L'"EGO" DI FREUD
- riccigianfranco199
- 12 feb
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L’Io è una delle tre istanze psichiche descritte da Freud nel saggio “L’Io e l’Es” del 1922. Insieme al Super Io e all’Es, l’Io è parte della “seconda topica”, che completa la prima suddivisione freudiana della psiche in sistema conscio, preconscio ed inconscio (prima topica).
Freud introduce questa ulteriore suddivisione per spiegare i conflitti e le dinamiche interne alla psiche conscia ed inconscia. Ad ognuna delle tre istanze sono assegnate funzioni e componenti differenti.

Come possiamo definire l’Io? Scrive Freud:
“Ci siamo fatti l'idea che esista nella persona un nucleo organizzato e coerente di processi psichici che chiamiamo l'Io di quella persona. A tale Io è legata la coscienza; esso domina le vie d'accesso alla motilità, ossia alla scarica degli eccitamenti nel mondo esterno; l'Io è quell'istanza psichica che esercita un controllo su tutti i processi parziali, è l'istanza psichica che di notte va a dormire e che anche allora esercita la censura onirica. Provengono da questo Io anche le rimozioni mediante le quali alcune tendenze psichiche non soltanto rimangono escluse dalla coscienza, ma anche dagli altri modi cli agire e di farsi valere. (“L’Io e l’Es”, pag.479-480)
Da dove ha origine l’Io, secondo Freud?
“Sforzandoci di fornirne una rappresentazione grafica, aggiungeremo che l'Io non avviluppa interamente l'Es, ma solo quel tanto che basta a far si che il sistema P formi la sua superficie (dell'Io), e cioè più o meno come il disco germinale poggia sull'uovo. L'Io non è nettamente separato dall'Es, ma sconfina verso il basso fino a confluire con esso. (Ibidem, pag.487)

L’Io quindi “germoglierebbe” dall’Es, rimanendovi collegato. Il rapporto tra queste due istanze è conflittuale: l’Es preme per emergere e soddisfare le istanze pulsionali; l’Io invece si difende, reprimendo la pulsione oppure indirizzandola verso mete accettabili.
È così che Freud ipotizza lo sviluppo della libido, che da oggettuale (legata agli oggetti del mondo esterno) si può legare all’Io, diventando “narcisistica”:
“Secondo un altro punto di vista questo tramutarsi di una scelta oggettuale erotica in un'alterazione dell'Io è anche un mezzo con cui l'Io controlla l'Es e può approfondire la sua relazione con esso, sia pure al prezzo di mostrarsi assai arrendevole nei confronti delle esperienze dell'Es stesso. Quando l'Io assume i tratti dell'oggetto, si auto-impone per cosi dire all'Es come oggetto d'amore e cerca di risarcirlo della perdita subita dicendogli: "Vedi, puoi amare anche me, che sono cosi simile all'oggetto." (Ibidem, pag.492-493)
Ora possiamo chiederci: qual è il destino dell’Io nelle tre strutture fondamentali della psiche? L’Io del soggetto nevrotico è simile a quello della psicosi? E nella perversione, invece?
Nella nevrosi, il conflitto tra Io, Es e mondo esterno si risolve a favore delle imposizioni del mondo esterno e del Super Io. L’Io e le sue difese, mobilitate nei confronti dell’Es, reprimono le istanze pulsionali, con un effetto di spegnimento della vita. Ogni nevrosi, infatti, ha un fondo depressivo, legato all’impossibilità di realizzare i propri desideri. Nella nevrosi, il soggetto cede sull’assunzione diretta del proprio desiderio.
Nella psicosi, l’Io è incapace di mediare tra mondo esterno ed Es, determinando una vera e propria lacerazione nel rapporto con la realtà. Lo psicotico, ridotto ad oggetto delle pretese dell’Es, si trova “sotto assedio”, senza poter regolare il magma della pulsione. L’inconscio è “a cielo aperto”, senza possibilità di mediazione o sublimazione. Impossibilitato ad avere a che fare con il mondo esterno, il soggetto crea un mondo alternativo, il delirio, nel quale la pulsione può essere soddisfatta.
Nella perversione invece l’Io diviene il nodo di una singolare sintesi tra le diverse istanze psichiche: la soddisfazione della pulsione diviene l’unica cifra della verità e della giustizia per il soggetto. Il perverso, maître della pulsione, indica nella propria volontà di godimento una nuova forma della Legge. Ogni forma di vincolo o di limite è visto come ipocrita, falso, ostacolo al rapporto diretto con il godimento e con la Natura.
Per approfondire:
-Sigmund Freud – “L’Io e l’Es” (1922);
-Sigmund Freud – “Nevrosi e Psicosi” (1924);
-Sigmund Freud – “La perdita della realtà nella nevrosi e nella psicosi” (1924).

Come sottolinea Élisabeth Roudinesco, le topiche freudiane non corrispondono ad una teoria del “soggetto” per la psicoanalisi. Merito di Lacan è di aver colmato questo vuoto nell’opera di Freud, annodando soggetto e desiderio e superando questa impasse.
Il soggetto individuato da Lacan non corrisponde all’Io freudiano. Piuttosto, l’Io sarebbe, in continuità con il pensiero esistenzialista, la risposta alla domanda “Chi sono?”: un’istanza quindi di natura rappresentativa e dichiarativa, identitaria, e non meramente operativa.
La dimensione della coscienza, sottratta al dominio dell’Io, rientrerebbe quindi nella dialettica tra conscio e desiderio inconscio, vera anima del soggetto per Lacan, che parlerà quindi di “soggetto dell’inconscio”, contrapponendolo all’Io freudiano.
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