top of page

L’UROBOROS: L’ETERNO RITORNO DA NIETZSCHE A JUNG

L'Uroboros, un simbolo che ha trasceso culture ed epoche, è la rappresentazione di un serpente o drago che divora la propria coda. Questo antico emblema è intriso di un ricco simbolismo, catturando la nostra immaginazione e stimolando la contemplazione sulla natura ciclica della vita, della morte e della rinascita.


Le origini dell'Uroboros sono avvolte nella notte dei tempi, rendendo difficile individuarne l'esatta genesi. Tuttavia, la sua presenza può essere fatta risalire a varie civiltà antiche, tra cui egiziani, greci e norvegesi, ognuna delle quali ha impregnato il simbolo con il proprio significato unico.

Una delle prime apparizioni conosciute dell'Uroboros si trova nell'antico Egitto. Era strettamente associato al dio del sole Ra e rappresentava il concetto di eterno rinnovamento e il ciclo della vita. La forma circolare del serpente simboleggiava il viaggio del sole attraverso il cielo, dall'alba al tramonto, e poi il suo viaggio notturno attraverso gli inferi prima di risorgere all'alba.


L'Uroboros ha trovato posto anche nella filosofia e nella mitologia greca. Il filosofo greco Eraclito usò il simbolo per illustrare la sua fede nel costante cambiamento e flusso dell'universo. In questo contesto, il serpente che si divora la coda era una metafora del ciclo eterno di creazione e distruzione, dove gli opposti sono interconnessi e inestricabilmente legati.


Nella mitologia norrena, gli Uroboros presero il nome “Jörmungandr”, il “Serpente di Midgard”. Questo enorme serpente circondava il mondo tenendo in bocca la propria coda. Jörmungandr era un presagio degli eventi catastrofici del Ragnarök, la fine del mondo, a significare la natura ciclica dell'esistenza e l'inevitabilità dello sconvolgimento e del rinnovamento cosmico.


Nel corso della storia, l'Uroboros è apparso anche nei testi alchemici, dove rappresentava il ciclo della trasmutazione e la pietra filosofale, una sostanza che si credeva garantisse l'immortalità e l'illuminazione spirituale. Gli alchimisti consideravano il loro lavoro come un processo di trasformazione, proprio come il serpente che si mangia la coda, simboleggiando la dissoluzione del vecchio per dare alla luce il nuovo.


Nella cultura contemporanea, l'Uroboros continua ad apparire nell'arte, nella letteratura e nei media popolari, a testimonianza della sua perdurante rilevanza.

Friedrich Nietzsche, il famoso filosofo tedesco del XIX secolo, introdusse un concetto che ha incuriosito pensatori e studiosi per generazioni: l'"eterno ritorno". Questa nozione filosofica suggerisce che l'universo e tutti gli eventi al suo interno sono destinati a ripetersi all'infinito, in un ciclo eterno. Sebbene l'idea di eterno ritorno di Nietzsche rappresenti un concetto unico e profondo a sé stante, condivide sorprendenti somiglianze con l'antico simbolo dell'Uroboros.


Il concetto di eterno ritorno di Nietzsche è introdotto nel suo libro "Così parlò Zarathustra". Presuppone che l'universo sia finito e quindi che gli eventi alla fine debbano ripetersi, fino al più piccolo dettaglio. In altre parole, ogni momento, ogni azione e la vita di ogni individuo si ripeteranno all'infinito per tutta l'eternità. Nietzsche presenta questa idea attraverso il personaggio di Zarathustra, che scende dalle montagne per condividere la sua saggezza con l'umanità.


Questo esperimento mentale sfida le persone ad affrontare la questione più fondamentale dell'esistenza:


"E se un demone dovesse visitarti nella tua solitudine più solitaria e rivelarti che devi rivivere la tua vita, con tutte le sue gioie e dolori, esattamente così com'è, per tutta l’eternità?"


Nietzsche ci invita a valutare la risposta ad un tale interrogativo, poiché ci costringe ad abbracciare la pienezza della vita, compresi i nostri errori e rimpianti, con la consapevolezza che li rivivremo ancora e ancora.


L'Uroboros trasmette un tema simile di eterno rinnovamento. Il simbolo, come abbiamo visto, è infatti associato a concetti come ciclicità, rinascita e unità degli opposti.


Nell'Uroboros vediamo il ciclo perpetuo di vita, morte e rinascita. Il serpente si consuma, solo per rinascere di nuovo, sottolineando la natura ciclica dell'esistenza. Questa idea risuona con l'eterno ritorno di Nietzsche, poiché entrambi i concetti si confrontano con l'idea che il tempo non è lineare ma ciclico, portando a una profonda riconsiderazione del modo in cui percepiamo le nostre vite.


Entrambi i concetti sfidano il concetto lineare convenzionale di tempo. L'eterno ritorno di Nietzsche presuppone che gli eventi si ripeteranno all'infinito, proprio come la natura circolare dell'Uroboros.

La dimensione circolare della vita, tema centrale del pensiero di Nietzsche, affonda le radici nella cultura greca classica; solo con l’avvento del Cristianesimo la visione ciclica e circolare del tempo sarà sostituita con una visione lineare, finalistica, dell’esistenza.


Il concetto di Nietzsche spinge a vivere la vita come se la dovessimo rivivere ancora e ancora, sottolineando la responsabilità personale e l'autenticità.

Carl Gustav Jung, psichiatra e psicoanalista svizzero, è stato un pioniere nel campo della psicologia, particolarmente noto per la sua esplorazione delle profondità della psiche umana e lo studio dei simboli nella mente inconscia. Tra i tanti simboli e archetipi indagati da Jung, l'Uroboros occupa un posto significativo nel suo lavoro.


Uno dei concetti centrali di Jung è quello di "individuazione": il processo per diventare il proprio vero e unico sé. Secondo Jung, la psiche umana è composta da vari elementi, sia consci che inconsci, che devono essere integrati. L'Uroboros, con la sua natura circolare e autoconsumante, simboleggia questo processo di individuazione.


Proprio come il serpente si consuma la coda, l’individuazione implica l’esplorazione e l’integrazione di tutti gli aspetti del sé, compresi gli elementi inconsci e “ombra”. Jung credeva che riconoscere e abbracciare questi aspetti nascosti e rifiutati della psiche fosse cruciale per la crescita personale e l’autorealizzazione. L'Uroboros, in questo contesto, rappresenta il viaggio ciclico di scoperta di sé e di trasformazione, dove l'individuo si confronta e integra continuamente le proprie profondità.


Jung era profondamente interessato all'idea dell'unione degli opposti, un concetto che l'Uroboros incarna. La forma circolare del simbolo rappresenta l'unità di forze opposte o dualità, come luce e oscurità, vita e morte, conscio e inconscio. Jung credeva che abbracciare e riconciliare questi elementi opposti all’interno della psiche fosse essenziale per raggiungere l’integrità psicologica.


L'Uroboros illustra l'interconnessione di questi opposti, sottolineando che non sono in conflitto ma parte di un processo ciclico più ampio. Questo concetto è strettamente correlato all'idea di Jung della "funzione trascendente", dove la sintesi di elementi opposti porta ad un livello più elevato di coscienza e crescita personale.


Oltre alla trasformazione personale, Jung vedeva l’Uroboros anche come una rappresentazione dell’inconscio collettivo, dove simboli archetipici come il serpente hanno un significato universale.


 
 
 

Comments


bottom of page