FREUD E IL BUDDHISMO
- riccigianfranco199
- 12 mag 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Freud afferma che la Psicoanalisi avrebbe assestato un duro colpo al narcisismo dell’uomo:
“la più scottante mortificazione la megalomania dell'uomo è destinata a subirla da parte dell'odierna indagine psicologica, la quale ha l'intenzione di dimostrare all'Io che non solo egli non è padrone in casa propria, ma deve fare assegnamento su scarse notizie riguardo a quello che avviene inconsciamente nella sua psiche.
Anche questo richiamo a guardarsi dentro non siamo stati noi psicoanalisti né i primi né i soli a proporlo, ma sembra che tocchi a noi sostenerlo nel modo più energico e corroborarlo con un materiale empirico che tocca da vicino tutti quanti gli uomini. Di qui la generale ribellione contro la nostra scienza...”
(Introduzione alla Psicoanalisi, Lezione XVIII, pag. 446)
L’opera di Freud si fonda sulla separazione della nozione di “Io” da quella di “soggetto” e “desiderio”. In particolare, la centralità dell’Io, che affonda le proprie radici nella concezione cartesiana dell’uomo, è messa in discussione dalla collocazione del soggetto nell’inconscio. In un’epoca in cui la scienza e la tecnica hanno elevato l’uomo sul trono del Creato, la Psicoanalisi di Freud assesta un colpo terribile: l’uomo non è padrone della sua mente!
Per Freud quindi la psiche non corrisponde all’Io.
Anzi, l’indebolimento dell’Io è infatti uno degli obiettivi dell’analisi. Lacan sottolineava come la vera e propria follia umana fosse costituita dal “credersi un Io”, dalla convinzione granitica di avere un’identità che assorbisse completamente la psiche, cancellando l’inconscio.
Se per la “Psicologia dell’Io” la patologia psichica era legata ad un’eccessiva debolezza dell’Io, per Lacan la sofferenza era legata invece alla centralità dell’Io che, credendosi padrone, avrebbe abolito la dimensione vitale ed inconscia della psiche.
Freud, con la nozione di inconscio, mostra il potere relativo dell’Io e della coscienza sulla psiche: gran parte della vita psichica infatti sfugge al controllo padronale dell’Io, rimanendo inconscia.
Per questo, molti psicoanalisti hanno visto nel superamento del primato dell’Io uno dei passaggi fondamentali dell’analisi.
La teoria di Freud e il Buddhismo condividono la necessità di superare l’Io come centro della psiche, cogliendo come in questa istanza vi sia un inganno fondamentale: l’Io, costituito da un insieme stratificato di rappresentazioni, è frutto, essenzialmente, dell’adattamento del soggetto alla Civiltà e al discorso dell’Altro. Per questo, per far emergere l’autentico desiderio inconscio del soggetto, è necessario superare l’Io come fondamento dell’essere.

Dare spazio al soggetto e al desiderio inconscio comporta necessariamente rinunciare all’Io come “appiglio” narcisistico, come elemento stabilizzatore dell’identità.
Nel suo insegnamento, il Buddha indicava la necessità di trovare una “terzia via”, alternativa all’edonismo carnale, legato alla realizzazione di ogni desiderio sensuale, e al puro ascetismo, frutto del rifiuto integrale della corporeità.
La “terza via” buddhista, frutto della ricerca interiore della verità, costituirebbe la via da seguire per trovare un nuovo equilibrio, fino all’Illuminazione.
Come testimonia Nina Coltart, celebre psicoanalista, le similitudini tra Psicoanalisi e Buddhismo sono molteplici ed emergono in modo chiaro attraverso la pratica dell’analisi e della meditazione:
“Un corso intensivo di meditazione a cui ho partecipato durante un fine settimana era tenuto da un monaco buddhista... ho avuto fortuna. Un buon insegnante di meditazione è importante quanto un terapeuta personale preparato e congeniale al paziente.
È difficile determinare in quale misura questa pratica ha contribuito alla mia sopravvivenza piacevole. Sono certa che essa, assieme agli effetti duraturi della terapia analitica, ha creato una base solida su cui ho potuto impostare la parte successiva della mia vita.
La forza di questa unione è di valore incommensurabile per me. Non ho mai rilevato un contrasto tra le due componenti, ma solo l'effetto di rafforzamento dell'una, la psicoanalisi, sull'altra, il buddhismo.

Nina Coltart
Buddha era un sagace psicologo e credo di non esagerare dicendo che alcune trascrizioni degli insegnamenti impartiti oralmente da Buddha mi ricordano gli scritti di Freud che mescolano materiale clinico e teoretico...
L'introspezione grazie alle libere associazioni, che per gli psicoterapeuti dinamici si pratica nella seduta mentre per i buddhisti si pratica durante la meditazione, permette di conquistare una conoscenza più profonda e acuta del proprio Sé e delle proprie emozioni e del modo in cui i nostri sistemi di difesa psichica possono indurci a ingannarci…

La psicoanalisi e il buddhismo sono gli unici sistemi che cercano di spiegare l'innegabile fatto psicologico del nostro attaccamento ad abitudini e modi di pensare effettivamente spiacevoli; entrambi ci Insegnano il modo di abbandonare quei comportamenti dolorosi e irrazionali.
Né il buddhismo né la psicoterapia richiedono una fede nel senso di credulità. Buddha invece diceva spesso: “non fidatevi della mia parola, fatene la prova voi stessi”. Si rivolgeva dunque al senso pratico e all’esperienza. Non imponeva una fede con la “F” maiuscola ma una fede che domanda agli individui di provare da sé il processo descritto nella sua dottrina...
In quanto terapeuti e in quanto buddhisti non ci troviamo nella necessità di dare giudizi morali, ma solo psicologici; stiamo seduti immobili, spesso in silenzio, con un atteggiamento spesso simile alla meditazione, in compagnia di persone che tentiamo di aiutare a conoscersi meglio in modi più creativi, cercando di ridurre la loro sofferenza radicata nell'attaccamento ad atteggiamenti sbagliati e di eliminare gli ostacoli che aumentano la loro infelicità.”+
Così Nina Coltart descrive la sua esperienza di psicoanalista e di buddhista.
Entrambe le pratiche sarebbero accomunate dalla condivisa necessità di contrastare l’imperante narcisismo che vuole nell’Io il Padrone della psiche e nell’uomo il Padrone del mondo: solo “detronizzando” l’Io è infatti possibile fare l’incontro con il proprio desiderio, facendo emergere la parola vera del soggetto.

Per approfondire:
-Molino e Carnevali - Tra Sogni del Budda e Risvegli di Freud. Esplorazioni in psicoanalisi e buddismo;
-Nina Coltart – Come sopravvivere come Psicoterapeuta.
-Mark Epstein - BUDDHA, FREUD E IL DESIDERIO.
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