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HALLOWEEN E I MOSTRI

La festa di Halloween, notte di Tutti i Santi, è una festa che ha acquisito grande popolarità in tutto il Mondo Occidentale. Si tratta di una festività cristiana di origine celtica, legata ai temi dell’oscurità, dell’orrore e del soprannaturale. In particolare, i festeggiamenti legati ad Halloween mettono al centro figure mostruose ed inquietanti, come gli zombie, le streghe e altre creature magiche.


Collocata alla fine della stagione del raccolto, questa festività era legata alla fine dell’estate e all’inizio dell’inverno, il periodo più buio dell’anno.


La tradizione vorrebbe che nella notte di Halloween vi sarebbe un contatto ravvicinato con una dimensione soprannaturale e mistica. Al di là degli aspetti folkloristici e consumistici, cosa si cela dietro a questa fascinazione per l’orrore e il soprannaturale?


Da una parte possiamo osservare una sorta di “formazione reattiva” nei confronti della morte e dell’oscurità: le creature mostruose che popolano l’immaginario collettivo legato ad Halloween si trovano sul confine tra la vita e la morte.


I famosi “zombi”, noti grazie a racconti, film e fumetti che li vedono come minacciosi antagonisti, traggono il loro nome da una credenza popolare di Haiti: secondo la tradizione religiosa vudù, gli stregoni, chiamati “bokor”, sarebbero in grado di catturare l’anima degli uomini, rendendoli degli schiavi senza volontà, letargici e privi di coscienza. Gli zombi si trascinano, inseguendo poveri malcapitati terrorizzati dal loro aspetto.


In Europa, le scoperte scientifiche (come l’elettricità) e anatomiche hanno a lungo alimentato l’idea di un corpo macchina (concetto presente anche in Cartesio): in che modo anima e corpo interagiscono tra loro? Cosa segna il confine tra fisico e spirituale? E tra la vita e la morte?


Il celebre mostro costruito dal filosofo e scienziato Victor Frankenstein, frutto della fantasia di Mary Shelley, riflette proprio questo immaginario: composto da parti di diversi corpi sottratti dagli obitori, il mostro prende vita in modo misterioso, sottraendosi alla volontà del suo creatore. Parti morte sono ricomposte in un essere che torna in vita, in una forma nuova ed inquietante.



Tra il fantasioso, il grottesco e lo pseudoscientifico, il racconto di Shelley rappresenta un punto di passaggio tra la cultura dell’età moderna e il mondo scientifico contemporaneo nel suo senso più pieno.


Anche le leggende che circolano intorno alla zucca intagliata ed illuminata da una candela, chiamata “Jack-o’-Lantern”, hanno al centro il confine nebuloso e misterioso tra vita terrena e ultraterrena, tra vita e morte.


Stingy Jack, un fabbro irlandese, secondo la leggenda sarebbe più volte riuscito a beffarsi del Diavolo; giunto alla fine dei suoi giorni, per i numerosi peccati commessi sarebbe stato respinto dal Paradiso. Giunto all’inferno, il Diavolo avrebbe rifiutato la sua anima, condannandolo a vagare per l’eternità. L’anima tormentata avrebbe portato con sé una zucca vuota, con all’interno un tizzone ardente.


L’evocazione di queste creature presentifica incubi, paure e inquietudini: non più confinate nei sogni e nei pensieri, questi mostri “popolano” il mondo per una notte, dando corpo alle fantasie più angoscianti.



Da un punto di vista junghiano, possiamo considerare queste creature come personificazioni dell’archetipo dell’Ombra: se, durante l’anno, l’oscurità è rifiutata e bandita come elemento negativo e disturbante, per una notte assume invece centralità, superando la barriera che separa vita e morte.


È in gioco quello che Freud chiama “perturbante” (unheimlich), l’aspetto inquietante e perturbante che ci abita e che tuttavia non vogliamo né vedere né conoscere.


Il lato oscuro e represso della Psiche riemerge in forme inquietanti e spaventose, tormentando l’Io e la Coscienza.


La morte, rifiutata perché fonte di angoscia, torna nelle forme deformi e spaventose di creature che dovrebbero giacere sotto terra e invece vagano per le strade.


Lo spaventare gli altri con maschere terrificanti assume allora una dimensione catartica: spaventando l’altro si esorcizza il proprio terrore verso la morte, controllando e scatenando il terrore per il soprannaturale.



L’emergere di ciò che ci spaventa costituisce la minaccia più grande: ne abbiamo un chiaro esempio nella paura del buio; nella paura del buio infatti non è in gioco l’incapacità di vedere, bensì il terrore di vedere nell’oscurità qualcosa che non dovrebbe esserci. Per questo la paura del buio non sarebbe una paura di “non vedere”, bensì una paura di “vedere”.


Buon Halloween a tutti!


Per approfondire:

-Delumeau, (2018). La paura in Occidente: storia della paura nell'età moderna;

-Cardini, (1983). I giorni del sacro. Il libro delle feste;

-Freud, (1919). Il perturbante.



 
 
 

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