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CHARCOT E LA “REGINA DELLE ISTERICHE”

La psichiatria di fine XIX secolo è una scienza in piena evoluzione: le grandi trasformazioni volute da Pinel hanno posto fine alla prigionia dei folli, aprendo alla possibilità di un trattamento (anche solo morale, più umano) dei disturbi mentali.


Tra le molte sfide cliniche, negli anni prende sempre più piede un fenomeno singolare, chiamato “isteria” e ritenuto un fenomeno esclusivamente femminile. Il suo nome riflette questo pregiudizio: un’ipotesi arcaica sosteneva che l’isteria avesse a che fare con un’alterazione dell’utero, che in greco si chiama “”


Tra i pionieri della clinica dell’isteria occupa un posto d’eccezione Jean-Martin Charcot, neurologo francese. L’immagine mostra una lezione di Charcot all’ospedale uniersitario di Parigi, chiamato Salpêtrière.


André Brouillet “Una lezione clinica alla Salpêtrière” (1887)
André Brouillet “Una lezione clinica alla Salpêtrière” (1887)

Cosa vediamo? Nel quadro Charcot, circondato da giovani medici specializzandi, mostra ai propri allievi la sintomatologia dell’isteria: nel quadro vediamo infatti un giovane medico reggere Marie Wittman, paziente sotto ipnosi di Charcot, durante la lezione.


Marie era meglio nota come “Blanche” oppure come la “regina delle isteriche”: durante le sue spettacolari crisi, oramai caduta in trance, era solita ripetere il nome della sorella, Blanche. Marie era stata ricoverata all’ospedale universitario a 18 anni, nel reparto degli “epilettici non alienati”.


L’incontro tra un medico esperto, accompagnato da alcuni medici allievi, e un paziente è un’attività ancora oggi comune nella psichiatria e nella clinica francese: questa particolare tipologia di colloquio viene chiamata “presentazione del malato”.

Solitamente si tratta di un colloquio nel quale il paziente viene intervistato dal medico esperto, sotto l’occhio attento degli allievi, per poi essere congedato; in seguito, i medici discutono tra loro della diagnosi e di quanto osservato.


Charcot è divenuto famoso in tutta Europa per il suo lavoro pionieristico sull’isteria: anche un giovane medico viennese, Sigmund Freud, si recò a Parigi per seguire le sue lezioni. L’impatto di Charcot, pioniere carismatico, sul giovane Freud è dimostrato dal fatto che il padre della psicoanalisi decise di chiamare il proprio primogenito “Jean-Martin” in onore del maestro francese.


Il quadro di André Brouillet “Una lezione clinica alla Salpêtrière” (1887) rese Marie famosa, tanto da divenire il “modello” dell’isteria che, in quell’epoca, colpiva le donne di tutta Europa.

Nell’opera osserviamo una delle celebri “lezioni del martedì” di Charcot, che appare saldo e deciso nell’atto di mostrare ai suoi allievi la crisi isterica della paziente sottoposta ad ipnosi.

Le indubbie competenze cliniche di Charcot sono simbolizzate dalla nettezza della postura e della forza del suo sguardo; i giovani allievi osservano stupiti e prendono appunti, mentre il corpo della paziente si protende all’indietro, in un classico “arco isterico”.


L’ipnosi era la tecnica che Charcot privilegiava nel trattamento dell’isteria, considerata dal neurologo francese una patologia dovuta ad una degenerazione organica del sistema nervoso. Anche se questa ipotesi si dimostrò errata, il grande merito di Charcot consiste nell’aver, per primo, aver dato credito ed ascolto clinico alle sofferenze delle pazienti isteriche, a lungo accusate di essere simulatrici.


Per approfondire:

-Jean – Martin Charcot – “Le indemoniate nell’arte”;

-Sigmund Freud – “Isteria”;

-Jean – Martin Charcot – “Lezioni alla Salpêtrière”.


Sulla clinica dell’isteria Sigmund Freud edificherà l’edificio teorico – clinico della psicoanalisi: sottraendo l’isteria dall’ipotesi dell’eziologia organica, Freud scoprì il ruolo centrale dei desideri sessuali rimossi delle pazienti, costrette a reprimere vissuti inaccettabili poi convertiti nei sintomi isterici.


Prima utilizzando l’ipnosi, poi le libere associazioni, Freud inaugurerà una nuova pratica clinica, andando al di là del campo aperto da Charcot.



 
 
 

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