top of page

JUNG E LA FUNZIONE TRASCENDENTE

Carl Gustav Jung è stato uno dei pionieri della Psicoanalisi. Avvicinatosi a Freud e alle sue scoperte all’inizio del Novecento, Jung si è in seguito distaccato dall’amico – Maestro Freud, per intraprendere un percorso di ricerca originale ed autonomo.


Nei lunghi anni del suo isolamento, Jung ha dato corpo ad una teoria della psiche chiamata “Psicologia analitica” o “complessa”. Per Jung era necessario rilanciare il ruolo della cultura, dell’antropologia e degli influssi sociali per meglio comprendere la psiche individuale.

Per questo, al centro del pensiero di Jung abbiamo concetti come gli “archetipi” o la dimensione collettiva dell’inconscio.



Jung definiva “individuazione” il percorso di trasformazione che l’uomo deve compiere per “divenire se stesso”. Tramite l’analisi personale delle fantasie, delle associazioni e delle immagini oniriche, archetipiche ed individuali, il soggetto è condotto verso la realizzazione del proprio potenziale.


Per spiegare il suo concetto di individuazione, Jung ricorre alla metafora del seme e della pianta:

“Come ciascuna pianta, ciascun albero si sviluppa da un seme per diventare alla fine, che so, una quercia, così l’uomo diventa ciò che era inteso che diventasse. O meglio, dovrebbe diventarlo”.


Questo processo trasformativo è reso possibile da quella che Jung chiama la “funzione trascendente”.

Jung la descrive così:

“Questa singolare capacità di trasformazione dell'anima umana, che si esprime appunto nella funzione trascendente, è il precipuo oggetto della filosofia alchimistica del tardo Medioevo, dove fu espressa col ben noto simbolismo degli alchimisti”.


Jung osserva come la dimensione trascendente di questa funzione si riferisca ad una capacità trasformativa, e non metafisica. Inoltre, Jung coglie nella “filosofia alchimistica”, sorella dell’alchimia come sapere sulla materia, un vero e proprio precursore della psicologia.


Verso la funzione trascendente il soggetto sarebbe in grado di costruire “un nuovo punto di equilibrio, una nuova centratura della personalità complessiva, un centro forse virtuale, che offre alla personalità, per la tua sua posizione centrale tra coscienza e inconscio, una nuova sicura base”.


A cosa conduce quindi la funzione trascendente? Per Jung l’effetto del lavorio trasformativo è riassumibile in tre punti:


“Acquisire progressivamente coscienza di fantasie peraltro inconsce, partecipando attivamente al fatto fantastico ha tre conseguenze, come ormai ho visto in un gran numero di casi:

primo, che la coscienza è ampliata in quanto innumeri contenuti inconsci divengono coscienti;

secondo, che viene gradatamente demolita l'influenza dominante dell'inconscio;

terzo, che avviene una modificazione della personalità”


Tale processo trasformativo tuttavia non punta alla cancellazione dell'inconscio ne mira ad una comprensione totale del sé del soggetto.


Jung infatti afferma che:

“Capire quel che siamo come Sé è cosa che supera le nostre capacità rappresentative, giacché per questa operazione la parte dovrebbe comprendere il tutto.

Non c'è speranza di raggiungere una consapevolezza anche solo approssimativa del Sé, giacché, per quante siano le cose di cui noi possiamo acquistare coscienza, resterà sempre una quantità indeterminata e indeterminabile di inconscio che appartiene anch'essa alla totalità del Sé.

E così il Sé resterà sempre una grandezza a noi sovrastante.”



L’invito di Jung non è quindi quello di instaurare un predominio dell’Io sulla Psiche nel suo complesso, bensì di accogliere quelle manifestazioni, individuali e collettive, che compongono l’inconscio, realizzando qui il proprio vero Sé.



Per approfondire:

-Carl Gustav Jung – “L’Io e l’inconscio” (1928);

-James Hillman – “La Psicologia archetipica” (1983).


Jung recupera il sapere alchemico come metafora della trasformazione della psiche: i processi alchemici, che volevano trasformare il piombo in oro, sono riletti da Jung in una veste psicologica.


L’alchimia e il suo sapere sono un esempio dell’uso che Jung ha fatto della cultura antica e medievale: secondo il padre della Psicologia complessa, l’alchimia non sarebbe che una delle forme che le dinamiche inconsce hanno assunto per manifestarsi: la trasformazione della materia e della psiche risponderebbero, in sostanza, alla medesima logica.

 
 
 

Comments


bottom of page