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IL TAPPETO DI FREUD

Sigmund Freud era solito ricevere i suoi pazienti in uno studio ricco di oggetti raffinati e opere d’arte. Sono numerose le testimonianze di meraviglia e di stupore di coloro che ebbero la possibilità di essere ascoltati dal Padre della psicoanalisi per il gran numero e la varietà dei reperti collezionati.

Nel corso della sua vita, Freud aveva acquistato infatti un gran numero di statue, stampe, manoscritti e tappeti...


Tra gli oggetti più iconici, un posto d’eccezione è occupato dal celebre divano, strumento e dispositivo cardine del trattamento analitico. Freud infatti faceva stendere i suoi pazienti su di esso, invitandoli poi ad associare liberamente.

Come è noto, il divano viene utilizzato da Freud quando oramai ha deciso di abbandonare del tutto il metodo ipnotico, per favorire la libera associazione del paziente come metodo per far indagare la dimensione inconscia della vita psichica.


Il divano utilizzato da Freud era stato donato da una ricca e generosa paziente, Madame Benvenisti, nel 1890. Ne consigliava l’uso per due ragioni, una pratica ed una personale: la ragione pratica consisteva nel favorire il rilassamento del paziente, così da potenziare il flusso associativo… Quella personale invece nella fatica di Freud di essere osservato direttamente e a lungo dai pazienti.


Spiega Freud:

“Non sopporto di essere fissato ogni giorno per otto (o più) ore da altre persone. Dato che mi abbandono io stesso, mentre ascolto, al flusso dei miei pensieri inconsci, non desidero che l'espressione del mio volto offra al paziente materiale per interpretazioni o lo influenzi nelle sue comunicazioni.”


Il divano favorisce infatti sul piano concreto l’asimmetria, caratteristica fondamentale del trattamento: è importante che il paziente si confronti con quanto di inconscio attraversa il proprio discorso, senza trasformare l’analisi in un mero “dialogo” vis-à-vis.


Freud tuttavia scelse di ricoprire il divano con un vistoso tappeto. Perché?

Già nel 1898 aveva visitato la Turchia: quel viaggio, carico di un fascino esotico e mistico, lo aveva profondamente colpito.

La parola “Diwan”, come ricorda lo storico della psicoanalisi Peter Swales, in arabo non indica un oggetto d’arredo, bensì una stanza, un luogo ricoperto di raffinati tappeti e cuscini sui quali stendersi per dialogare.


Questa parola subisce, nel corso dei secoli, una “traslazione di senso”, finendo per indicare in un primo tempo i “discorsi” fatti in quelle affascinanti e misteriose stanze orientali. Con “diwan” si intendono raccolte di testi, di poesie e favole.

Swan ricorda come Goethe avesse chiamato una propria raccolta di poesie proprio “divano occidentale – orientale” (1819), ispirandosi ai versi del poeta persiano Hafez.

Questa parola subisce un ulteriore “slittamento semantico”, finendo per indicare i tappeti di cui la stanza del diwan era ricoperta.


Ecco la svolta: un cugino di Freud, commerciante di tappeti tra Europa ed Oriente, dona a Sigmund un tappeto; si tratta di un tappeto persiano shiraz; Freud lo collocherà sul sofà donato dalla sua paziente, per non toglierlo mai più. A terra verrà steso uno straordinario Heriz Serapi di produzione persiana e sulla parete accanto al sofà invece un tappeto nomade, realizzato dalla tribù Qashqai (popolo di pastori nomadi della Persia).



Come osserva Judith Kasper, le vicende della vita di Freud hanno segnato anche il destino del suo “divano”: trasportato a Londra per il forzato esilio del suo proprietario, il “divano” diventerà “couch”.

Oggi, nel contesto psicoanalitico, i termini “lettino” e “couch” hanno quasi del tutto soppiantato l’uso dell’espressione “divano”, cancellando la memoria di quel mondo orientale che così profondamente ha ispirato Freud nell’uso dei suoi tappeti e nell’invenzione della psicoanalisi.


Per approfondire:

-Swales Peter – “Freud, la morte e i piaceri sessuali. Sui meccanismi psichici del Dr. Sigm. Freud”;

-Leoni e Panattoni - “Divano. Il dispositivo della psicoanalisi”;

-Freud Sigmund - “Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi”.


Oggi ultracentenario, il divano di Freud è conservato a Londra, nella casa in cui Freud trovò rifugio dopo la fuga da Vienna. Logoro e consumato dal tempo, il divano è stato restaurato nel 2013, grazie ai fondi pervenuti da tutto il mondo.


Ancora oggi, nella pratica della psicoanalisi, il ricorso al lettino è centrale; quello che invece è divenuto inusuale è vedere un magnifico tappeto persiano disteso sul sofà, ad evocare quell’immaginario orientale tanto caro a Freud.


 
 
 

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