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È POSSIBILE UN MONDO SENZA GUERRA?

Aggiornamento: 11 giu 2023

In un celebre scambio di lettere (“Perché la guerra?” del 1932), il premio Nobel Albert Einstein domandava a Sigmund Freud:


“c’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?”


La risposta di Freud è molto pessimistica e ci mostra degli aspetti della natura umana difficili da accettare.

Freud sottolinea come nelle azioni e nei vissuti psichici degli uomini sia possibile rintracciare la presenza di due spinte, tra loro contrapposte: la pulsione di vita, EROS, e quella di morte, THANATOS.


Se la prima avrebbe come scopo il perpetuarsi della vita, la seconda invece tenderebbe alla distruzione, al ritorno all’inorganico.

Le due pulsioni non sarebbero mai individuabili separatamente: in ogni moto vi è qualcosa dell’una e dell’altra. Sottolinea Freud: “entrambe sono parimenti indispensabili”.


Questa pulsione distruttiva può rivolgersi all’esterno, manifestandosi nell’aggressività verso gli altri; oppure all’interno nella forma della coscienza morale, il SUPER IO.

Lo vediamo anche nei sintomi: c’è qualcosa di distruttivo che li anima, provocando la rovina e la sofferenza dei pazienti.


Se Freud appare pessimista circa la possibilità di un futuro senza guerre e aggressioni proprio per l’impossibilità di estirpare questa pulsione distruttiva, appare davvero singolare una domanda che il Padre della Psicoanalisi rivolge al grande fisico premio Nobel:


“Perché ci indigniamo tanto contro la guerra, Lei e io e tanti altri, perché non la prendiamo come una delle molte penose calamità della vita?”

Freud sostiene che il rifiuto della guerra altro non sia il rifiuto di un ritorno ad un’umanità prima della civiltà, sulla quale dominava solo la violenza.


Tuttavia possiamo provare a dire qualcosa in più su questo punto.


In “Psicologia delle masse a analisi dell’Io” (1921), Freud sostiene che “la psicologia individuale è anche… una psicologia sociale”: perché ci stupiamo dei conflitti tra gli stati quando siamo disposti ad accettare, senza un pari scandalo, i conflitti tra gli esseri umani? Gli scontri, i litigi, le ingiustizie tra uomini sono all’ordine del giorno, ma con fatica suscitano la stessa indignazione delle guerre.

È vero, si tratta di eventi di diversa portata, difficili da confrontare.


In questo senso ci viene in aiuto la riflessione dello studioso di geopolitica Dario Fabbri, che in una conferenza sottolinea la nostra tendenza ad idealizzare gli stati, i quali dovrebbero incarnare solo il “meglio” di noi: essere etici, corretti, rispettabili e rispettosi, capaci di accordi, giustizia e mediazioni. Capaci di rifiutare ogni forma di tensione e di violenza.


Infatti molti si chiedono: “come è possibile ancora oggi fare la guerra?”


Tuttavia, ci ricorda Fabbri, gli stati sono composti da uomini e da nient’altro che da esseri umani: per questo, non possono che riflettere questa strutturale ambiguità della natura umana; essere cioè capaci tanto dei gesti più alti quanto di quelli più miserevoli.


Il conflitto, conclude Fabbri, quindi in accordo con Freud, appare come un inevitabile, anche se doloroso, ingrediente della natura umana.


“La guerra è la più tragica e umana delle rappresentazioni”.


Per approfondire:

-Einstein, Freud – Perché la guerra? (1932)

-Freud – Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921)

-Fabbri – Grandi temi della geopolitica (2022)

 
 
 

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