IL DOLORE E LA VOCE: LA STORIA DI MARIA CALLAS
- riccigianfranco199
- 15 gen
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"Ma il debole sorriso sfuggente/ non è di timidezza/ è lo sgomento, più terribile, ben più terribile/ di avere un corpo separato, nei regni dell’essere – se è una colpa/ se non è che un incidente:/ ma al posto dell’Altro/ per me c’è un vuoto nel cosmo/ un vuoto nel cosmo/ e da là tu canti"
Pier Paolo Pasolini, “Timor di me?”, in “Trasumanar e organizzar”, 1971.
Maria Callas, nota come "La Divina" per il suo straordinario talento vocale e la presenza scenica drammatica, è stata una delle cantanti d'opera più celebrate del XX secolo. Era dotata di un’estensione vocale fuori dal comune: dal La grave al Mi sopracuto. Il suono della sua voce era pieno, naturale tra il Sol centrale e il Si acuto.

Tuttavia, dietro la sua personalità pubblica e il suo successo artistico, Callas ha dovuto affrontare pesanti sofferenze, tormenti e delusioni per gran parte della sua vita.Maria Callas nacque Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropoulos a New York City nel 1923 da genitori greci.
La madre, alla sua nascita, la ignorò per quattro giorni perché era “troppo femmina” rispetto ai suoi desideri e, soprattutto, brutta, “grassa come un agnello”.
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Il rapporto tra Maria e la madre rimarrà difficile per tutta la vita dell’artista.
Evangelia, madre della Callas, era descritta come una donna autoritaria, ossessionata dalla carriera della figlia, spesso a scapito del benessere personale di Maria. Le pressioni materne e l’evanescenza del padre, emotivamente assente, avrebbero favorito il consolidarsi di una personalità grandiosa e allo stesso tempo fragile.
Un drammatico incidente da bambina avrebbe inciso sul carattere della giovane Callas, dando alla sua personalità una nota umbratile che l’avrebbe accompagnata per sempre, tanto da spingere la madre ad attribuirle un “cattivo carattere”.
Dopo anni passati in Grecia e negli Stati Uniti, la Callas si trasferì in Italia nel 1947, trovando la propria consacrazione artistica. Tuttavia l’apice della carriera portò con sé un’immensa pressione, legata alla sua abilità vocale e alla sua immagine. Venne attaccata per la sua drastica perdita di peso a metà degli anni '50, volta a emulare la grazia e l'aspetto di Audrey Hepburn.
Maria Callas era infatti diventata celebre sul palcoscenico con i suoi novanta chili di stazza, le guance pingui, il doppio mento da soprano, il seno abbondante. Passò un anno appena, e riapparve sulle scene con almeno trenta chili in meno.
La madre, vedendola, avrebbe affermato in un’intervista: “era grassa, era felice, ma non le stava niente bene, adesso che è dimagrita invece sta benissimo”.
Continua a circolare la voce che il dimagrimento della cantante fosse dovuto all’ingestione volontaria di una tenia: un verme che, come i tormenti interiori di Maria, l’avrebbe prosciugata dall’interno.
Si ipotizzò che questo periodo di dieta estrema avesse contribuito al deterioramento della sua voce, con pesanti ricadute sulle sue performance canore e sulla sua autostima. Critici e pubblico iniziarono a notare l'instabilità nella sua qualità vocale, criticandola aspramente.

In quegli anni (1958), il dibattito sul mondo della lirica era acceso e vivace. La Callas era un personaggio divisivo, in rivalità con il soprano Renata Tebaldi. Maria era la punta di diamante della Scala di Milano: quando arrivò a Roma era “la Milanese”, detto con un tocco dispregiativo.
Maria salì sul palco del Teatro dell’Opera di Roma per la Norma il 2 gennaio 1958.
Una serata di gala, con il Presidente della Repubblica Gronchi nel palco d’onore. Durante il primo atto, la sua interpretazione della Casta Diva le regalò un fischio dal loggione, subito coperto da applausi di incoraggiamento. All’intervallo, in camerino, Callas ebbe una pesante crisi: disse che non stava bene, e che non avrebbe più cantato, che per nessuna ragione al mondo sarebbe risalita sul palco quella sera.
Il teatro tuttavia non aveva un’interprete di riserva. L’opera fu interrotta e la gente in strada inveì contro la Callas che dovette scappare passando per un sotterraneo rifugiandosi all’Hotel Quirinale, generando uno scandalo di portata mondiale.
La vita personale della Callas fu segnata da relazioni intense e spesso drammatiche che influenzarono ulteriormente la sua vita. Il suo matrimonio con Giovanni Battista Meneghini fu irto di tradimenti e di manipolazioni finanziarie. La sua successiva relazione con Aristotele Onassis finì bruscamente con il matrimonio dell’armatore con Jacqueline Kennedy.
Il tradimento emotivo fu pubblico, umiliante e portò la cantante alla depressione. L'abbandono di Onassis fu un catalizzatore per il suo ritiro più profondo nella solitudine e nell'uso di sostanze, in particolare Mandrax, che usava per affrontare l'insonnia e il dolore emotivo.

Nei suoi ultimi anni, Callas visse a Parigi, in una crescente isolamento. Le fu diagnosticata una dermatomiosite, che non solo la colpì fisicamente, ma contribuì anche al suo stato psicologico, mentre affrontava la perdita della sua voce e il declino della sua fama. Le sue lettere di quel periodo mostrano una donna schiacciata dalla dura realtà della vecchiaia lontano dai riflettori. L'uso di sedativi aumentò, suggerendo una dipendenza sviluppata dai suoi tentativi di gestire i propri demoni.
Maria Callas morì improvvisamente il 16 settembre 1977. Sulla sua scomparsa sono circolate molte voci: la pesante depressione e l’insonnia che oramai da tempo la attanagliavano hanno rafforzato l’ipotesi che la fine della vita di Maria sia giunta per mano della cantante stessa, esasperata dal dolore di vivere.
“In questi fieri momenti, tu sol mi resti E il cuor mi tenti, l'ultima voce del mio destino l'ultima croce del mio cammino”
(dal biglietto ritrovato sul comodino di Maria, il giorno della scomparsa)
Per approfondire:
-Aversano e Pellegrini - “Mille e una Callas. Voci e studi”;
-Briganti – “Maria Callas”;
-Capella - “Maria Callas. The Exhibition”.

Maria Callas aveva un rapporto conflittuale con la sua voce: si racconta che non volesse ascoltare le proprie registrazioni; come in una scena del film “Maria” (2024) di Pablo Larraín, per la Callas il canto non dovrebbe mai essere fermato da un disco, perché sul disco il canto diventa perfetto, dando corpo ad un ideale impossibile da imitare.
La storia di Maria Callas mette in luce aspetti delicati e complessi del femminile: il rapporto tra le generazioni, in particolare quello tra madre e figlia; il rapporto con il proprio corpo e il suo aspetto; il ruolo dell’amore.
In tutti questi ambiti, la vita della “Divina” è stata pesantemente condizionata da eventi che l’hanno segnata, accompagnandola fino ai suoi ultimi giorni.
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