deformato da processi onirici simili alla metafora e alla metonimia).



Inoltre, come l’opera di Freud insegna, il senso è risultato secondario di un linguaggio che esiste prima del soggetto e della volontà di comunicare. Prima abbiamo il “sintomo”, la “nevrosi”, che appare come un significante misterioso, un rebus, e l’analisi cerca di svelare il senso, il significato inconscio che viene rimosso.


Anzi, proprio grazie al linguaggio, che Lacan chiamerà “Altro”, l’uomo non “parla”, ma anzi è “parlato dal linguaggio”, perché il senso di gran parte di quello che l’uomo dice sfugge a chi parla.


Dice Lacan:

“Il linguaggio opera interamente nell'ambiguità, e la maggior parte del tempo non sapete assolutamente nulla di ciò che dite.”


Per questo, l’analista chiede al paziente steso sul lettino una cosa sola: di parlare. La parola è il vero ingrediente decisivo per mettere in moto l’analisi. Proprio a livello del linguaggio opera l’inconscio: per questo proprio la parola del paziente, che Lacan chiamava “testo”, era la chiave per accedere all’inconscio, al di là del senso.


“A Lacan interessava aver articolato l'inconscio come linguaggio. Io parto articolando il linguaggio come un inconscio, ma affidandolo ai significanti e non ai significati, in balia dei significanti.”

Carmelo Bene


Per approfondire:

-Simgund Freud – “Psicopatologia della vita quotidiana”;

-Jacques Lacan - "Funzione e campo della parola e del linguaggio in psicoanalisi";

-Jacques Lacan - “Psicoanalisi e linguaggio”.


Lacan sottolineava la pre-esistenza del linguaggio rispetto all’uomo: veniamo al mondo preceduti da parole, da discorsi, che si articolano intorno a noi e dei quali non capiamo nulla. I significanti segnano la nostra storia ancora prima di comprendere il loro senso, orientando la nostra storia.


L’inconscio emerge come un discorso altro, misterioso ed enigmatico, che ci sfugge e che non comprendiamo.


Per questo, sottolinea Lacan:

“L'inconscio è il discorso dell'altro.”


Per Lacan, è quindi intendere l’inconscio come isomorfo al linguaggio, mosso dalle stesse leggi.

“La legge dell'uomo è la legge del linguaggio.”



Il fraintendimento e l’incomprensione allora non sono solo “errori” o “fallimenti della comunicazione”, bensì un fenomeno decisivo del linguaggio: il fatto che il legame tra significante e significato sia sempre singolare rende l’utilizzo del linguaggio unico per ciascuno, sempre diverso, strettamente legato al nostro modo di stare al mondo.


Per questo Lacan afferma:

“Ecco il grande errore di sempre: immaginarsi che gli esseri pensino ciò che dicono.”

[Voilà la grande erreur de toujours: s'imaginer que les êtres pensent ce qu'ils disent].


 
 
 

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