IL MOTORE DELLA CURA PSICOANALITICA
- riccigianfranco199
- 16 mag 2023
- Tempo di lettura: 1 min
Cosa spinge un paziente a domandare aiuto ad un analista? La sofferenza, senza dubbio.
Perché proprio ad un analista?
Oltre gli steccati dei modelli teorici, troviamo dei punti fermi, che ci illuminano la via.
Carl Gustav Jung, nel suo celebre seminario sull’analisi dei sogni (1928/1930) offre alcuni spaccati della sua pratica:
"…il problema sommerge il nostro paziente. Ha letto moltissimo di psicologia e molti libri sulla sessualità, tuttavia ha ancora questo problema irrisolto che dovrebbe essere affrontato; perciò è venuto da me. Sebbene non fosse particolarmente nevrotico, piano piano le cose sarebbero andate sempre peggio; pensava che io potessi dirgli che cosa fare a questo proposito. Gli dissi che non ne avevo idea. Ne fu scombussolato: “pensavo che lei lo sapesse”. Allora gli dissi: “non conosco la soluzione del suo problema, perciò ci sono i sogni, che sono fatti imparziali, che ci potrebbero fornire delle informazioni; vediamo quello che dicono”. Così iniziammo l’analisi dei sogni."
La prima molla della cura è l’attribuzione di un sapere: il paziente crede che l’analista sappia come risolvere il suo problema.
Così come il medico sa come risolvere i vari problemi di salute che ci affliggono.
Ma, come Freud ha scoperto, e come Jung sapeva, è necessario che questa attribuzione di sapere passi dalla figura dell’analista all’inconscio del paziente: questo permette di dare inizio all’analisi.
L’analisi inizia quando l’inconscio diviene il luogo della supposizione di un sapere che ci sfugge. C’è qualcosa che non sappiamo e che ha un legame con la sofferenza che ci condiziona.
Si tratta di passare dalla domanda rivolta all’analista all’interrogarci sull’Altro che ci abita.
Per approfondire

Carl Gustav Jung - Analisi dei sogni, seminario 1928/1930
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