FREUD E MAHLER
- riccigianfranco199
- 7 apr 2024
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Gustav Mahler è stato uno dei più grandi musicisti e compositori di ogni tempo. La sua musica, elegante e carica di emozione, è ancora oggi capace di suscitare intense emozioni.
Artista precoce e dal grande talento, visse una vita tormentata e carica di dolore.
Figlio di un padre brutale e di una madre malata, nato con ben 9 fratelli, ben 5 morirono precocemente, uno di loro morì a 13 anni, uno sì suicidò a 22 anni e infine uno dei pochi sopravvissuti venne rinchiuso in manicomio. Il carattere di Mahler era descritto dagli amici come ossessivo e carico di malinconia; forse a testimonianza di questi vissuti, in una sua composizione, l’artista scrive: “dunkel ist das Leben, ist der Tod” - “oscura è la vita, è la morte”, alla fin di ogni strofa del primo dei 6 “Lieder del Das Lied von der Erde”.

Inoltre, Mahler soffriva per le discriminazioni legate alla sua origine ebraica:
“Sono tre volte senza patria: un boemo tra gli austriaci, un austriaco tra i tedeschi e un ebreo tra i popoli di tutto il mondo.”
Oltre all’infanzia difficile, Mahler, secondo la moglie Alma Schindler, subì “3 colpi di scure del destino”: il lutto senza fine per Putzli, la figlioletta Maria (morta a 5 anni nel 1907 di scarlattina e difterite, dopo il fallito tentativo di salvarla con una laringectomia), la diagnosi di un grave vizio cardiaco ed infine la cacciata dall’Opera di Vienna (per entrare nella quale aveva accettato di diventare cattolico).
Su tutto questo, si abbatté la notizia del tradimento di Alma: oramai stanca di tollerare l’impotenza e il nevroticismo di Mahler, Alma cercò le attenzioni di uno sconosciuto architetto di 27 anni, Walter Gropius, conosciuto ai bagni di Tobelbad (Graz) dove Alma era andata “per curarsi i nervi”.
Il tradimento venne scoperto in modo buffo e maldestro: il giovane amante, come in un lapsus, scrisse l’indirizzo di Mahler in una lettera per Alma e il musicista ricevette la lettera al posto della moglie, cadendo nella disperazione più nera.

Alma, la moglie di Mahler
A questo punto, Mahler decise di chiedere aiuto a Sigmund Freud, il padre della Psicoanalisi.
Abbiamo alcune testimonianze dell’incontro tra Freud e Mahler: l’artista, divorato da dubbi e incertezze, aveva domandato e disdetto l’appuntamento per ben tre volte, mettendo alla prova la pazienza di Freud. Alla fine, i due si incontrarono.
La terapia consta in un’unica lunghissima seduta, di ben quattro ore, avvenuta a Leida, il 26 o il 27 agosto 1910, durante le vacanze estive di Freud. Il messaggero tra i due era Nepallek, parente di Alma. I due passeggiarono lungo la città: Mahler si raccontò a Freud, esplorando i suoi vissuti verso Alma e raccontandosi senza riserve.

Abbiamo delle tracce di questa seduta così particolare, poco “ortodossa”, da diverse fonti: da Freud stesso, in una lettera a Reik, da Mahler, in alcuni telegrammi alla moglie, da Alma stessa e da Ernest Jones, biografo di Freud.
In una lettera di molti anni dopo (1935), Freud scriverà di ricordare di aver colto una sorta di “Mariencomplex” (fissazione materna) in Mahler e il suo totale “ritiro della libido” dalla relazione con Alma. La musica sarebbe stata uno strumento per tentare di ricomporre un oggetto idealizzato materno, per sempre perduto.
Freud rassicurò Mahler che la sua età non fosse un ostacolo per amare la moglie: egli avrebbe cercato la propria madre Maria, nella moglie Alma Maria, che egli chiamva a volte solo Maria. Secondo quanto ne disse Freud, Mahler avrebbe confermato la bontà di questa interpretazione.
Nella sua lettera Freud raccontò della stima maturata per Mahler: nonostante la singola seduta non avesse potuto “scalfire la nevrosi ossessiva”, Freud vide in Mahler un “uomo di genio”, con una sorprendente “capacità di comprensione psicologica”: è come se “un singolo raggio di luce fosse trapelato da un misterioso edificio” commentò Freud.
Mahler raccontò con entusiamo ad Alma di questa seduta: egli scrisse un telegramma che recita: “bin frölich unterredung interessant aus strohhalm balken geworden” (“sono felice, colloquio interessante, la paglia è diventata una trave”).
In una messaggio successivo: “in proposito ho fatto una strana scoperta: vedi, che sedessi alla mia scrivania o pensassi solo a te mentre ero lontano, era sempre lo stesso struggente desiderio nostalgico. Era sempre latente in me questa dipendenza da te -Freud ha proprio ragione - tu eri costantemente per me la luce e il punto centrale!”.
Jones, nella sua biografia di Freud, racconta come “Mahler” soffra “di folie de doute a causa della sua nevrosi ossessiva”.
Nelle proprie memorie, anche Alma racconta la sua “versione dei fatti”: Mahler è descritto come un marito devoto, ma spinto dal desiderio di idealizzare la moglie, impedendo ogni sua forma di realizzazione artistica e personale. Messa su un piedistallo, Mahler l’avrebbe considerata un essere intoccabile.

Per approfondire:
-Albano Lucilla - Il divano di Freud. Mahler, l'Uomo dei Lupi, Hilda Doolittle e altri. I pazienti raccontano il fondatore della psicoanalisi;
-Ernest Jones – Vita e opere di Sigmund Freud.
Nei mesi successivi alla seduta con Freud, Gustav Mahler si sarebbe maggiormente interessato all’opera e alla creatività della moglie.
Giunse persino a svegliarla nel cuore della notte per comunicarle che aveva avuto una visione creativa: dedicare a lei (e non più alla “Nazione”) la sua inedita 8a sinfonia.
Tuttavia, di lì a poco, il 18 maggio 1911, un giovedì, a Vienna, Gustav Mahler si sarebbe spento per i suoi problemi cardiaci.
Il suo rapporto con la musica è al centro di un’opera del primo analista interessato al rapporto tra psicoanalisi e musica, Theodor Reik.
“…fino a quando posso riassumere le mie esperienze con le parole, non ho bisogno della musica. Quel bisogno inizia là dove dominano le sensazioni oscure, alla soglia che conduce all’ altro mondo. Quello dove tutte le cose non si scompongono più nel tempo e nello spazio” (G. Mahler, lettera a M. Marschalk, 26 marzo 1896)
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