LECTIO PHILOSOPHICA
- riccigianfranco199
- 12 set
- Tempo di lettura: 3 min
Come la psicoanalisi, anche la “filosofia” oggi sembra essere divenuta una pratica “fuori moda”. Cosa significa “filosofare”? chi è oggi il “filosofo”?
Praticare la filosofia significa, già dell’etimologia del nome, mettere in gioco il proprio “amore per il sapere”. Cosa significa “amare” il sapere?
L’amore è un’esperienza centrale della vita umana e mette in gioco il soggetto da ogni punto di vista: l’emotività, la fisicità, la relazione, la parola e il pensiero.
È semplice cogliere tutte queste possibili espressioni dell’amore quando esso ha a che fare con l’altro. Cosa accade invece quando il posto dell’amato è occupato da un sapere?
Una strada per vivere pienamente l’amore per il sapere è la “lectio philosophica”, per come l’ha articolata lo studioso e psicoanalista Romano Madera, tra i più eminenti studiosi di Carl Gustav Jung.
Il sapere può essere incontrato nella figura di un Maestro, oppure di un oggetto, come un libro.
Madera si ispira alla pratica in uso nel Medioevo, nei monasteri e nelle università.
Lo studioso è chiamato ad un rapporto “corpo a corpo” con il testo, che non si tratta di “semplicemente” studiare, bensì di interrogare in modo serrato.
Di quali fasi si compone quindi la “lectio philosophica”?
I primi passi sono ovviamente l’incontro con il testo, la sua lettura e l’analisi del contesto nel quale il testo è stato scritto. Contestualizzare un testo è un’operazione delicata, che richiede una profonda conoscenza dell’autore, della sua storia e del suo ruolo nel “cosmos” in cui è inserito.
Il lettore poi si “lascia giudicare dal testo”, a partire dal sapere che coglie e che lo colpisce. In seguito, a partire dalla propria esperienza, il lettore giudica il testo, cogliendone l’utilità e gli elementi essenziale.
Segue la pratica della “disputa interiorizzata” tra le diverse polarità che il testo evoca, le suggestioni che alimenta e gli effetti di sorpresa o rifiuto che esso genera.
Il lettore si dedica poi alla pratica della “prosoché”: l’attenzione viene focalizzata su un punto preciso dell’opera; a partire da questo “ancoraggio”, il lettore lascai fluttuare la propria attenzione, osservando il proprio pensiero e interrogandosi sulle ragioni nascoste dietro alla suggestione alimentata da certi elementi divenuti più salienti di altri. Che rapporti hanno questi elementi salienti con l’opera nel suo complesso?
Il lettore esplora il proprio vissuto, interrogandosi sulle “trasformazioni”, sui movimenti psichici e di sapere che i passi emersi inducono nella sua conoscenza di un certo argomento: in che modo cambia il mio modo di vedere un concetto o una pratica a partire da quanto sto imparando?
La “lectio philosophica” si conclude con la pratica della “decisione”, che pone al centro la declinazione da imprimere al sapere incontrato: cosa farne? Che posto dare a quanto colto nella nostra vita?
La pratica della “lectio philosophica” imprime un potente movimento trasformativo in chi la mette in atto; nella sua natura non prevale la dimensione dell’esegesi, bensì della contaminazione del lettore. È il lettore ad essere toccato dal testo, ad incontrarlo e ad aprire alle sue suggestioni le porte della propria interiorità.
Questa pratica si inserisce appieno nella concezione filosofica di Madera, che fa dell’incontro tra analisi e filosofia la base dell’analisi biografica a orientamento filosofico (ABOF).
L’ABOF è volta alla consapevole “presa in cura dell’esistenza dell’analizzante”, mettendo al centro la dimensione sempre “incarnata” del sapere.
Al centro di ogni domanda di sapere, infatti, abbiamo la storia singolare di chi si rivolge all’analista filosofo.

Per approfondire:
Indelicato – “Per una filosofia del tragico”;
Madera – “Carl Gustav Jung”;
Madera – “Pratiche filosofiche”.
La pratica indicata da Madera affonda le proprie radici nella tradizione della “Lectio divina” che i monaci praticavano nel medioevo nello studio delle sacre scritture.
Questa tradizione, frutto della mescolanza tra pratica filosofica, contemplazione e lettura dei testi sacri ed esegesi teologica, rappresenta una preziosa eredità applicabile allo studio di qualsiasi testo.
Come sottolinea Madera:
“l’esigenza di “mangiare la Scrittura” regge l’articolazione che Guigo II propone per l’esercizio della Lectio: i quattro gradi della vita spirituale come lettura, meditazione, orazione e contemplazione.”



Commenti