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IL DRAMMA DI NARCISO

Il mito di Narciso, una storia senza tempo della mitologia greca, esplora il tema dell’amore, del Sé e del rapporto con l’altro. Narrato dal poeta romano Ovidio nelle sue "Metamorfosi", questo racconto ha trasceso i secoli, lasciando un segno indelebile nella letteratura, nella psicologia e nella cultura.


Narciso, un giovane di una bellezza senza eguali, era animato da un orgoglio e un'arroganza senza pari. Amato da tutti per la sua insuperabile bellezza, il giovane rifiutava ogni proposta. Anche la bellissima ninfa Eco venne rifiutata da Narciso. La ninfa, presa dalla disperazione, scomparve, lasciando di sé solo la voce.


Come punizione per la sua arroganza, la dea Nemesi guidò Narciso verso una pozza d'acqua limpida. A sua insaputa, quest'acqua conteneva una superficie che avrebbe rivelato la sua stessa immagine. Narciso, vedendo per la prima volta il suo riflesso, rimase affascinato dalla bellezza che vide. Ignaro del fatto che si trattasse semplicemente di un riflesso, si innamorò perdutamente di se stesso.


L'ossessione per la propria immagine si è rivelata la rovina di Narciso. Più guardava nello specchio d’acqua, più profonda diventava la sua infatuazione. Consumato dall'amor proprio, non riusciva a staccarsi dall’immagine del suo riflesso. Questo amore non corrisposto portò al suo progressivo deperimento finché, alla fine, morì in riva al mare.


Il mito di Narciso è ricco di simbolismo e offre una profonda esplorazione della natura umana. Il fiore di narciso che sboccia nel luogo della sua morte è un simbolo toccante della natura fugace della bellezza e dell'inevitabile ciclo della vita.


Il termine "narcisismo" affonda le sue radici in questo mito e occupa un posto di grande importanza nel campo della psicologia e della psicoanalisi. In particolare, Freud, in “Introduzione al Narcisismo” sottolinea l’esistenza di una spinta auto-conservativa nell’uomo, evidente ad esempio nel complesso di Edipo.


Tuttavia, l’aspetto più rilevante della vicenda di Narciso ha a che fare con il rapporto con l’immagine; Narciso non si riconosce nell’immagine riflessa: esiste una distanza insuperabile tra l’uomo e la sua immagine, un’impossibile corrispondenza. Se la nostra immagine ci offre un senso di unità e ci rappresenta, noi non possiamo raggiungerla, essere come l’ideale riflesso nell’immagine.


Per questo, Lacan sottolinea la dimensione suicidaria della passione di Narciso per la propria immagine.


Il mito di Narciso ha lasciato un'impronta duratura nell'arte, nella letteratura e nella cultura popolare. Innumerevoli artisti, scrittori e registi hanno tratto ispirazione dal racconto, esplorando i temi della vanità, dello sguardo e della bellezza.


Ne abbiamo un nuovo esempio nell’opera dello sculture italiano Jago, inaugurata il 08/12/2023 a Napoli.


Nella sua versione, Narciso si specchia, trovando un’immagine sorprendente: un’immagine femminile. Al centro dell’opera abbiamo un elemento decisivo ma assente: il pelo dell’acqua, lo specchio in cui Narciso ricerca la propria immagine.


Il palmo della mani, il ginocchio e il piede di Narciso suggeriscono il punto di contatto con l’acqua, offrendo all’opera una viva dinamicità.


L’immagine riflessa, tuttavia, ci sorprende per la sua alterità: nell’immagine Narciso trova ciò che desidera, ciò che non possiede e non è.

In tal senso, l’immagine femminile può essere interpretata come simbolica “alterità” rispetto a Narciso: ciò che l’eroe tragico infatti non può raggiungere, confinato nei limiti del proprio corpo.

Nell’immagine: Jago – Narciso (2023)


Per approfondire:

-Freud – introduzione al Narcisismo;

-Lacan – Discorso sulla causalità psichica.


Abbiamo parlato di un'altra opera di Jago, "La Pietà", in questo articolo.


Come in tutte le sue opere, Jago si sottrae ad ogni tentativo di fissare una volta per tutte il significato. Si tratta di un’operazione precisa: ogni opera diviene significante, cioè veicolo di significati diversi, capaci di emergere solo nella loro più complessa articolazione.

Jago - Narciso (2023), dettaglio


In quest’opera, realizzata in marmo, l’artista ha posto al centro un elemento assente: il pelo dell’acqua. Lo vediamo bene nella mano destra di Narciso, assente, sommersa e in continuità con la sua immagine riflessa. Quello che sembra essere un punto di contatto si svela per la sua drammatica impossibilità: ciò che incontra Narciso non è l'altro, ma il riflesso.

Così trova forma plastica e drammatica l'aforisma lacaniano "Non c'è rapporto sessuale": l'opera mostra in modo efficace l'impossibilità di fare uno con l'altro, compresa l'alterità irriducibile della propria immagine speculare.

I punti di contatto dei due corpi non sono che illusori, punto di un'unione impossibile, separata in modo insuperabile dalla superficie dell'acqua.

Jago - Narciso (2023), dettaglio


La scelta di rendere femminile l’immagine di Narciso può essere interpretata come simbolo di “eterità”, in quanto “eteros”: nello scritto “lo stordito”, Lacan sottolinea come l’amore eterosessuale sia sempre “amore per una donna”, qualsiasi sia il suo genere. Con “donna” Lacan non intende un soggetto biologicamente femminile, ma sottolinea l’assoluta alterità che mette alla prova l’amore.


Jago - Narciso (2023), dettaglio


Se da una parte l’amore di Narciso è l’amore per lo stesso, per il simile, l’amore eterosessuale sarebbe l’amore per l’alterità irriducibile, per quanto non potrà mai essere nostro, l’amore per l’impossibile a possedersi.


Jago - Narciso (2023), dettaglio


L’amore di Narciso per la sua immagine lo porterà alla rovina e alla morte; l’amore per l’eteros invece indicherebbe apertura, rinuncia vitale che apre al possibile nell’impossibile: stare in rapporto con l’altro.

 
 
 

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