LA CAROVANA DI FREUD
- riccigianfranco199
- 19 nov 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Freud ha spesso utilizzato delle metafore evocative per descrivere i concetti della psicoanalisi.
Uno degli aspetti più interessanti del concetto di “pulsione” è la sua plasticità.
Per descriverlo Freud ha utilizzato questa metafora:
“È come se un popolo in movimento lasciasse dietro di sé forte distaccamenti nei luoghi di tappa della sua migrazione, e venisse spontaneo a chi loro che si sono spinti più avanti ritirarsi fino a quei luoghi nel caso di sconfitta o di scontro con un nemico troppo forte; d'altra parte il pericolo di sconfitta incomberà maggiormente quanto più numerosi saranno coloro che nel corso della migrazione sono rimasti indietro.”

La pulsione, osserva Freud, “migra” nel corpo fissandosi in alcune zone specifiche, chiamate “zone erogene”: si tratta di aree del corpo caratterizzate da aperture verso l’esterno, come ad esempio la bocca.
Queste zone sono fonti di piacere nella loro stimolazione e sono aree nelle quali si sperimenta il rapporto con l’Altro e l’azione regolativa della Civiltà.
Lungo la vita, gli spostamenti della pulsione lascerebbero una “traccia” nel corpo: nella metafora di Freud, le fissazioni della pulsione corrispondono ai “distaccamenti” che il popolo nomade ha lasciato alle proprie spalle.
La teoria della pulsione mostra in modo preciso ed efficace il rapporto che lega il corpo alla soddisfazione: il corpo infatti sperimenta un godimento che non ha a che fare solo con la soddisfazione dei bisogni.
La pulsione, intesa come eccitamento psichico, cerca una propria soddisfazione che nulla ha a che fare con i bisogni fisiologici del corpo.
Le tracce di queste fissazioni rimangono vive e presenti nella vita psichica del soggetto; ne è un esempio il bacio: nella lettura freudiana, il bacio sarebbe il resto della passata fissazione orale della pulsione.
L’esempio del bacio è molto preciso: l’attività del bacio non risponde ad alcun bisogno fisico (come la fame o la sete) ma offre una soddisfazione molto forte, di natura erotica.
Nell’uomo e nelle relazioni non vi è istinto, cioè risposta rigida agli istinti: la pulsione è l’effetto, sottolinea Lacan, dell’effetto del linguaggio sull’uomo.
L’alienazione del linguaggio determinerebbe la perdita della “bussola” dell’istinto, rendendo l’esperienza umana sempre “non ordinaria”, fuori standard, irriducibile ad un mero standard.
Per approfondire:
Sigmund Freud – Introduzione alla psicoanalisi

Il “movimento” della pulsione lungo il corpo riflette il conflittuale e complesso rapporto tra pulsione e limitazioni imposte dalla Civiltà.
Freud, nel saggio “Il disagio della civiltà”, ha osservato come le norme sociali e le strutture sociali rispondano alla necessità di rendere possibile la soddisfazione senza che ciò comporti l’emergere distruttivo della pulsione di morte.
La piena soddisfazione della pulsione, mito ideale irrealizzabile, risponde infatti ad una logica mortifera che comporta, inevitabilmente, la distruzione del soggetto.

Per conservare la vita, osserva Freud, sembra necessaria una certa quota di insoddisfazione. Il mito della piena soddisfazione, infatti, appartiene alla dimensione autistica di chiusura in un mondo senza l’altro.
Abbiamo avuto modo di esplorare altri aspetti della pulsione in questo articolo.
Lo vediamo bene nella tossicodipendenza, dove l’oggetto, che offre il miraggio di una soddisfazione totale, piena e senza scarti, si eleva a partner ideale, cancellando l’altro, inevitabilmente deludente, dall’orizzonte del soggetto.
La seconda dimensione evocata da Freud nella teoria della pulsione è la sua dimensione “perversa”: lungi dal costituire un giudizio morale, la perversione a cui Freud fa riferimento sarebbe l’irriducibilità della pulsione sessuale alla finalità riproduttiva.
L’esistenza di una meta diversa dalla soddisfazione apre ad una molteplicità di mete e oggetti possibili: se la meta ultima è ad ogni modo la scarica, essa può essere sia attiva che passiva.
L’oggetto della pulsione invece può cambiare, rimarcando, ancora una volta, la differenza profonda che separa l’uomo dalla dimensione istintuale animale.
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