IL MITO DI ERCOLE
- riccigianfranco199
- 23 ott 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Il mito greco dell’eroe Ercole è un esempio prezioso per comprendere il modello della psiche ideato da Freud. Per Freud, alla base del funzionamento dell’apparato psichico vi è il conflitto tra diverse istanze, ciascuna alla ricerca del primato.
In “L’Io e l’Es” (1923), Freud descrive il conflitto tra Io, Es, Super Io.
Ciascuna di queste istanze sarebbe connessa ad alcuni aspetti specifici della psiche.
In particolare, l’Es è descritto come l’insieme degli aspetti pulsionali, dei desideri inconsci e dei contenuti rimossi della mente. L’Es ricercherebbe la diretta e immediata soddisfazione della pulsione, cercando di imporsi sull’Io.
Il Super Io invece, inteso come coscienza morale, emergerebbe a seguito della conclusione del complesso edipico: frutto dell’introiezione delle immagini idealizzate dei genitori, il Super Io opererebbe un’opera di controllo, repressione e regolazione dei contenuti considerati socialmente inaccettabili, facendo sì che il soggetto sia “adeguato”, conforme al contesto sociale e familiare nel quale è cresciuto.
Infine abbiamo l’Io: risultato dell’insieme delle identificazioni e delle immagini narcisistiche che si sono succedute nel corso della vita, l’Io, come ricorda Sartre ripreso poi da Lacan, non sarebbe da intendere in modo semplicistico come la coscienza o la percezione immediata, bensì come un “oggetto”, un’istanza tra le altre, con le proprie prerogative. In particolare, la parte inconscia dell’Io sarebbe costituita dai meccanismi di difesa, necessari per proteggere il “fragile” Io dai contenuti rimossi dell’Es.

L' "Ercole" farnese, copia ellenistica dell'originale di Lisippo, realizzata dallo scultore ateniese Glicone, custodita al MANN.
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Come affermato da Freud nell’articolo “La perdita della realtà nella nevrosi e nella psicosi” (1924), il conflitto tra le diverse istanze può portare alla vittoria di una di esse: in particolare, la nevrosi sarebbe il frutto della vittoria delle esigenze del mondo esterno e della realtà sociale, a scapito dei desideri del soggetto, destinati alla rimozione.
Nella follia invece, a prevalere sarebbe l’Es, determinando l’emergere di aspetti pulsionali contrari al “programma della Civiltà”.
In entrambi i casi, sottolinea Freud, vi sarebbe una perdita nel rapporto con la realtà, che l’apparato psichico cerca di recuperare: nella nevrosi, è il sintomo, fonte di sofferenza e di nascosta soddisfazione, ad offrire al nevrotico la possibilità di recuperare quella quota di godimento che il mondo esterno e il Super Io gli hanno negato. In particolare, il nevrotico vedrebbe rimossa la propria realtà psichica di desiderio, celata dalla sofferenza del sintomo.
Nella psicosi, invece, il folle recupera la possibilità di accedere ad un certo grado di soddisfazione attraverso il delirio, una complessa operazione di costruzione di una nuova realtà che possa sostituire il mondo esterno, rifiutato e rigettato in modo radicale.
Nell’iconografia, Ercole è spesso rappresentato come un eroe tormentato, diviso tra i propri doveri e i propri desideri; in alternativa, il mito di Ercole mette al centro le fatiche che l’eroe deve compiere per ottenere il perdono per i propri atti, compiuti sotto l’effetto della follia.

Nella statua di “Ercole bambino che soffoca il serpente”, un bronzo parte della famosa collezione Farnese, custodito nel museo della Reggia di Capodimonte, vediamo rappresentato uno di questi temi: il bambino, nelle sembianze di un fanciullo, soffoca una serpe inviata dalla gelosa dea Era, inferocita per il tradimento che ha portato alla nascita di Ercole (figlio di Zeus e di Alcmena).
Simbolicamente, il serpente rappresenta la dimensione pulsionale, animale, dell’uomo: Ercole, grazie alla sua forza e temperanza, la domina, fino a soffocarla.
Il tema del bambino e del serpente è un classico della letteratura: ne sono presenti innumerevoli esempi, sia nell’iconografia cristiana sia nella filosofia, come ad esempio nello Zarathustra di Nietzsche.
Il bambino quindi può rappresentare il conflitto tra la dimensione razionale e quella pulsionale, rifiutata, rappresentata nelle vesti di un inquietante serpente.
Per approfondire:
Sigmund Freud – L’Io e l’Es;
Sigmund Freud – La perdita della realtà nella nevrosi e nella psicosi.
Il tema della pulsione è stato approfondito anche in questo articolo.
Il conflitto per Freud è al centro del funzionamento psichico: la presenza delle pulsioni e la ricerca della soddisfazione rappresentano il “motore” della vita psichica.
Il linguaggio, escludendo l’essere umano dallo stato di natura, lo espone al rapporto con la pulsione: possiamo definire la pulsione come il “resto” intraducibile del linguaggio, che nessun significante né soddisfazione riesce ad esaurire.
La pulsione, a differenza dell’istinto, non avrebbe una meta determinata, uguale per tutti. Per questo, uno degli scopi dell’analisi è rendere possibile soggettivare la pulsione, facendo emergere la dimensione radicale del desiderio come elemento generativo della vita.
Creare un’alleanza tra pulsione e desiderio sarebbe possibile, sottolinea lo psicoanalista Massimo Recalcati, attraverso un’opera di “conversione” che vede nel talento, nello scoprire la propria passione la strada maestra per rendere generativa la vita, capace cioè non solo di raggiungere la propria soddisfazione, ma di generare frutto.
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