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DORA MAAR, DA PICASSO A LACAN

Dora Maar è stata un’artista surrealista. La sua arte spazia dalla poesia alla fotografia, dalla pittura ai collage.

 

Nata a Parigi in una famiglia di origine croata e cresciuta in Argentina, Dora trovava nella “fotografia di strada” la possibilità di catturare sguardi, momenti di vita ed espressioni degli ultimi, dei clochard e dei disperati che popolavano le periferie della città.

 

Attraverso le sue fotografie Dora voleva denunciare le disuguaglianze della società ma “questa presa di posizione era accompagnata da un’istintiva inclinazione per il misterioso, il magico e il soprannaturale”.

 

Il suo interesse per il mondo onirico, l’inconscio e il primitivo la avvicina al movimento surrealista, molto attivo in quegli anni a Parigi.

 

Afferma Dora: “chiudere gli occhi al mondo che ci circonda ci permette di aprirli all’inconscio”

 

Frequenta George Bataille e André Breton, dividendosi tra impegno politico e ricerche artistica.

 

Nel 1935 incontra il pittore Pablo Picasso, col quale nacque una relazione tanto intensa quanto tormentata. Divenuta la principale musa dell’artista, Dora venne sopraffatta dalla personalità autoritaria e preponderante di Picasso. Costretta ad abbandonare la fotografia per la pittura, come raccontato in molte fonti, Dora era bersaglio di continue umiliazioni da parte del compagno.

 

Il volto di Dora Maar è presente in moltissimi ritratti di Picasso e persino nel celebre “Guernica”.

 

Nel 1943, Picasso decise di abbandonare Dora per una nuova e più giovane amante. Questo ebbe un effetto devastante sul già precario equilibrio psichico dell’artista, facendola crollare in una profonda depressione psicotica.

 

È Picasso a rivolgersi a Paul Éluard in cerca di aiuto e Dora viene ricoverata in ospedale psichiatrico, dove incontra lo psicoanalista Jacques Lacan.

 

Lacan ha più volte sottolineato come la fine di un amore possa, per una donna, determinare un vere e proprio “ravage”, una devastazione che sconvolge l’equilibrio psichico.

 

Prima ricoverata nell’ospedale di Saint-Anne, Dora in seguito trova accoglienza in una clinica privata, Jeanne-d’Arc de Sainte-Mandé, dove resta per sei mesi.

 

Per trattare la sua penosa condizione, Dora subisce anche un trattamento con l’elettroshock.

 

Una volta dimessa, inizierà una lunga analisi con Jacques Lacan, durata circa sette anni. Nei suoi diari racconterà di anni tormentati da “morsi” e allucinazioni, con momenti più introspettivi di meditazione.

 

Negli anni successivi, grazie all’analisi, Dora troverà un nuovo equilibrio, dedicandosi alla pittura e alla religione, elaborando il lutto del trauma dell’abbandono subito.

 

Morirà nel 1997 all’età di novant’anni.

 

Dora Maar

Per approfondire:

-Dexeus – “Dora Maar: nonostante Picasso”;

-Di Leo – “Dora Maar, tra le muse di Picasso”;

-Caws – “Dora Maar, senza Picasso”.

 

La storia di Dora Maar ci apre uno spaccato sulla vivacità culturale della città di Parigi prima della seconda guerra mondiale; il percorso artistico e filosofico di Dora rappresenta una delle testimonianze più affascinanti dell’incontro fecondo tra filosofia, arte e psicoanalisi.

 

Artista poliedrica ed originale, Maar è stata molto più della musa di un grande pittore; valorizzare la sua storia e la sua arte restituisce dignità ad una donna che ha segnato il secolo scorso.

 

 
 
 

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