IL TRATTO UNARIO
- riccigianfranco199
- 28 lug 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Nel saggio “Psicologia delle masse analisi dell’Io” (1921), Freud descrive un aspetto decisivo dei processi di identificazione:
“Già sappiamo che l'identificazione è la più primitiva e originaria forma di legame emotivo”
L’identificazione appare come un mezzo per creare una connessione emotiva tra il soggetto e l’altro: prelevando dal campo dell’Altro un tratto, un segno, un dettaglio, il soggetto riesce così a superare la mancanza originaria presente nella propria immagine narcisistica.
Nella costruzione della nostra immagine allo specchio, infatti, è come se mancasse un elemento che, a differenza degli altri, non si riflette nell’immagine, rimanendo oscuro e de-completando l’immagine.
Per questo è necessario cercare altrove, nell’Altro, un tratto da prelevare e che possa completare questa immagine.
Grazie a questo tratto, chiamato “tratto unario”, il soggetto può di nuovo contare su un’immagine narcisistica di sé completa, che offra un durevole senso di unità .
Per cui questo tratto ha due funzioni: da una parte completa l’immagine; dall’altra ne è pur sempre un elemento esterno, che arriva dall’altro; per questo diviene simbolo a memoria del legame che il soggetto, alla sua origine, ha costruito nel rapporto con l’Altro.
Nel momento della separazione, il riconoscimento di questo tratto che segna la particolarità del bambino gli offre un’ “ossatura simbolica” sul quale costruire la propria soggettività.
Il “tratto unario” avrebbe quindi un ruolo di relè tra immagine di Sé, rapporto con l’Altro, pieno e vuoto, godimento e mancanza, fondando il soggetto su un dettaglio che lo rende unico.
Se il “tratto unario” appare quindi come un pilastro della costruzione del soggetto, l’identificazione in base al tratto appare un meccanismo molto diffuso e potente, capace di creare legami emotivamente e psichicamente fortissimi.
Ne abbiamo avuto un esempio significativo durante la Convention del Partito Repubblicano Americano, a Milwaukee (Wisconsin).

Questo evento è stato anticipato dal tragico attentato contro il candidato ex Presidente Donald Trump: sabato 13 luglio, durante un comizio elettorale a Meridian, un ventenne armato di fucile semiautomatico ha aperto il fuoco verso il palco, ferendo Trump all’orecchio destro; durante questo drammatico evento è rimasto ucciso un pompiere volontario e due partecipanti sono rimasti gravemente feriti.
Subito dopo l’attentato, Trump ha utilizzato questo evento come potente veicolo di propaganda per la sua nomina e per il suo partito: essere sopravvissuto ai colpi dell’attentatore sarebbe un segnale divino di supporto; un “miracolo”, enfatizzato anche dal gesto evocativo di Trump che, con il viso rigato di sangue, incita la folla dei suoi supporters al grido di: “Fight! Fight!”.
Alla convention del partito, Trump si è mostrato ai delegati e al suo pubblico con un vistoso cerotto sull’orecchio ferito, generando subito un movimento imitativo di massa: moltissimi, tra i delegati e i semplici simpatizzanti, hanno cominciato ad indossare cerotti sull’orecchio destro.

Molti giornali hanno ironizzato su questa iniziativa; tuttavia, la scelta “in massa” di indossare il cerotto simbolo dell’attentato manifesta invece la presenza di dinamiche psicologiche e pulsionali molto potenti.
Proprio come Trump, anche loro si ergono simbolicamente a vittime dell’attacco subito, identificandosi al loro leader.
Ecco il tratto prelevato dal corpo dell’Altro, veicolo di identificazione e della pulsione: il cerotto indossato simbolizza non solo la fede politica, ma la vicinanza emotiva, fisica, corporea e viscerale con Trump.

Prelevare il tratto dal corpo dell’Altro (che caso vuole, come nel tratto unario, copre un buco, il buco della ferita) mostra un processo psichico preciso, un “fare Uno” con l’Altro per completare e dare valore alla propria immagine: anche noi, che indossiamo il cerotto anche se non siamo feriti, siamo martiri della missione repubblicana, anche noi siamo stati attaccati.

Donald Trump durante la convention del Partito Repubblicano
Indossare il cerotto diviene allora un simbolo per chi lo indossa e chi lo osserva, un chiaro riferimento ai fatti di Meridian e alla violenta e accesa campagna elettorale: indossare il cerotto significa, senza alcun rischio di fraintendimento, “Io sto con Trump, io sono come Trump”.
Per approfondire:
-Sigmund Freud – “Psicologia delle masse a analisi dell’Io” (1921);
-Jacques Lacan – “Il seminario. Il rovescio della Psicoanalisi” (1970).
Freud sottolinea come in tutte le organizzazioni esista un processo di omologazione ed identificazione; tali processi hanno una duplica funzione: da una parte vi è la necessità di compattare narcisisticamente le masse intorno a simboli riconoscibili, capaci di racchiudere in sé l'immagine ideale a cui ciascun membro tende;
dall'altra assolvono una funzione pulsionale, indicando come "agire" la pulsione e come orientarne la scarica: nel caso del cerotto di Trump, la foga e la passione dei militanti del partito è tutta orientata sulla propria autodifesa, sull'invocazione di giustizia e sul ribadire la dimensione messianica della propria missione.
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