top of page

DRACULA, UN FANTASMA ORALE

La figura misteriosa ed affascinante del Conte Dracula è stata resa immortale dal romanzo “Dracula” di Bram Stocker (1897).


In questo romanzo, un giovane ed ambizioso avvocato inglese, Jonathan Harker, si reca in Transilvania per definire l’acquisto di una dimora londinese da parte di un misterioso personaggio, il Conte Dracula.



La storia è nota a tutti: nel corso del suo soggiorno, Harker scoprirà la vera natura del Conte: egli infatti è in realtà una creatura mostruosa, che per sopravvivere deve nutrirsi del sangue di uomini e donne.


Il romanzo si conclude con la distruzione di Dracula, trafitto a morte mentre viene trasportato nella sua bara.

Il romanzo di Stocker ha creato un vero e proprio mondo letterario, dando espressione a fantasia e fantasmi in un mondo gotico, sospeso tra Medioevo e modernità.


Nel corso del Novecento, centinaia di libri, film ed opere di vario genere sono state prodotte per dare al pubblico nuovi racconti e dettagli sulla figura del Conte Dracula e dei vampiri.

Tra questi, le opere cinematografiche più significative sono “Nosferatu” del 1922, il “Dracula” di Bela Lugosi del 1931, “Una messa per Dracula” del 1970 con protagonista Christopher Lee, “Dracula di Bram Stocker” del 1992 diretto da Francis Ford Coppola.


Bela Lugosi, uno dei maggiori interpreti del Conte Dracula


Ancora oggi sono molti i film e gli sceneggiati, nonché i libri dedicati a Dracula. Quali sono le ragioni di questo successo?


La figura di Dracula, dal punto di vista della psicoanalisi, può essere interpretata come un fantasma orale. Come sappiamo, la sopravvivenza del Conte è possibile solo succhiando il sangue dei viventi, solitamente giovani e belle donne, che cadono nelle sue mani.

Se da una parte viene enfatizzata la seduttività del Conte, una sorta di “Don Giovanni” oscuro, dall’altra la figura di Dracula pare una versione oscura ed inquietante della pulsione orale.

L’oralità, come già sottolineato da Freud, è via tanto dell’amore quanto dell’odio.

Il bambino allattato dalla madre, sottolinea Freud, vivrebbe l’alternarsi della presenza e dell’assenza della madre con vissuti di amore e odio.


Dracula nella versione di Coppola


Al rovescio, nel racconto di molte madri, la fame del bambino è spesso vissuta con angoscia, sotto forma di “voracità”: non è raro infatti sentire una madre descrivere con angoscia l’allattamento, come se il bambino, desideroso di nutrirsi, fosse visto come un piccolo “vampiro”. In particolare, la comparsa della prima dentizione costituisce un momento delicato tanto per il bambino quanto per la madre: il dolore dell’allattamento, dovuto alla comparsa dei denti, segnale dell’arrivo dello svezzamento, è spesso vissuto come un momento carico di aggressività.

Nosferatu


È Lacan ad individuare, nel corso del seminario sull’angoscia, nella figura del vampiro una delle incarnazioni dell’angoscia che circola nel rapporto tra madre e bambino.


Il misto di amore e aggressività è infatti un elemento caratteristico dell’asse immaginario lungo il quale si sviluppa la relazione tra la madre e il suo bambino.


Dracula vive nell’ombra: il Conte non può esporsi al sole né vivere di giorno, al rischio di rimanere carbonizzato. Possiamo interpretare questa caratteristica come un fattore della rimozione di questi aspetti aggressivi e mostruosi.


Per questo, alcuni commentatori vicini all’opera di Jung hanno sottolineato come il vampiro in generale, e la figura di Dracula in particolare, possa essere ricondotto all’archetipo dell’Ombra, che racchiude in sé tutti quegli aspetti della personalità che restano esclusi dal processo di individuazione.

Come un “Puer” oscuro, il vampiro rappresenterebbe la versione mostruosa di un rivale edipico, il fantasma di un’infanzia “non morta”.


Come i mostri degli incubi, Dracula è relegato nell’oscurità della notte, lontano dalla coscienza, pronto ad emergere nel momento in cui le difese psichiche si abbassano.


Per approfondire:

-Simgund Freud, “Tre saggi sulla teoria sessuale” (1905);

-Lacan, Il Seminario, Libro X, L’angoscia

-Andrea Calvi, Il vampiro e la sua immagine (2019);


Lacan, nel corso del suo seminario, dedica un passaggio alla figura del vampiro:


“Se è vero che in una certa modalità del suo rapporto con la madre il bambino è un piccolo vampiro, e che il suo organismo è per un certo tempo sospeso in una posizione parassitaria, ciò non toglie tuttavia che egli non sia un vampiro, e infatti non userà mai i denti per cercarne nella madre la fonte vive a casa del suo cibo.


Eppure, per quanto mitica sia, l'immagine del vampiro ci rivela, per l’aura di angoscia che la circonda, la verità del rapporto orale con la madre.


Jacques Lacan


Al di là della realtà del funzionamento dell'organismo si abbozza e si profila una dimensione che dà il messaggio il suo accento più profondo, quella di una possibilità della mancanza realizzata, al di là dei timori virtuali cerata dall'angoscia, con il prosciugamento del seno.

Cosa che mette in causa la funzione della madre.


Il rapporto con la madre così come si profila nell'immagine del vampirismo, ecco che cosa ci permette di distinguere il punto d'angoscia dal punto di desiderio.

A livello della pulsione orale il punto d'angoscia è a livello dell'Altro - è lì che lo sentiamo.”


Il Seminario, Libro X, L’angoscia, pag.256


 
 
 

Comments


bottom of page