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GOLLUM E L’ANELLO

IL GODIMENTO ASSOLUTO DELLA COSA


Gollum, uno dei personaggi della saga del “Signore degli anelli” di Tolkien, ci offre lo spunto per mettere in luce alcuni aspetti del rapporto dell’uomo con la mancanza. La sua trasformazione, dalla creatura simile a uno hobbit Smeagol, nella personalità tormentata e divisa di Gollum presenta aspetti di grande complessità psicologica che può essere esplorata attraverso varie lenti psicoanalitiche, in particolare attraverso le teorie di Lacan e Jung.


La trasformazione di Smeagol in Gollum avviene per effetto dell’incontro con l’Unico Anello: divenuto oggetto assoluto di desiderio, la bramosia spinge Smeagol ad uccidere l’amico col quale si trovava nel momento del ritrovamento. Divenuto padrone del prezioso oggetto, Smeagol verrà consumato dalla propria follia, rinchiudendosi in una grotta, pur di non correre il rischio di perdere l’anello o di vederselo sottrarre.

Smeagol, nel momento del primo incontro con l'anello, e Gollum


L’Anello rappresenta l’oggetto di un godimento assoluto, capace di far venire meno ogni bisogno: Smeagol dimentica ogni altra cosa una volta divenuto il padrone dell’anello. Nulla è più in grado di catturare la sua attenzione. Il suo corpo ne esce trasfigurato, deforme, consumato.

L’Anello diviene un oggetto col quale Gollum crea un “matrimonio perfetto”, senza scarti, senza altra necessità o bisogno. La chiusura del soggetto sull’oggetto, sulla “Cosa” (il freudiano “Das Ding”), come direbbe Lacan, diviene la leva di una chiusura totale, autistica rispetto all’Altro.

Il ritiro nella grotta mostra precisamente questo passaggio: isolato in un luogo sperduto, dove nessuno possa trovarlo.


L’Anello assume infatti i precisi tratti della Cosa, per come Lacan la descrive nel Seminrio VII: oggetto di un godimento da sempre perduto e da sempre ricercato, l’anello determina l’arresto di ogni moto, di ogni vitalità. Si tratta dell'effetto della traccia lasciata dall'oggetto del mitico primo soddisfacimento. Si tratta di una sorta di mito freudiano, colto a partire da un'evidenza della clinica: l'incontro con l'altro comporta sempre un misto di soddisfazione e delusione; infatti l'oggetto non è "mai come...", mai quanto veramente cercato, mai capace di arrestare il moto del desiderio.

La soddisfazione che offre è così grande da determinare l’eclissi, la scomparsa del soggetto, travolto dal godimento, consumato dalla Todestrieb.


Come nella tossicomania, l’anello è elevato a partner, idealizzato, fonte di ogni bene. Il lato oscuro di questa unione è l’effetto corrosivo della pulsione di morte: il possesso dell’anello diviene condizione imprescindibile per l’esistenza di Gollum e ragione stessa della sua rovina.


La celebre espressione “il mio tesoro!” che Gollum ripete ossessivamente, preso in una cattura estatica, ci mostra la chiusura della catena significante, la dimensione mortifera del godimento autistico.


È a partire dall’estrazione della Cosa dal corpo e dalla sua collocazione nel campo dell’Altro che il soggetto e il desiderio possono sorgere: gli effetti di “parassita” della Cosa nel corpo sono evidenti nella psicosi, dove questa separazione non avviene; ciò accade per esempio nella schizofrenia, dove il corpo viene scisso, tagliato, attaccato pur di realizzare, almeno sul piano del reale, la separazione da Das Ding.


Solo la perdita dell’Anello genera un movimento in Gollum: dopo il godimento del “pieno” assoluto, dopo decenni di soddisfazione nirvanica che lo ha trasfigurato, la perdita dell’anello lo spinge nella più cupa disperazione; come preso da una costante e inappagabile fame, corroso dall’assenza dell’oggetto, Gollum abbandona la sua caverna, alla ricerca di quanto ha perduto.


L’espressione di profonda beatitudine legata all’incontro con questo oggetto particolare è ben rappresentata nel film di Peter Jackson: ritrovare l’anello, unica ragione di vita per Gollum, sarà anche la ragione della sua fine; giunto nel monte Fato insieme agli hobbit Frodo e Sam, Gollum sarà pronto a tutto pur di possedere l’oggetto perduto ancora una volta, perdendo la vita nel momento dell’estatico, ultimo, beato incontro con l’anello.


Per approfondire:

-Sigmund Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale

-Jacques Lacan, Il seminario, Libro VII, l’etica della psicoanalisi;

-Tolkien, Il Signore degli anelli, La compagnia dell’anello.


L’inganno e l’ambivalenza del personaggio di Gollum è un aspetto tipico della tossicomania: dietro ad un’apparente alleanza e benevolenza, si cela il bruciante desiderio, oscuro e mortifero, di tornare all’unione con l’oggetto perduto; questo desiderio sarebbe così forte da ignorare ogni limite, ogni legge: tutto pur di unirsi nuovamente alla Cosa.


Lo stesso Bilbo, prima di cedere l’anello, mostra gli effetti di questa trappola mortifera: prima di morire infatti, chiede al fidato mago Gandalf: “ricordi quell’anello? Credi che possa averlo, anche solo un’ultima volta?”


Gollum può essere esaminato attraverso una lente junghiana, in particolare in termini di archetipo ombra. Gollum incarna gli aspetti repressi e più oscuri di Smeagol, manifestandosi come il suo sé ombra. Il viaggio di Frodo e della compagnia può essere visto come un viaggio attraverso l'inconscio collettivo, con Gollum che rappresenta gli elementi più oscuri che devono essere integrati e affrontati.


Il trauma dell'omicidio del suo amico per l'Anello è alla base della frattura psicologica di Gollum. Questo evento traumatico funge da catalizzatore per la scissione della sua identità, contribuendo alla sua dissociazione e alla manifestazione di Gollum come persona separata, proteggendo Smeagol dall'affrontare il senso di colpa e la responsabilità delle sue azioni.


In sintesi, il personaggio di Gollum può essere interpretato come una rappresentazione profonda delle complessità della psiche umana, illustrando i conflitti interiori tra desideri, la lotta per il controllo, l’impatto del trauma e la frammentazione del sé. Il suo viaggio attraverso "Il Signore degli Anelli" costituisce un terreno fertile per esplorare le teorie psicoanalitiche e comprendere le complessità della mente umana.

 
 
 

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