ELOGIO DELLE MADRI
- riccigianfranco199
- 16 mag 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 11 giu 2023
Chi è una madre? Per la Psicoanalisi la madre non è semplicemente chi genera una nuova vita. “Madre” sarebbe il nome del primo Altro che il soggetto incontra.
Già Freud aveva colto come si potesse chiamare “madre” quel primo Altro che risponde al grido del bambino: un grido che nasce da una sensazione di malessere che il bambino ancora non capisce. È la madre allora ad interpretare il grido, a dotarlo di senso, a rispondere con le sue cure.
Come è evidente, l’uomo nasce nelle mani dell’Altro, un Altro che diviene il mondo per il bambino e che offre un senso a quanto accade.
L’incontro con la madre è quindi il primo incontro con il mondo, con il linguaggio, con il senso e la relazione.
Lo sguardo della madre, lo sguardo che la madre restituisce al bambino, come sottolinea Lacan, è alla base dell’immagine che il bambino costruisce di sé: essere amabile, bello, oppure brutto, rifiutato, è il risultato dell’effetto dello sguardo materno.
Il valore dell’immagine non è quindi legato ad un anonimo canone, uguale per tutti; piuttosto, sarebbe ciò che dello sguardo materno resta per così dire "incollato" (in positivo o in negativo) sull’immagine del figlio.
Come possiamo vedere, tutto questo non ha nulla di materiale, va al di là del "seno" come "oggetto del bisogno" che la madre offre al figlio: si tratta, come dice Lacan, di un’amore che consiste nel “donare quello che non si ha”.
Se una madre diviene, all’inizio, il “mondo del bambino”, è importante che poi, col tempo, la madre sappia “tramontare”: Lacan indica la necessità che la “madre” non cancelli la “donna”; se la maternità diventa il centro della vita, l’unica ragione di vita per una donna, la maternità rischia di divenire come una prigione, tanto per la madre quanto per il bambino.
Col tempo, è importante che alla “madre” lasci sempre più posto la “donna”, con le sue passioni, i suoi interessi, il suo particolare percorso: è questo ad offrire un’esperienza umana della maternità e la via d’uscita verso l’autonomia per il bambino.
Winnicott sosteneva infatti la necessità di "essere sufficientemente buone", non "madri perfette".
Per questo, non esiste “La madre”, ma esistono “le madri”, al plurale, lontano da qualsiasi ideale di perfezione, di universale, di assoluto, per lasciare invece spazio al singolare di ciascuna esperienza, di ciascuna cura, sempre particolareggiata.
Per approfondire: Winnicott - Il bambino e il mondo esterno Lacan - Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io Massimo Recalcati – Le mani della madre
Nell’immagine: Gustav Klimt – Le tre età della donna (particolare), 1905

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