APOLLO E NIETZSCHE
- riccigianfranco199
- 19 mag 2024
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Il filosofo Friedrich Nietzsche era un attento studioso della letteratura, del teatro e della storia dell’antica Grecia. In particolare, i suoi studi sulla tragedia greca sono alla base della sua filosofia: nello spirito greco, Nietzsche individuava due spiriti contrapposti: lo spirito Dionisiaco e lo spirito Apollineo.
È nella sua prima grande opera, “La nascita della tragedia”, che Nietzsche condensa questa sua concezione originale dello spirito greco antico. Nella tragedia greca classica il filosofo avrebbe infatti individuato una sorta di sintesi dei due diversi spiriti; tuttavia, per Nietzsche gli equilibri tra queste due forze sarebbe presto mutati.
Lo spirito Dionisiaco infatti, nella Grecia classica, era per Nietzsche oramai in declino: confinato nei riti misterici e formalizzato nelle processioni religiose, lo spirito vitale e caotico del dio Dioniso era ormai svuotato del proprio potere generativo e creativo.
Per Nietzsche era possibile individuare nella poesia, nel canto e nella danza gli strumenti privilegiati per fare emergere lo spirito Dionisiaco, il “Sì!” alla vita fatto di emozione, impeto, desiderio e volontà di godere e vivere.

Scrive Nietzsche:
“Sulle loro due divinità artistiche, Apollo e Dioniso, è fondata la nostra teoria che nel mondo greco esiste un enorme contrasto, enorme per l'origine e per il fine, tra l'arte figurativa, quella di Apollo, e l'arte non figurativa della musica, che è propriamente quella di Dioniso.
I due istinti, tanto diversi tra loro, vanno l'uno accanto all'altro, per lo più in aperta discordia, ma pure eccitandosi reciprocamente a nuovi parti sempre più gagliardi, al fine di trasmettere e perpetuare lo spirito di quel contrasto, che la comune parola «arte» risolve solo in apparenza.”
Il declino dello spirito Dionisiaco era dovuto, secondo Nietzsche, al prevalere dello spirito Apollineo: per il filosofo il dio Apollo incarnava la buona forma, l’equilibrio e la misura.
Lo spirito Apollineo, diversamente da quello Dionisiaco, mette al centro del “cosmos” la ragione e la razionalità: l’ebrezza delirante di Dioniso viene rimpiazzata dall’equilibrio di Apollo.
La danza e il canto lasciano spazio alla parola scritta e all’architettura: la ragione diverrebbe secondo Nietzsche il pilastro di una barriera sempre più spessa, capace di allontanare l’uomo dalla natura;

Il "Bacco" di Michelangelo Buonarroti
La contrapposizione tra Dioniso ed Apollo costituisce la metafora che Nietzsche ha individuato per descrivere “lo spirito del tempo” della sua epoca, gli ultimi decenni dell’Ottocento: il trionfo della scienza naturale sulle scienze dello spirito aveva posto le basi per una nuova concezione del mondo.
L’uomo diveniva un tecnico, padrone del mondo e della natura grazie alla ragione e al suo sapere: nel XIX secolo Nietzsche vede il trionfo di Apollo e della razionalità.
In aperta polemica con la cultura positivista del suo tempo, Nietzsche vede l’uomo moderno sempre più distante dalla dimensione Dionisiaca della vita: l’opera di Apollo, l’arte e la retorica avrebbero come scopo di allontanare dall’attenzione dell’uomo gli aspetti più vivi e crudi della vita, come le passioni, la sessualità, la lotta per la vita e i desideri, la morte.

Statua del dio Apollo
È in Socrate che Nietzsche individua il responsabile del trionfo dello spirito Apollineo: il filosofo ateniese, con la sua arte retorica, definita da Nietzsche “ars definitoria”, avrebbe inaugurato una nuova forma di rapporto con il sapere, decadente e lontano dalla realtà del mondo.
Da evento singolare, vertiginoso e insondabile, la vita umana diverrebbe un “oggetto della scienza” come altri, perdendo ogni spessore di profondità esistenziale e filosofica.
Dal punto di vista della Psicoanalisi, l’“uomo Apollineo” è un “uomo senza inconscio”, appiattito sulla identità tra Io e Psiche: il vero trionfo della Ragione è infatti quello di considerarsi la totalità della mente, negando l’esistenza dell’inconscio; tutto quanto eccede l’Io sarebbe “irrazionale”, “privo di logica”, da eliminare come difetto incoerente all’armonia psichica.
In sostanza, la concezione Apollinea dell’uomo vorrebbe l’Io “padrone in casa propria”.
Lo spirito Apollineo vede nell’uomo e nella Ragione i dominatori della natura, una sorta di “direttore d’orchestra” dotato di un sapere superiore sulla realtà.

Sigmund Freud
L’età di Nietzsche smette di essere l’epoca della “tempesta ed impeto” per divenire l’“età della tecnica”: ecco la ragione della critica del filosofo all’architettura come manifestazione dello spirito Apollineo; tutto ciò che è fondato su principi di equilibrio, di bellezza formale, di eleganza, altro non sarebbe che un “velo” che cerca di occultare la realtà terribile, passionale e distruttiva, della vita.
Lo spirito Dionisiaco non sarebbe quindi che un modo di proteggersi dal caos che strutturalmente abita il mondo: compito dell’uomo, e del filosofo, è allora quello di “danzare nel caos”, accettando la vera natura dell’uomo, fatta di conflitto e passioni.
Per il filosofo allora è necessario un recupero dello spirito Dionisiaco, così da permettere all’uomo di formulare, nuovamente, il proprio “Sì!” alla vita. È in Richard Wagner che Nietzsche reperisce quell’energia e quella vitalità primordiale che caratterizzava i canti dei satiri. Nella grandiosità dell’opera di Wagner il filosofo individuò quello spirito che temeva fosse tramontato per sempre, per il trionfo di Apollo su Dioniso.
Per approfondire:
-Friedrich Nietzsche – La nascita della tragedia;
-Friedrich Nietzsche – Ecce Homo;
-Gherardo Ugolini - Guida alla lettura della «Nascita della Tragedia» di Nietzsche.
La contrapposizione tra Apollineo e Dionisiaco sembrerebbe un “lascito implicito” di Nietzsche alla teoria freudiana delle pulsioni.
Nella sua autobiografia (1924), in lettere successive e in altri scritti, Freud negherà il proprio debito nei confronti della filosofia di Nietzsche, affermando di non averlo deliberatamente letto per non essere influenzato dalla sue idee.
La posizione di Freud, in tal senso, appare fragile: perché evitare la lettura di un filosofo così influente, dentro e fuori i confini della filosofia?
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