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NICHILISMO DEL VUOTO E NICHILISMO DEL PIENO

La filosofia di Friedrich Nietzsche mette al centro il concetto di “nichilismo”. Il filosofo tedesco ammoniva i suoi contemporanei davanti alle profonde trasformazioni della cultura e della società del suo tempo: “Dio è morto! È morto e noi lo abbiamo ucciso!” fa dire allo Zaratustra, protagonista della sua opera più famosa.

 

Cosa significa nichilismo per il filosofo? “Nichilismo: manca il fine manca la risposta al perché? Che cosa significa nichilismo? Che i supremi valori si svalorizzano”, osserva Nietzsche.

 

Nietzsche avvertiva le profonde ed inquietanti conseguenze del progressivo declino dei valori che per secoli avevano guidato e orientato la cultura occidentale. L’emergere di nuove forme di sapere e il radicarsi della religione cristiana avevano, secondo il filosofo, contribuito all’allontanamento dell’uomo dallo spirito di natura e dal senso autentico della vita.

 

Il tramonto dei valori tradizionali lasciava posto al nulla, secondo il filosofo. La caduta dei vecchi valori e degli idoli tradizionali non era accompagnata da un corrispondente sorgere di idoli nuovi, di nuovi valori da seguire.

 

Una vera e propria catastrofe aspetta la civiltà, secondo il filosofo:

 

“Ciò che io racconto è la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene, ciò che non può fare a meno di venire: l'avvento del nichilismo. Questa storia può già ora essere raccontata; perché la necessità stessa è qui all'opera. Questo futuro parla già per mille segni, questo destino si annunzia dappertutto; per questa musica del futuro tutte le orecchie sono già in ascolto. Tutta la nostra cultura europea si muove in una torturante tensione che cresce da decenni in decenni, come protesa verso una catastrofe: irrequieta, violenta, precipitosa; simile ad una corrente che vuole giungere alla fine, che non riflette più ed ha paura di riflettere»

 

Per questo Nietzsche invitava i suoi contemporanei a superare il sistema di tradizionale genesi dei valori; secondo il filosofo era necessario superare la concezione tradizionale dei valori, tramandati da secoli.

 

Davanti alla crisi nichilistica, davanti all’avanzare del nulla, Nietzsche opponeva la volontà dell’uomo come base di una nuova generazione di valori.

 

Nietzsche, quindi può essere considerato il filosofo del “nichilismo del vuoto”, padre di un pensiero che cerca di favorire la genesi di un nuovo sistema di valori.

 

“Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? [...] Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto?”

 

Per il filosofo l’uomo è chiamato a superare questo vuoto, generando nuovi valori per il suo tempo.

 

Oggi invece, possiamo cominciare a parlare di un “nichilismo del pieno”.             

Secondo Pastorino, il “nichilismo del pieno” avrebbe a che fare non con una mancanza, bensì con l’eccesso di pieno, con lo svuotamento di pensiero reso possibile dalle risposte automatiche dell’intelligenza artificiale.

 

Se il “nichilismo del vuoto” vedeva lo spazio perdere senso per la mancanza di coordinate, il “nichilismo del pieno” sottolinea come lo spazio venga annullato per il suo costante riempimento; il troppo pieno annullerebbe ogni possibilità di pensiero e di effettiva creatività.

 

Lo spazio, inteso come apertura ad una possibilità inedita, viene costantemente saturato, evitando di creare le condizioni stesse per il sorgere del pensiero. Anche la psicoanalisi sottolinea che il pensiero nasce in riferimento al vuoto e alla mancanza; finché il bambino si trova in uno stato di pieno a pagamento, di concreta soddisfazione, il pensiero non ha ragione di esistere.

 

nichilismo

Ci troviamo di fronte alle straordinarie possibilità offerte da tecnologia dell’intelligenza artificiale; lungi dall’essere un mero strumento, esse possono divenire elementi utilizzati dall’uomo non per creare, ma per tamponare la propria angoscia ed evitare la fatica dolorosa del pensiero.

 

Per approfondire:

-Frederic Nietzsche, “Frammenti postumi”;

-Martin Heidegger, “L’arte lo spazio”;

-Nazareno Pastorino, “Il nichilismo del pieno”.

 

Il rapporto tra uomo ed intelligenza artificiale è un tema caldo e ancora oggi in gran parte inesplorato. A cosa serve l’uso costante massiccio che facciamo dei software di intelligenza artificiale? Si tratta di me strumenti di lavoro o di qualcosa di più?

 

L’intelligenza artificiale ormai ha acquisito un ruolo di primo piano dal punto di vista economico, sociale e politico. Lungi dall’essere uno strumento meramente compilativo, diviene oggi anche adattivo e capace di scelte autonome, basate sulla sua enorme capacità di calcolo.

 

Davanti all’enorme angoscia che l’uomo prova davanti al pensiero e al vuoto, l’intelligenza artificiale offre un’alternativa facile e risolutiva alla crisi dell’umano.

 

 
 
 

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