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IL FURETTO DI LACAN

Jacques Lacan è stato un celebre psicoanalista francese, capace di rilanciare l’opera e la teoria di Sigmund Freud.

Nel corso di molti anni di insegnamento, Lacan ha cercato di esplorare i concetti e gli elementi fondamentali della Psicoanalisi, senza cedere mai rispetto alla grande complessità della psiche e della teoria analitica.


Per riuscire nel suo compito, Lacan cercava delle metafore che potessero rendere i concetti della Psicoanalisi più chiari e vivi. In particolare, tra le metafore che Lacan ha più volte evocato nel corso dei suoi Seminari, vi è la “metafora del furetto”.


In cosa consiste? Nella pratica della caccia, il furetto è considerato un animale particolarmente difficile da catturare: dalla forma affusolata e dotato di grande agilità, il furetto riesce spesso a fuggire, salvandosi dai cacciatori.


Per questa sua dote, Lacan ha più volte evocato il furetto come metafora di alcuni concetti della Psicoanalisi, come ad esempio nel caso del desiderio.

Cosa caratterizza il desiderio umano, secondo Lacan?

Uno delle caratteristiche più importanti del desiderio è la sua natura “metonimica”.

Per Lacan, il desiderio era la “metonimia della mancanza ad essere” del soggetto. Cosa intendeva?



Per Lacan il desiderio sarebbe caratterizzato da una condizione di insoddisfazione strutturale: ogni volta che pensiamo di averlo afferrato, di averlo placato e soddisfatto, il desiderio sfugge, si palesa altrove, proprio come un furetto in fuga dai cacciatori.


Lacan aveva colto come il desiderio avesse una doppia natura: da una parte la dimensione dialettica descritta nella massima “il desiderio dell’uomo è il desiderio dell’Altro”; dall’altra la chiave metonimica del desiderio come “desiderio d’altro”, di altra cosa, irriducibile alla mera soddisfazione. Ogni volta che raggiungiamo quanto pensiamo possa soddisfarci, il desiderio si manifesta altrove, in un continuo slittamento.


Osserva Lacan:

“In questo intervallo che taglia i significanti, che fa parte della struttura stessa del significante, risiede quello che, in altri registri del mio sviluppo, ho chiamato la metonimia. E qui che striscia, è qui che scivola, è qui che fugge, come un furetto, quello che noi chiamiamo il desiderio.”


Lacan ha fatto ricorso alla metafora del furetto anche per descrivere il soggetto per come la Psicoanalisi lo intende. Il soggetto della Psicoanalisi sarebbe ben distinto dall’Io, componente della seconda topica di Freud.


Lacan osserva:

“Esiste nel modo di colui che chiamiamo soggetto e che circola da qualche parte come un furetto. Non bisogna credere che il soggetto stia al punto di partenza del bisogno - il bisogno non è ancora il soggetto. Dove sta allora il soggetto?

Il soggetto è l’intero sistema e forse qualcosa che si compie nel sistema.

Per l’Altro è la stessa cosa, è costruito allo stesso modo ed è per questa buona ragione che può prendere il relè del mio discorso.”


Il soggetto della Psicoanalisi, secondo Lacan, è il “soggetto dell’inconscio”, che si manifesta attraverso le formazioni dell’inconscio e nel linguaggio, attraverso la parola e altre formazioni linguistiche (come ad esempio il lapsus).


Ogni volta che si pensa di aver afferrato il soggetto, esso scompare, manifestandosi altrove. Per sottolineare la natura evanescente del soggetto Lacan ha fatto ricorso ad un concetto introdotto da Ernst Jones, celebre psicoanalista biografo di Freud: Jones, in un suo celebre articolo, aveva parlato di “afanisi” del soggetto: la “scomparsa” del soggetto non sarebbe quindi che l’effetto del tentativo, sempre in perdita, di controllarlo, di catturarlo o di intrappolarlo, proprio come vorrebbe fare il cacciatore con il povero furetto.


Una delle più celebri foto della storia della Psicoanalisi. Realizzata durante il viaggio negli Stati Uniti di Freud, in questa foto vediamo:

davanti: Sigmund Freud, G. Stanley Hall, Carl Gustav Jung.

Seconda fila: Abraham A. Brill, Ernest Jones, Sándor Ferenczi.



Per approfondire:

-Jacques Lacan, Il Seminario, Libro VI, “Il desiderio e la sua interpretazione”;

-Ernest Jones, “Che cos’è la psicoanalisi?”


Lo sforzo di Lacan, nel corso del suo insegnamento e nella produzione dei suoi scritti, era di agire in modo “isomorfo” rispetto all’inconscio.


L’obiettivo di Lacan non era di offrire una lettura chiara e rassicurante della Psicoanalisi; il suo scopo era invece quello di mostrare, ai suoi allievi e a tutti coloro che si avvicinavano al sapere analitico, la necessità di una continua “messa al lavoro” teorica e pratica.


Per questa ragione, i concetti lacaniani sono per prima cosa “operativi”: lungi dall’essere racchiudibili, disinnescabili, in un’unica definizione, ogni concetto lavorato da Lacan prevede molteplici definizioni e sfaccettature, allo scopo di rimanere dinamico, proprio come l’inconscio, così da essere plasmabile da renderlo, a sua volta, “isomorfo” rispetto all’inconscio.



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