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IL SATIRO

La figura mitologica del satiro è centrale nella cultura greca e romana antica.

Ibrido umano ed animale, il satiro è fedele compagno del Dio Pan e di Dioniso; nella propria figura, il satiro unisce attributi propri degli esseri umani e degli animali, incarnando una sorta di unione tra l’umanità e il mondo naturale.

 

Nell’opera “La nascita della tragedia”, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche individua nel satiro la figura capace di smascherare l’inganno della civiltà; scrive il filosofo:

 

“esso è il prototipo dell’uomo, l’espressione delle sue passioni più elevate e più forti, l’entusiasta zelatore, che è esaltato dalla vicinanza del Dio, il compagno che soffre insieme col Dio e ne ripete in sé la sofferenza, l’ispirato la cui saggezza scaturisce dal profondo seno della natura, il simbolo di tutta la potenza generatrice della natura, che il greco è abituato a considerare con riverente stupore.”

 

Ecco come il filosofo sottolinea la profonda connessione della figura mitologica del satiro con lo spirito naturale che l’uomo apollineo avrebbe, per così dire, tradito.

 

Continua il filosofo:

“il satiro era qualcosa di sublime e divino: tale dovette apparire soprattutto allo sguardo dell’uomo dionisiaco spezzato dal dolore.… Qui l’illusione della civiltà era spazzata via dall’immagine dell’uomo primitivo e qui si rivelava l’uomo vero, il satiro barbuto, esultante in presenza del suo Dio. Di fronte a lui, l’uomo incivilito si riduceva a bugiarda creatura.… Il contrasto tra la vera realtà naturale e la menzogna della civiltà atteggianti ad unica realtà è simile a quello che si fra la sostanza eterna della cosa, la cosa in sé, e tutto il mondo fenomenico…”

 

 Il filosofo indica nel satiro quella figura, oramai mitica e perduta, capace di rappresentare un’umanità ancora in contatto con la natura.

 

Da un punto di vista psicanalitico, possiamo esplorare la figura del satiro su due versanti: da una parte il satiro si inserisce in una mitologia della perdita; in questo senso possiamo vedere, nella ricostruzione di Nietzsche, il permanere di un mito dell’età perduta, simbolo di un lutto inelaborato dell’alienazione strutturale dell’uomo dal mondo naturale.

 

Come sottolinea la psicoanalisi, l’alienazione umana dalle leggi di natura è una questione strutturale, determinata dall’azione del linguaggio; questo aspetto strutturale tuttavia è inserito in una narrazione mitica che trasforma l’esilio da questione logica a fatto storico, evocando un tempo “prima della storia” di fusione totale tra uomo e natura.

 

In secondo luogo, in continuità con questo lutto inelaborato, insieme collettivo e culturale, abbiamo il satiro come figura dell’uomo non castrato, non sottomesso ai vincoli della civiltà e conseguentemente padrone del proprio godimento.

 

Non a caso nella cultura teatrale e artistica greca, così come in quella latina, al satiro sono attribuite caratteristiche di sfrenatezza e lussuria, bandite e condannate dalla civiltà.

 

Il satiro invece, in quanto essere fuori dalla città, non cittadino, abitante delle montagne dei boschi, incarna il fantasma di un’umanità fuori legge e fuori dal legame sociale. Proprio perché sciolto dal vincolo della legge, il satiro può dare libero sfogo al proprio godimento, esprimendo così la propria unione estatica e sensuale con il Dio.

 

Nella concezione di Friedrich Nietzsche della tragedia antica greca, allo spirito dionisiaco è assegnata la dimensione dell’immediatezza, dell’immersione e del trasporto come tratti salienti dell’esperienza estatica.

 

Per questo il satiro è esperto della musica: il suono, fatto di emozione, ritmo, energia e trasporto, è parte integrante di un’esperienza di trasporto ed eccitazione.

 

Pan e Dafnì

 

Nell’immagine “Pan e Dafni”, copia di un originale del II secolo attribuito ad Eliodoro di Rodi, collezione Farnese, II secolo d.C., museo archeologico nazionale di Napoli.

 

Per approfondire:

-Friedrich Nietzsche - “La nascita della tragedia”;

-Friedrich Nietzsche - “La filosofia nell’età tragica dei greci”;

-Carlo Gentili - “Nietzsche”.


Come abbiamo visto la figura del satiro incarna simbolicamente una forma di umanità considerata perduta ma in realtà mai esistita; il rifiuto della castrazione rappresenta un fantasma, un miraggio, proprio dell’umanità toccata dall’effetto castrante del linguaggio.


L’alienazione, la distanza dal tutto, l’impossibilità di fare uno sono diverse facce dell’alienazione e della castrazione con le quali ogni soggetto è chiamato a fare i conti.

 
 
 

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